Contraffazione 2.0 » Camorra http://ifgnetwork.uniurb.it/della-sala Vendere falsi nell'era social per due milioni di euro Thu, 01 May 2014 12:24:22 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.8.1 Vendere falsi nell'era social per due milioni di euro Contraffazione 2.0 no Vendere falsi nell'era social per due milioni di euro Contraffazione 2.0 » Camorra http://ifgnetwork.uniurb.it/della-sala/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifgnetwork.uniurb.it/della-sala/category/camorra/ L’impresa illegale “italo-napoletana” http://ifgnetwork.uniurb.it/della-sala/2014/04/10/italo-napoletana/ http://ifgnetwork.uniurb.it/della-sala/2014/04/10/italo-napoletana/#comments Thu, 10 Apr 2014 16:02:30 +0000 http://ifgnetwork.uniurb.it/della-sala/?p=304 6 Ottobre 2013. Il Comune di Napoli organizza una conferenza sull’anticontraffazione alla quale partecipano l’ex ministro dello sviluppo economico Flavio Zanonato, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ed esponenti di tutte le forze nazionali per la lotta al fenomeno, dalla Guardia di Finanza alle Agenzia delle Dogane, dall’associazione antimafia Libera al presidente del Consiglio nazionale anticontraffazione. E’ l’occasione per presentare un nuovo progetto di tutela del “made in Italy” e di promozione dell’economia locale, dal titolo “Emozione Napoli”. Una giornata di seminari durante la quale, tra i problemi della città, non c’è accenno alla realtà del mercato illegale della Maddalena e in cui l’unico “attacco” è quello agli ambulanti che vendono i souvenir sul lungomare partenopeo.

marcaTuttavia il “fenomeno napoletano” della contraffazione non si può ignorare. A illustrarne le dinamiche è il colonnello della Guardia di Finanza, Nicola Altiero. La camorra napoletana, secondo le indagini e i dati forniti dalla Direzione Nazionale Antimafia, dalla Guardia di Finanza e dall’Agenzia delle Dogane, sembra essere fra le più attive in proposito. Le investigazioni mostrano come le attività camorristiche relative alla contraffazione si ramifichino su diversi territori, ponendo i clan al centro di una rete criminale che interessa l’Europa, gli Stati Uniti e l’Australia.

E’ stato anche dimostrato un crescente interesse per questa attività da parte della ‘Ndrangheta e, seppure in misura minore, della malavita salentina.

“Alla base di quello che succede a Napoli – spiega Altiero durante l’incontro, alludendo ai laboratori dei sottoscala che producono imitazioni a ritmi sostenuti – ci sono due elementi: l’alto tasso di disoccupazione e l’immigrazione clandestina. Entrambi terreno fertile per l’illegalità”.

controlli“Esistono vere e proprie filiere criminali – spiega il colonnello – che sfociano nella bancarella in strada ma che passano attraverso intermediari, colletti bianchi, prestanomi, trasportatori di container, proprietari di magazzini, money transfer. A Napoli, come in tutto il mondo, la contraffazione è il terzo settore di redditività per la malavita dopo droga e racket. E non indifferente la progressiva penetrazione economica della Cina”.

Alta redditività, investimenti contenuti e un grado di rischio minimo rispetto ad altre attività criminose lo rendono un campo di sicuro successo.

“L’ingresso del crimine organizzato nel settore della contraffazione è uno dei fattori che ne ha determinato in breve tempo l’espansione, sancendo il progressivo passaggio da una produzione artigianale a una di scala – ha spiegato Altiero – Grazie ai cospicui investimenti delle organizzazioni criminali, l’industria del falso si è dotata di sorprendenti elasticità e capacità di reazione alle modifiche della domanda. Ha potuto ricorrere a tecnologie avanzate, con macchinari e grandi spazi. Ha poi iniziato ad applicare lo stesso modus operandi degli altri traffici illeciti”.

