Monte Nieddu - Is Canargius Storia della diga incompiuta » consorzio di bonifica della sardegna meridionale http://ifgnetwork.uniurb.it/marcis Un'opera nata per risolvere il problema della siccità nella Sardegna sudoccidentale, un cantiere che potrebbe riaprire a 13 anni dalla sua chiusura Thu, 08 May 2014 18:14:05 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.8.1 Un'opera nata per risolvere il problema della siccità nella Sardegna sudoccidentale, un cantiere che potrebbe riaprire a 13 anni dalla sua chiusura Monte Nieddu - Is Canargius Storia della diga incompiuta no Un'opera nata per risolvere il problema della siccità nella Sardegna sudoccidentale, un cantiere che potrebbe riaprire a 13 anni dalla sua chiusura Monte Nieddu - Is Canargius Storia della diga incompiuta » consorzio di bonifica della sardegna meridionale http://ifgnetwork.uniurb.it/marcis/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifgnetwork.uniurb.it/marcis Tutti i numeri della diga: 84 milioni di euro per 35 milioni di metri cubi http://ifgnetwork.uniurb.it/marcis/2014/04/13/tutti-i-numeri-della-diga-84-milioni-di-euro-per-35-milioni-di-metri-cubi/ http://ifgnetwork.uniurb.it/marcis/2014/04/13/tutti-i-numeri-della-diga-84-milioni-di-euro-per-35-milioni-di-metri-cubi/#comments Sun, 13 Apr 2014 11:13:14 +0000 http://ifgnetwork.uniurb.it/marcis/?p=130 IL PROGETTO

Il completamento dei lavori per la realizzazione della diga di Monte Nieddu prevede uno sbarramento principale di 87 metri, di cui 70 fuori da terra, lungo 340 e largo 67 con una capacità di invaso massima di 35,4 milioni di metri cubi. Inoltre è prevista una traversa di circa 15 metri di altezza sul rio is Canargius con la creazione di un altro piccolo bacino da 8 milioni di metri cubi potenziali. I due invasi saranno collegati da una galleria lunga 1.100 metri, già realizzata tra il 1998 e il 2001.

Nel video: la diga come da progetto (video messo a disposizione dal Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale)

Lo sbarramento sarà “a gravità”, cioè una traversa di calcestruzzo rullato a sezione triangolare. L’aspetto più innovativo (e lo era soprattutto per il periodo in cui fu firmato il progetto) è proprio l’utilizzo della tecnica del “calcestruzzo rullato”, molto vantaggiosa sia economicamente sia per quanto riguarda i tempi di realizzazione, anche se proprio la penuria di ceneri di carbone, necessarie nella miscela di questo particolare materiale, ha causato lo stop dei lavori.

Alcune modifiche sono state apportate al progetto per contenere i costi e – a detta del Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale – per ridurne l’impatto ambientale. La principale di queste è che la strada, in parte già realizzata, non circumnavigherà l’invaso, ma costeggerà solo il lato sinistro, quello che si raggiunge dall’ingresso del cantiere.

Secondo i calcoli originali i 35,4 milioni di metri cubi saranno così ripartiti: 21,5 andranno all’agricoltura che copre un territorio di 3726 ettari, mentre i restanti 9,66 saranno destinati ai 160.000 residenti della zona.

I COSTI

Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti stima in circa 84 milioni di euro il costo per il completamento dell’opera. Di questi, 54 vengono dal finanziamento Cipe del 2004, mentre i 30 mancanti sono fondi regionali già stanziati.

I TEMPI

Sempre secondo i dati del ministero, la data di inizio dei lavori, che sarebbero dovuti terminare entro marzo 2016, era prevista per gennaio 2013. Come ha spiegato il Direttore generale del Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale Roberto Meloni le procedure di analisi delle candidature e il ricorso al Tar avanzato dalla Tecnis Spa, in quanto esclusa dalla selezione (superato positivamente dal Consorzio), hanno fatto slittare l’apertura del cantiere. Secondo Meloni le ruspe torneranno attive il prossimo autunno.

