Studiare in un parco: a Roma si può alla biblioteca Fabrizio Giovenale ma ancora per poco

La biblioteca Fabrizio Giovenale

La biblioteca Fabrizio Giovenale

ROMA – Studiare e contemporaneamente prendere il sole. Il sogno di tutti gli universitari costretti a digerire pagine e pagine di libri in previsione della sessione estiva di esami. C’è un luogo a Roma in cui questo è possibile. È la biblioteca Fabrizio Giovenale, immersa nel Parco regionale urbano di Aguzzano.

La riconosci appena perché non ha proprio le caratteristiche di una biblioteca “abituale”. Su un edificio con un porticato sta affisso un cartello: “Biblioteca Giovenale in agitazione. No alla chiusura”. Tutto intorno un prato, alcuni tavolini di plastica e in quello che doveva essere una volta un fienile, una struttura aperta e senza pareti, ragazzi che sottolineano con gli evidenziatori manuali di anatomia e fisiopatologia.

La Fabrizio Giovenale, come tante altre in Italia, è a rischio chiusura. Ancora una volta il problema principale sono i soldi. La biblioteca non è comunale ma è federata alla rete di biblioteche romane, ovvero provvede a mantenere uno standard biblioteconomico congruo e i suoi volumi sono inseriti nel sistema bibliotecario nazionale, noto come Sbn. In cambio il comune di Roma in passato le ha erogato finanziamenti, mantenendo in vita la struttura.

Dal 2009 però il cambio di rotta. La giunta comunale di Gianni Alemanno chiede la restituzione dei locali di via Fermo Corni, locali che in questo momento ospitano la biblioteca. “Abbiamo subito fatto ricorso al Tribunale regionale del Lazio – spiega Stefano Petrella, uno dei dipendenti della Fabrizio Giovenale – ricorso che è ancora pendente ad oggi. La giunta ha perciò ritirato la richiesta degli spazi ma con questa anche i finanziamenti”.

Da allora, quindi, la gestione della biblioteca è stata altalenante e legata al momento contingente. La rottura dell’impianto di riscaldamento o la pulizia dei servizi igienici, di volta in volta, hanno rappresentato problemi insormontabili, al punto tale da provocare la riduzione degli orari di apertura e in alcuni casi – come nel gennaio di quest’anno – la chiusura per circa due settimane.

Studenti nell'ex fienile

Studenti nell’ex fienile

Chiusura che è stata scintilla della mobilitazione di tutti i giovani della zona, i quali si sono organizzati sui social network per richiamare l’attenzione sulle difficoltà che viveva la biblioteca e che hanno inviato all’amministrazione comunale una lettera aperta di richiesta di intervento.

E l’intervento, infatti, ci sarebbe stato. I dipendenti della biblioteca Fabrizio Giovenale hanno incontrato nei mesi scorsi il vicesindaco della nuova amministrazione capitolina, Luigi Nieri, che ha rassicurato la comunità della biblioteca promettendo di agire da subito: qualche intervento di restauro dell’edificio, la sistemazione dell’impianto di riscaldamento, l’invio di un’agenzia di pulizie occasionalmente. Soluzioni di comodo che però potrebbero non bastare a lungo termine. Almeno se non sostenute dalla ripresa dei finanziamenti alla biblioteca.

“Sfido a trovare un luogo come questo – dice Andrè Razzauti, uno degli utenti della biblioteca – in questa zona di Roma. Perché la Fabrizio Giovenale non dovrebbe chiudere? Perché non è solo una biblioteca, una sala studio, ma anche un luogo di incontro e di aggregazione. Ci sono una pace e un silenzio che è difficile trovare in questa città”. E a guardarsi intorno, in una mattina dei primi di marzo, è evidente che a fare da contraltare ai ragazzi che studiano nella penombra della biblioteca, ce ne sono altrettanti fuori, nel giardino o nell’ex fienile a ripetere, a chiacchierare, a raccontarsi il film visto la sera prima in tv. E sembra proprio di stare in una grande famiglia, al punto tale che verrebbe quasi voglia di non andare via.

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