I clan del capoluogo campano sarebbero riusciti ad acquisire, attraverso il riciclaggio e il reimpiego dei proventi derivanti dai traffici illeciti, il controllo monopolistico di interi settori imprenditoriali manifatturieri e dell’import-export di alcune merci contraffatte. Inoltre sarebbero a capo di una capillare rete di punti vendita disseminati in Italia e all’estero, mediante l’utilizzo di prestanome.

scarpe“Dalle indagini – ha sottolineato il colonnello – è emerso che la contraffazione è considerata un vero e proprio ramo di affari direttamente gestito dai vertici dei clan e composto da soggetti di fiducia che applicano anche una sorta di “controllo militare” nel territorio”.

“Manager criminali” del settore sovrintendono alla produzione, inviano le merci all’estero, coordinano e dirigono le varie sedi distaccate, procedono alla ricezione e all’amministrazione dei proventi, gestendo le operazioni di reimpiego della ricchezza attraverso uomini di fiducia dell’organismo centrale. I clan avrebbero quindi dato vita a vere e proprie imprese commerciali di loro proprietà, non più semplici affiliate.

“La si può definire una ‘impresa illegale’ – spiega Altiero – La camorra copia e applica le strategie delle imprese legali, crea una diffusione internazionale e con i proventi finanzia una nuova serie di altre attività illecite”.

Un sistema di parziale “riciclaggio interno” di soldi sporchi che costituisce, inoltre, un facile casestrumento per garantire il capillare controllo del territorio. “Con la gestione di queste ‘imprese illegali’ – conclude il colonnello – la camorra esercita una funzione di ‘ammortizzatore sociale’, dando lavoro alle persone vicine ai loro ambienti e ai rispettivi familiari”.

“Un elemento fondamentale – conclude Altiero – è quello relativo alla benevolenza del cittadino verso il fenomeno. Non lo si percepisce come criminale e quindi viene tollerato e sostenuto. E’ qui che subentra la necessità di informare e mettere in guardia il consumatore che, acquistando merce contraffatta, è in realtà complice dell’intero sistema”.

 

]]>
http://ifgnetwork.uniurb.it/della-sala/2014/04/10/italo-napoletana/feed/ 0
Dai magliari all’Alleanza, il business delle mafie del futuro / INFOGRAFICA http://ifgnetwork.uniurb.it/della-sala/2014/04/10/lalleanza-di-secondigliano/ http://ifgnetwork.uniurb.it/della-sala/2014/04/10/lalleanza-di-secondigliano/#comments Thu, 10 Apr 2014 15:04:38 +0000 http://ifgnetwork.uniurb.it/della-sala/?p=307 Il fulcro della “contraffazione criminale”, secondo l’ultimo rapporto Unicr (United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute) è quello del clan napoletano Mazzarella e della cosiddetta Alleanza di Secondigliano. Si legge “la contraffazione può essere considerata il “businessdelle mafie del futuro”. Sicuro, basato sul commercio e sui soldi, più pulito della droga, ottimo per il riciclo dei soldi sporchi e con un miglior rapporto rischio/profitto.

La ricostruzione storica della filiera camorrista del falso può iniziare dalle figure dei magliari , impegnati nel commercio cittadino con una vendita porta a porta di capi di maglieria e delle stoffe, spesso contraffatte.

Negli anni Cinquanta e Sessanta, la rete di vendita dei magliari poggiava su un tessuto produttivo localizzato nel centro storico della città di Napoli e organizzato intorno alla lavorazione di capi in pelle e dell’abbigliamento. Negli anni Settanta l’aumento del costo delle materie prime e del lavoro provocò una crisi nel settore artigiano: le unità produttive furono delocalizzate ai quartieri della periferia nord e comuni confinanti.