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Il cantiere a pieno regime / FOTO (1998-2001) http://ifgnetwork.uniurb.it/marcis/2014/04/11/il-cantiere-a-pieno-regime-foto-1998-2001/ http://ifgnetwork.uniurb.it/marcis/2014/04/11/il-cantiere-a-pieno-regime-foto-1998-2001/#comments Fri, 11 Apr 2014 16:40:38 +0000 http://ifgnetwork.uniurb.it/marcis/?p=120 SARROCH – Sono passati sedici anni da quando, nel gennaio del 1998 aprì il cantiere per la realizzazione della diga. Un cantiere all’avanguardia per un’opera innovativa. Nelle foto si notano gli impianti di frantumazione e di produzione del calcestruzzo rullato, le opere di scavo e sondaggio, necessarie per realizzare la base e le spalle della diga e le ruspe all’opera per la realizzazione della strada di accesso.

Le immagini di questa fotogalleria sono state gentilmente messe a disposizione dal Consorzio di bonifica della sardegna meridionale

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Le foto del cantiere abbandonato – gennaio/marzo 2014 http://ifgnetwork.uniurb.it/marcis/2014/04/11/le-foto-del-cantiere-abbandonato-gennaiomarzo-2014/ http://ifgnetwork.uniurb.it/marcis/2014/04/11/le-foto-del-cantiere-abbandonato-gennaiomarzo-2014/#comments Fri, 11 Apr 2014 15:51:37 +0000 http://ifgnetwork.uniurb.it/marcis/?p=98 SARROCH – La vallata interessata dai lavori per la costruzione della diga di Monte Nieddu – Is Canargius si apre a pochi chilometri dal paese di Sarroch, nella parte più occidentale della provincia di Cagliari. La strada che porta al cantiere abbandonato è ben delineata, anche se si percorre con fatica per le numerose buche. Nell’area dei lavori si notano subito le due “spalle” del futuro sbarramento cioè le pareti delle montagne su cui si appoggerà l’opera in calcestruzzo rullato, e le sponde del fiume.

Le immagini di questa fotogalleria sono state realizzate tra gennaio e marzo 2014

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La storia: il progetto di Fassò, l’impresa spagnola e il nuovo appalto http://ifgnetwork.uniurb.it/marcis/2014/04/10/cronistoria-della-diga-di-monte-nieddu-is-canargius/ http://ifgnetwork.uniurb.it/marcis/2014/04/10/cronistoria-della-diga-di-monte-nieddu-is-canargius/#comments Thu, 10 Apr 2014 14:57:00 +0000 http://ifgnetwork.uniurb.it/marcis/?p=64

Storia di una diga incompiuta on Dipity.

CAGLIARI – Una storia lunga più di 40 anni, quella della diga di Monte Nieddu-Is Canargius. L’inizio può essere collocato nel 1970, quando il Consiglio superiore per i Lavori pubblici approvò il progetto del professor Costantino Fassò. La fine, come quella di ogni incompiuta è un punto di domanda. Tra questi estremi temporali, di sicuro, c’è uno scontro mai appianato tra chi considera l’opera un’enorme risorsa e chi un disastro ambientale.

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Valutazione di impatto ambientale, le iniziative parlamentari di Pecoraro Scanio e Martone http://ifgnetwork.uniurb.it/marcis/2014/04/10/valutazione-di-impatto-ambientale-le-iniziative-parlamentari-di-pecoraro-scanio-e-martone/ http://ifgnetwork.uniurb.it/marcis/2014/04/10/valutazione-di-impatto-ambientale-le-iniziative-parlamentari-di-pecoraro-scanio-e-martone/#comments Thu, 10 Apr 2014 13:19:02 +0000 http://ifgnetwork.uniurb.it/marcis/?p=54 Pecoraro Scanio

Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro per l’Ambiente

ROMA – In principio fu Alfonso Pecoraro Scanio. Nel 1996 il progetto della diga prendeva vita con la prima gara d’appalto, quando l’allora deputato dei Verdi, sollecitato dalle associazioni ambientaliste del territorio, sollevò la questione dell’impatto ambientale dell’opera.

