Sempre meno lavoro in cava. Ma è scontro sull’importanza del settore


Pubblicato il 9/04/2014                          
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Cava GioiaMASSA-CARRARA – Il settore del marmo, con le sue 600 imprese e i 12.000 addetti tra diretti, indiretti e indotti, è il più importante della provincia. A rivelarlo sono i dati dell’ultimo Rapporto di economia presentato a giugno 2013 dall’Isr, l’Istituto di Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Massa-Carrara. In dieci anni tuttavia, dal 2001 al 2011, il numero dei lavoratori tra cave, lavorazione e commercio è diminuito di quasi il 30%. Gli ambientalisti non ci stanno: secondo i loro calcoli il comparto dà lavoro a sempre meno persone, distrugge l’ambiente e impedisce di pensare a qualsiasi tipo di sviluppo alternativo.

Che il settore lapideo, dopo un prolungato periodo di crescita, abbia ridotto la propria consistenza in termini di produzioni, imprese e numero di occupati è un dato accettato anche dall’Associazione Industriali di Massa-Carrara. Per Assindustria ciò è stato il frutto di una minore dinamicità dovuta anche all’ingresso nel mercato mondiale di nuovi produttori, in particolare asiatici. La riduzione più drastica c’è stata nelle attività di trasformazione e soprattutto nella lavorazione del granito importato da fuori. Le quantità lavorate e l’occupazione nel settore escavazione avrebbero invece registrato flessioni più contenute. Il numero degli addetti è diminuito del 29,7%: dalle 6.900 unità del 2001 si è passati alle 4.850 del 2011.

Cava in galleriaSecondo gli industriali  però il ruolo primario dell’economia del marmo nel territorio rimane ed è ancora più rilevante se viene considerato l’indotto. Ai 4.850 addetti diretti andrebbero aggiunti quelli indiretti, cioè tutti i lavoratori che in qualche modo svolgono un tipo di attività legata al settore. Dagli addetti al trasporto, alla meccanica delle pietre, alla produzione di utensili e abrasivi fino a considerare anche i diversi servizi professionali che gravitano attorno al mondo del marmo, come le attività terziarie di marketing e le fiere di settore, ad esempio la Marble Week. In questo modo, in rapporto al totale delle persone occupate nella provincia, il peso diretto del settore lapideo sarebbe del 5,5% e del 14,2% considerando l’indotto.

Nel 2008 L’Isr commissionò alla società Alfamark uno studio per ritrarre “L’impatto economico del settore lapideo nei sistemi locali del lavoro di Carrara e di Massa”. Secondo le analisi effettuate dal dottor Alessio Falorni e dal dottor Fabio Ferretti, la massa occupazionale legata o riconducibile al marmo si compone di tre sottoinsiemi:

- Impatto diretto – Settore lapideo (4.850 addetti)
- Impatto indiretto – Attività a esso collegate (1.827 addetti)
- Impatto indotto – Attività generate indirettamente (5.860 addetti)

A loro volta i 4.850 lavoratori diretti sarebbero così distribuiti:

- Cave (1.024 addetti)
- Lavorazione (2.427 addetti)
- Commercio (1.399 addetti)

Per calcolare l’indotto Alfamark è ricorsa alle “interdipendenze strutturali”, un complesso strumento econometrico che utilizza una serie di coefficienti calcolati analizzando in modo dettagliato le attività delle imprese. Così è possibile ricostruire tutte le catene di risorse mobilitate dagli ordini che vengono emessi dalle aziende lapidee nei loro scambi con i vari settori. “In pratica – si legge – una cava che acquista utensili abrasivi aziona direttamente lavoro per gli operai che lo producono; per la produzione di abrasivi, però, sono necessari prodotti (ad esempio sabbie, dischi di metalli, trasporti, energia, indumenti…) che richiedono ore di lavoro di altri operai di altri settori e così via”.

TABELLA: L’impatto indotto globale del settore lapideo in provincia di Massa-Carrara (2006)

Ambiti Addetti
Estrazione minerali 33
Alimentari 13
Prodotti in legno 3
Prodotti chimici 6
Lavorazione di minerali 1.161
Industria metalmeccanica 431
Mezzi di trasporto 14
Energia elettrica 6
Edilizia 314
Commercio 2.237
Alberghi e ristoranti 75
Trasporti 529
Credito 78
Noleggio, leasing 62
Attività professionali 619
Istruzione 19
Sanità 62
Servizi pubblici 198
Totale 5.860

I dati di Alfamark, che sono da riferirsi al 2006 e quindi al periodo pre-crisi, non sono stati accettati da tutti: c’è chi li ritiene “fantasiosi” o quanto meno azzardati. Giulio Milani, editore di Massa e membro del gruppo Salviamo le Apuane, li ha criticati duramente: “Il ragionamento di Alfamark si basa sul calcolo del reddito dei lavoratori del lapideo e sulla spendibilità totale dello stesso nella nostra zona. Se volessimo prendere per buona questa ipotesi, quale impatto possono dare i 10.537 addetti al commercio o i 5.200 addetti alla sanità o i 3.313 occupati nell’istruzione? La nostra sarebbe un’isola di invidiata prosperità, mentre con ogni evidenza questa è una leggenda che va sfatata”.

Lavoratore sul bloccoSecondo Milani le rilevazioni dell’Istat dimostrerebbero il contrario. Il tasso di disoccupazione nella provincia di Massa-Carrara negli ultimi 5 anni si è impennato passando dall’8 al 13% e quello di disoccupazione giovanile ha toccato il 64%, raggiungendo il record di tasso più alto della Toscana. “Gli addetti all’attività estrattiva in tutto il comprensorio cave – conclude Milani – delle province di Massa-Carrara e Lucca sono oggi 1.340 e in nessun caso, nel calcolo dell’impatto economico, sono stati inclusi i costi sociali, ambientali e culturali, anche in termini di mancate occasioni di sviluppo alternativo”.

Riuscire ad avere dati certi su quanto lavoro dia effettivamente il settore lapideo sembra ancora oggi molto difficile e quella dell’occupazione è diventata una questione anche politica, cavallo di battaglia dell’uno o dell’altro schieramento. Se l’Associazione degli industriali rivendica un ruolo assolutamente centrale del marmo, le associazioni ambientaliste ritengono che il comparto sia in forte crisi. Il settore non metterebbe più in moto la forza lavoro di 50 anni fa e le nuove tecnologie avrebbero mandato a casa diversi lavoratori. In compenso l’escavazione starebbe distruggendo sempre di più l’ambiente e il territorio, impedendo di creare forme di occupazione e di ricchezza alternative e sostenibili.

Anche i sindacati si sono espressi snocciolando i dati di cui dispongono. Secondo Giacomo Bondielli, segretario della Filca-Cisl, tra Massa e Lucca ci sono 3.000 addetti fra la cava e il piano. Roberto Venturini, segretario della Fillea-Cgil di Massa-Carrara, parla di 2.300 addetti diretti più l’indotto. “Il Fondo Marmo, una sorta di mutua che assicura sia i lavoratori al monte che quelli al piano – spiega Venturini – ha recentemente elaborato i numeri dei suoi iscritti. A oggi sono 1.754 e di questi 809 al monte e 945 al piano. Bisogna però considerare che non tutti si iscrivono al Fondo. Per esempio alcune aziende, gli artigiani e chi commercia il marmo non ne fa parte”.

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