Così, durante gli anni Ottanta e Novanta, le attività produttive del “comparto moda” si concentrarono nell’area nord di Napoli e in particolare nel quartiere di Secondigliano. Sempre in quegli anni si imposero sulla scena napoletana altri clan (Contini, Licciardi, Di Lauro e Sarno) che hanno svolto una funzione di cerniera tra provincia e città, estendendo la propria influenza anche al di là del territorio strettamente controllato. Il nucleo fondativo dell’Alleanza di Secondigliano è composto dall’asse Contini-Licciardi. Questi ultimi hanno da sempre operato nel commercio dell’abbigliamento.

Napoli si è da subito proposta come centro nevralgico per la produzione del falso: da
un lato, grazie alla lunga tradizione commerciale e alle competenze artigiane descritte, dall’altro, in seguito alla riconfigurazione geo-politica mondiale (post 1989) per cui gli imprenditori napoletani acquisirono un ruolo strategico nelle catene di commercio globale e in particolare, con le aperture verso Est, sui canali Asiatici.

clan

L’espansione dei Licciardi nel settore della contraffazione ha di fatto aperto nuove strade alla criminalità organizzata napoletana. Gli investimenti e le imprese in questo senso, si sono moltiplicate al di là dei confini segnati dalle alleanze di Camorra, con ramificazioni costituite dalla rete internazionale dei magliari, localizzati in Gran Bretagna, Germania, Francia, Svizzera, Austria, Spagna, Australia, Canada e Stati Uniti. I proventi dei reati rientravano poi in Italia tramite il già citato sistema dei money transfer

“Nella filiera criminale internazionale – si legge nel rapporto Unicr – il primo livello è composto dai fratelli Licciardi e dai boss del gruppo di Secondigliano (Contini, Di Lauro e Lo Russo). È su questo primo livello che si decidono gli investimenti e le strategie commerciali dell’organizzazione e si tratta con gli altri clan interessati al mercato del falso.

Sotto c’è la direzione commerciale napoletana, dove si dirigono le operazioni, si coordinano i vari mercati e si mantiene il controllo della produzione. Il settore della contraffazione si articola poi in due diverse filiere: da un lato c’è la merce assemblata nel napoletano, dall’altro i prodotti importati principalmente dalla Cina e in generale da quei paesi in cui il costo del lavoro è più basso.

L’ultimo anello è composto dai magliari stessi, i quali organizzano la distribuzione finale dei prodotti falsificati, trasportando le merci e occupandosi della vendita per strada o nelle zone pedonali maggiormente frequentate. Dalle diverse indagini sono emersi i canali commerciali e finanziari aperti con numerosi paesi: Austria, Germania, Svezia, Belgio, Russia, Brasile, Francia, Svizzera, ex Jugoslavia, Cina, Irlanda, Portogallo”.

Secondo le indagini svolte dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, nelle zone di Gianturco, San Giovanni a Teduccio, Poggioreale, nella Zona Industriale (Periferia est della città) e nei comuni vesuviani di Terzigno, San Giuseppe, Ottaviano e San Gennaro si concentra la maggiore presenza di merci contraffatte, soprattutto provenienti dalla Cina.

Si tratta, per lo più, di prodotti di abbigliamento e di alta moda, orologeria, parti elettriche e giocattoli che arrivano attraverso il porto di Napoli.  Arrivano ingenti quantitativi di beni a basso costo e privi di qualsiasi indicazione o logo per eludere i controlli doganali. Poi la merce è inviata agli opifici clandestini dove viene lavorata per applicare le false griffe o addirittura il marchio “made in Italy”.

A questo punto, la commercializzazione dei prodotti contraffatti si realizza in due modi. Nel primo caso, tramite venditori che, attratti dal basso costo, accettano di venderla nel proprio negozio accanto a quella originale. Nel secondo, tramite lo sfruttamento dei migranti.clan

]]>
http://ifgnetwork.uniurb.it/della-sala/2014/04/10/lalleanza-di-secondigliano/feed/ 0