Pecoraro Scanio fece notare all’allora ministro dei Lavori pubblici che sì, la concessione per la derivazione idrica fu assegnata nel 1975 (quindi prima del 1988, anno dal quale la valutazione di impatto ambientale fu resa obbligatoria), ma che quella concessione era rimasta per ventuno anni inutilizzata. “L’area interessata – riporta Pecoraro Scanio nell‘interrogazione parlamentare – è destinata a rientrare nell’istituendo Parco naturale regionale del Sulcis e classificata zona 1 cioè a conservazione integrale”.

Inoltre, il deputato dei Verdi osservò che la Sardegna aveva una capacità di invaso stimabile in 1/5 di quella totale nazionale, ma che molti invasi erano privi del collaudo necessario per renderli efficienti al massimo e che le industrie di Sarroch utilizzavano circa 11 milioni di metri cubi d’acqua altrimenti utilizzabili per uso agricolo e civile.

La risposta dell’allora ministro dei Lavori pubblici non fu positiva per le rivendicazioni ambientaliste. “I progetti per la diga Monte Nieddu – si legge nella risposta firmata dal ministro Paolo Costa – sono stati ritenuti meritevoli di approvazione dal Servizio nazionale dighe del Consiglio dei ministri, subordinatamente al completamento di alcuni accertamenti”. Riguardo questi accertamenti “Il Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale ha inviato alcuni elaborati tecnici volti ad ottemperare a quanto prescritto, attualmente in istruttoria presso il Servizio Nazionale Dighe”, si legge subito dopo. Insomma la volontà politica regionale di portare avanti la realizzazione della diga fu avallata anche dal governo di allora.

Nel 2006 Pecoraro Scanio diventò ministro per l’ambiente del governo Prodi. In quella legislatura fu lui ad essere interrogato sulla questione ambientale della diga. Il senatore Francesco Martone in data 3 ottobre 2006 chiese al ministro quali iniziative il governo intendesse assumere verso la “palese scarsa utilità dei finanziamenti comunitari impiegati e richiesti e contro il degrado di un sito di elevato valore naturalistico in violazione del diritto nazionale e comunitario”.

La risposta del ministro Alfonso Pecoraro Scanio fu sensibilmente diversa da quella del 1996, anche perché nel frattempo la Corte di giustizia europea aveva cambiato le carte in tavola con una sentenza del 18 giugno 1998 e i cantieri erano fermi dal 2001.”Alla luce di quanto emerso e dalle disposizioni normative al tempo vigenti – si legge nella risposta scritta – non era stato possibile assoggettare alla procedura di Via (valutazione di impatto ambientale, ndr) l’opera, in quanto la stessa aveva concluso l’iter approvativo prima del 5 gennaio 1989. La corte di giustizia europea, con una sentenza del 1998, ha stabilito che la data di entrata in vigore della direttiva comunitaria è da considerarsi il 3 luglio 1988, ma anche che le opere approvate prima di tale data devono essere assoggettate qualora non ancora realizzate o per la cui realizzazione si renda necessario il rinnovo delle autorizzazioni già avute o l’ottenimento di nuove”.

L’ex ministro poi ricostruì le iniziative portate avanti dal governo per verificare l’effettiva legittimità ambientale dell’opera. La Direzione per la Salvaguardia ambientale chiese informazioni al Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale con una nota del 23 gennaio 2007 e, il 2 aprile 2007, comunicò all’ente che il progetto necessitava di Via poiché era stato modificato, le autorizzazioni erano state rinnovate e nel frattempo si era individuata una nuova area Sic (sito di interesse comunitario), quella di Monte Arcosu.
Pecoraro Scanio fece però notare che “l’insieme delle opere di sbarramento non avrebbe pregiudicato l’integrità del sito costruito ai margini dell’area da tutelare, ed a monte della sottostante piana da irrigare”. La responsabilità di questa valutazione, va detto, ricade sulle singole regioni o province autonome. Insomma, anche in questo caso, la volontà politica regionale prevalse.

