L’Europa cambia le leggi a tutela del celiaco. La dieta diventa una “moda”

europaIl vento sta cambiando in Europa e porta novità forse non buone per i celiaci. Da quando nel giugno 2013 il Parlamento europeo ha approvato un nuovo regolamento sulle norme che governano gli alimenti senza glutine, gli intolleranti alla proteina presente in molti cereali devono fare i conti con i nuovi scenari possibili.

Dalla proposta della Commissione nel 2011 fino all’approvazione a Bruxelles dell’estate scorsa, le associazioni e alcuni europarlamentari si sono battuti per evitare che le nuove leggi mettessero a rischio la salute dei celiaci e la sicurezza delle filiere produttive. Il nuovo regolamento infatti abroga le norme per l’etichettatura dei prodotti senza glutine e nel peggiore dei pronostici potrebbe portare all’abolizione del sistema che assicura agli intolleranti italiani l’erogazione di un buono mensile per l’acquisto dei generi alimentari senza glutine.

Il Parlamento italiano sta correndo ai ripari. All’ indomani della votazione di Bruxelles parlamentari di tutti gli schieramenti politici si sono uniti nell’ affermare che lo Stato avrebbe dovuto giocare d’anticipo e rassicurare i celiaci sul futuro dei loro diritti. Durante una seduta del Parlamento nell’ottobre 2013, il vicepresidente dei deputati Pdl Pietro Laffranco ha sottolineato la necessità di “far prevalere le ragioni della tutela sociale dei malati rispetto alle lobby che spingono affinché vi sia una generalizzazione dei prodotti e una sostanziale equiparazione della celiachia ad uno ‘stile alimentare’.” Durante la stessa seduta l’allora viceministro alla Salute Paolo Fadda del Pd ha ribadito l’impegno del Governo a sorvegliare in sede comunitaria per garantire la tutela degli intolleranti al glutine.

Pietro Laffranco

Pietro Laffranco

La nuova legge abroga il concetto di cibo “dietetico”, una dicitura creata per definire gli alimenti destinati a specifiche esigenze nutrizionali. Inoltre sostituisce le vecchie norme specifiche sull’etichettatura del senza glutine contenute nel precedente regolamento del 2009 con indicazioni generiche presenti in un altro testo. In altre parole, mentre prima era obbligatorio specificare se i prodotti contenevano tracce di glutine, nel nuovo testo di legge questo vincolo scompare. Su questo ultimo punto hanno insistito i rappresentanti italiani di categoria e della politica. Infatti, aggrappandosi al considerandum 41, una sorta di indicazione senza forza di legge, potrebbero riuscire a mantenere l’obbligo di precisare la presenza, seppur minima di glutine.

Un’altra novità delle norme europee colpisce l’intollerante al glutine in prima persona. Il nuovo quadro normativo non ha inserito i celiaci nella categoria di persone “vulnerabili” che necessitano di un’alimentazione specifica. In un’audizionein Senato, l’Associazione italiana celiachia ha detto di temere che questo provvedimento possa portare all’eliminazione dei diritti finora goduti dagli intolleranti. Una volta “declassata” la dieta senza glutine da “necessaria per fini medici” a stile alimentare, l’erogazione gratuita a scopo curativo diventa paradossale. Inoltre l’abrogazione del regolamento del 2009 avrebbe come conseguenza l’eliminazione del registro nazionale dei prodotti senza glutine, la colonna portante del sistema di esenzioni italiano.

Ma perché questa presa di posizione dell’Europa, nonostante l’aumento costante della popolazione celiaca (stimata intorno all’uno per cento dei cittadini comunitari)? Alla base della decisione europea c’è la volontà di semplificare le norme sull’etichettatura per liberare il mercato dal peso delle disposizioni dei singoli Paesi e garantire così una “sana” concorrenza delle aziende produttrici. Questa volontà di rinnovamento è figlia dell’espansione del business che negli ultimi anni ha registrato un aumento record in tutto il mondo, che ha spinto i media a parlare di “moda” quando alcune star del calibro di Gwyneth Paltrow e Miley Cyrus hanno dichiarato di preferire una dieta senza glutine.

Ma se da un lato si rivendica la necessità di progredire a livello legislativo per favorire il mercato, dall’altro alcuni politici sottolineano che a essere favoriti sono gli interessi della grandi aziende di produzione. In un’intervista a Celiachia Notizia, il giornale dell’Aic, in merito alla decisione di Bruxelles, l’europarlamentare leghista Matteo Salvini ha sostenuto che “si tratta dell’ennesima vittoria di certe multinazionali dell’alimentazione che traggono vantaggio più di altri dalla standardizzazione delle norme in materia, a scapito della qualità e trasparenza”.

Per ora il futuro dei celiaci resta incerto. Molto dipenderà dalle decisioni che saranno prese nel Parlamento europeo e dalla capacità dello Stato italiano di difendere un modello che per più di trent’anni ha garantito assistenza agli intolleranti al glutine. C’è tempo fino all’estate del 2016 quando entrerà in vigore il nuovo regolamento.

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