Le cave delle Alpi Apuane da chiudere
il marmo di Michelangelo sotto processo

Panoramica Apuane

A Carrara esiste una città dentro la città. È il mondo delle cave, dove dai tempi dei Romani viene estratto il prezioso marmo bianco. Un’attività lunga millenni che oggi divide chi abita sul territorio. Fonte di lavoro e ricchezza per gli addetti al settore è invece, secondo gli ambientalisti, una minaccia per le montagne


Blocchi di marmo al porto IL VIAGGIO/1
Dalle montagne al porto: il percorso
del blocco di marmo


Dal lunedì al venerdì, dalle 7 alle 16, d’inverno e d’estate: nel microcosmo delle cave di Carrara il lavoro è una macchina continua. Il marmo nasce sulle montagne, viene estratto dai cavatori, sezionato e trasportato a valle. Un esercito di camionisti ripete ogni giorno lo stesso tragitto dal monte al piano. Il blocco arriva al deposito e se in alcuni casi si ferma in città, spesso prende il largo verso destinazioni estere

Ambientalisti IL VIAGGIO/2
Sui sentieri con gli ambientalisti
la distruzione vista dall'alto


Le associazioni che protestano contro le cave di marmo e contro quello che ritengono uno scempio del paesaggio apuano hanno scelto di lanciare il loro allarme da un luogo simbolo del disastro. “I sentieri della distruzione” questa volta sono quelli di Campo Cecina, prateria a 1.345 metri di altezza. Ritrovo all’alba e lettere cubitali per dire a tutti: “Salviamo le Apuane”

Strada dei Marmi Attraverso la Strada dei Marmi
Carrara respira, Miseglia non più


Con il nuovo tratto che collega le cave con l’Aurelia, Carrara è stata liberata dalle centinaia di camion che ogni giorno trasportavano blocchi e scaglie. La Strada dei Marmi è costata 119 milioni di euro. Se il problema dei rumori, delle polveri e del traffico dei mezzi pesanti è scomparso dal centro urbano, ci sono 68 famiglie che da due anni stanno vivendo un incubo

Sagro, da Cava Ronchieri (Sella) Parco delle Apuane
niente più estrazioni
Il Piano della Regione


Il nuovo Piano paesaggistico approvato dalla giunta regionale toscana propone la graduale chiusura delle attività estrattive all’interno del Parco delle Alpi Apuane, riconosciuto Geoparco Unesco nel 2011. Il presidente del Parco, i sindaci dei comuni interessati e gli addetti al settore non ci stanno: “A rischio 1.500 posti di lavoro”. Le imprese del marmo che lavorano nel Parco hanno deciso di ricorrere al Tar impugnando la proposta di legge della Regione. Ma c’è chi apprezza l’iniziativa e propone di riconvertire l’area a forme economiche alternative

Tagliatrice a catena La questione lavoro
Addetti al settore
i conti non tornano


La battaglia tra ambientalisti e industriali sulla chiusura delle cave ruota anche sul numero di occupati per dare una cifra dell’importanza del comparto. Ditte al monte e al piano, ma anche lavoratori indiretti e indotto che sono però difficili da conteggiare. Assindustria parla di 12.000 addetti nella provincia. Gli ambientalisti invece evidenziano la drastica riduzione della forza lavoro che stimano in non più di 1.000 unità
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Antonino Criscuolo Impatto e criticità
dell'escavazione
Il parere del geologo


Paesaggio modificato da anni e anni di escavazione, cime delle montagne abbassate, ma anche fiumi colorati di bianco a causa della marmettola, la polvere di marmo che viene prodotta dall’attività di estrazione. E ancora, ravaneti e terre di scavo instabili e rischio frane in caso di alluvioni. Le criticità legate al mondo delle cave sono molte: Antonino Criscuolo, geologo del Comune di Carrara, spiega quali sono e come è possibile trovare delle soluzioni per contenerle
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polvere Da montagna a polvere
per fare il carbonato
Il mercato dello scarto


Secondo una legge regionale sul totale di materiale escavato dalle Apuane è consentito produrre un 75% di scarto. Dei circa quattro milioni di tonnellate estratte ogni anno solo il 25% è blocco di marmo puro. Tutto il resto è detrito, trasformato per la maggior parte in carbonato di calcio e utilizzato come sbiancante per la carta o come pasta per il dentifricio. Per alcuni si tratta di riciclo di una materia che altrimenti andrebbe persa, per altri è diventato un vero e proprio business. Il mercato dello scarto costa meno, richiede tecniche meno impegnative e personale non specializzato