Hyperfiction all'italiana



Ipertesti narrativi


Immagini...arte?


Massimo Riva


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Il panorama della narrativa ipertestuale italiana non è certo sviluppato come oltreoceano. Negli Stati Uniti la hyperfiction è nata nei laboratori delle università, dalla apripista Brown University al celebre Mit (Massachussets Institut of Technology). Anche i pochi esperimenti italiani nascono in ambito didattico, ma è quantomeno sorprendente che gli esperimenti più seri sembrano essere quelli di scuole medie o superiori più o meno illuminate. Nel sito del comune di Ravenna troviamo infatti
Il viaggio misterioso di Eudora e Le avventure del gatto Ermenegildo, realizzate in collaborazione con una biblioteca circoscrizionale e una sala multimediale. "Dopo aver navigato in lungo e in largo per l'ipertesto, sono certo cheti sentirai anche tu un naufrago..." inizia così una delle storie di Grafoman, un progetto che anche qui vede coinvolte le scuole.

Red Bricks ci accompagna invece in un viaggio dentro la città di Bologna, attraverso le vicende dei protagonisti (la pagina degli autori resta per ora non visitabile).

Dalla collaborazione di Kult Underground, rivista di arti varie, con il comune di Modena nasce il progetto Nella rete del giovane Holden?, sottotitolo 'E' così difficile essere giovani?'.

Ipertesto poetico quadridimensionale. Si autodefinisce così Machina Amniotica, un progetto che, oltre a essere no-copyright, invita apertamente alla manipolazione libera da parte dei lettori. Nel sito che contiene Border Line di Garcia, e da pochi giorni anche il nuovo Brian, possiamo leggere anche Torino, racconto ipermediale di Vittorio Leitner, e Frames di Paolo Diani, Qwerg e Stefano Veratti. Da poco in rete anche Ti dice niente Vajont, racconto ipermediale tratto dallo spettacolo di marco Paolini.

Di Massimo Riva troviamo, nel suo sito della Brown University,
Verso al penisola blu.