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  se il campanaro non c'è

Quasimodo è quello per antonomasia. Il “gobbo di Notre Dame” è sicuramente il campanaro più famoso del mondo: un misto di storia e leggenda per questa figura dedita al suono dei sacri bronzi.
Più nostrano, ma non per questo meno conosciuto, è “Fra’ Martino”, il campanaro immaginario protagonista delle filastrocche dei bambini.

Purtroppo però oggi è rarissimo trovare un campanaro. La sua figura è quasi del tutto sparita e quelli che rimangono, suonano raramente e lo fanno per passione.

Che si fa, quindi, quando il campanaro non c’è?

“L’automazione delle campane – spiega Luigi Perego – ottenuta nel modo tradizionale, purtroppo modifica e distorce il loro suono. Questo l’abbiamo capito seguendo i campanari in tutta Italia, dal 1954”. E il maestro Stucchi sostiene che questo è un fatto spiacevole, poiché le persone nei paesi sono affezionate al suono delle loro campane e difficilmente si abituano a una tonalità differente.

Così Perego, con l’esperienza maturata negli anni, è riuscito a progettare un sistema di controllo che ripete il suono “come se fosse suonato manualmente, con la classica corda”.

Per capire, questi dispositivi fanno in modo che la campana riceva delle spinte dal motore negli istanti più opportuni, come faceva il provetto campanaro. Così si ottiene un movimento naturale, identico a quello che potrebbe produrre un uomo.

Così, con un “ceppo motorizzato” – brevetto della ditta – Quasimodo può andare tranquillamente in pensione. E nessuno in paese si lamenterà.