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Il panorama della narrativa ipertestuale italiana
non è certo sviluppato come oltreoceano. Negli
Stati Uniti la hyperfiction è nata nei
laboratori delle università, dalla apripista
Brown University al celebre Mit (Massachussets
Institut of Technology). Anche i pochi
esperimenti italiani nascono in ambito didattico,
ma è quantomeno sorprendente che gli esperimenti
più seri sembrano essere quelli di scuole medie
o superiori più o meno illuminate. Nel sito del
comune di Ravenna troviamo infatti Il
viaggio misterioso di Eudora e Le
avventure del gatto Ermenegildo, realizzate in
collaborazione con una biblioteca
circoscrizionale e una sala multimediale.
"Dopo aver navigato in lungo e in largo per
l'ipertesto, sono certo cheti sentirai anche tu
un naufrago..." inizia così una delle
storie di Grafoman, un progetto che anche
qui vede coinvolte le scuole.
Red
Bricks
ci accompagna invece in un viaggio dentro la
città di Bologna, attraverso le vicende dei
protagonisti (la pagina degli autori resta per
ora non visitabile).
Dalla
collaborazione di Kult Underground, rivista di
arti varie, con il comune di Modena nasce il
progetto Nella
rete del giovane Holden?, sottotitolo 'E' così
difficile essere giovani?'.
Ipertesto
poetico quadridimensionale. Si autodefinisce
così Machina
Amniotica,
un progetto che, oltre a essere no-copyright,
invita apertamente alla manipolazione libera da
parte dei lettori. Nel sito che contiene Border
Line di Garcia, e da pochi giorni anche il nuovo Brian, possiamo leggere anche Torino, racconto ipermediale di
Vittorio Leitner, e Frames di Paolo Diani, Qwerg e
Stefano Veratti. Da poco in rete anche Ti
dice niente Vajont, racconto ipermediale tratto
dallo spettacolo di marco Paolini.
Di Massimo Riva troviamo, nel suo sito della
Brown University, Verso
al penisola blu.
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