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Ripartono i lavori, Roberto Meloni: “Entro aprile la firma con Astaldi” http://ifgnetwork.uniurb.it/marcis/2014/04/07/la-diga-riprende-vita-ad-aprile-la-firma-con-la-astaldi-video/ http://ifgnetwork.uniurb.it/marcis/2014/04/07/la-diga-riprende-vita-ad-aprile-la-firma-con-la-astaldi-video/#comments Mon, 07 Apr 2014 21:11:02 +0000 http://ifgnetwork.uniurb.it/marcis/?p=44

CAGLIARI - La diga dimenticata sembra non avere più ostacoli. C’è una gara d’appalto in dirittura d’arrivo, una azienda sana e ben intenzionata e i soldi pronti. “Contiamo di firmare il contratto con la Astaldi intorno al 30 aprile – spiega l’ingegner Roberto Meloni, direttore generale del Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale – e di iniziare i lavori dopo l’estate, magari a settembre”.

Insomma, a 12 anni dall’abbandono dei cantieri da parte della società italo-spagnola formata da Dragados y Fomento construcciones e dalla Grandi Lavori Fincosit Spa, il cantiere per la realizzazione dello sbarramento su Monte Nieddu sta per riprendere vita, almeno stando alle parole del Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale.

Un’opera quantomeno sfortunata agli occhi dei vertici dell’ente pubblico. “I lavori procedevano bene – racconta Meloni – in 4 anni tutte le opere più difficili erano state realizzate, la strada, le galleria, la spalla e la base dello sbarramento. A un certo punto l’azienda vincitrice dell’appalto ha avanzato delle riserve economiche considerando poco convenienti alcuni prezzi delle voci di spesa, in particolar modo quelle relative al calcestruzzo. La parte spagnola avrebbe voluto una revisione della spesa, ma in Italia, a differenza della Spagna, la legge Merloni non lo rende possibile”. Per questo motivo, secondo il responsabile del Consorzio, la Ati abbandonò il cantiere nel febbraio 2012 avanzando richiesta di contenzioso arbitrale.

La diga piace e non piace. I comuni interessati, Sarroch, Villa san Pietro e Pula spingono da sempre per la realizzazione. “Nei mesi di luglio e agosto l’insufficienza idrica è ancora una realtà soprattutto per la parte agricola, spiega Meloni.” Il razionamento avviene con orari molto ridotti e limitanti di approvvigionamento. Sono proprio questi i mesi in cui le colture di nicchia hanno maggiori necessità”.

Non la pensano così le associazioni ecologiste come per esempio il Gruppo di intervento giuridico. L’opera ha un forte impatto ambientale e presenta un rapporto costi-benefici per nulla conveniente. Sono queste le loro principali obiezioni. “Il progetto – puntualizza l’ingegnere a capo dell’ente – è stato concepito prima del 1985 e quindi non ha bisogno di valutazione di impatto ambientale, essendo la norma successiva. Nonostante questo abbiamo adottato alcune misure di mitigamento dell’ambiente. Abbiamo dimezzato la viabilità e isolato gli alberi cosiddetti ‘patriarchi’, cioè piante secolari che possono essere considerati ‘capostipiti’ nei rispettivi boschi. Inoltre il livello di invaso è stato determinato in modo tale da non raggiungere le zone di maggior pregio della vallata”.

Roberto Meloni immagina un vero e proprio “parco della diga” con tanto di sentieri, piste ciclabili, e piccole imbarcazioni. Un sogno probabilmente, ma di concreto, secondo Meloni, c’è che tante delle attrazioni naturalistiche che alcuni denunciano sarebbero interessate dall’opera (il canyon di Bidd’e Mora per esempio) si trovano a non meno di un chilometro dal futuro bacino e quindi non sarebbero minimamente intaccate.

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