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Giovanni Mantovani: giornalista, professore, il nostro maestro

di    -    Pubblicato il 25/11/2011                 
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Giovanni Mantovani

Nessun avverbio, poche virgole, dritti al punto. Così Giovanni Mantovani correggeva, cancellando errori e parole inutili con una penna blu durante il corso di Giornalismo all’Università. Insegnava con pazienza, in una scuola di giornalismo e in un corso universitario, come scrivere un buon articolo, asciutto, chiaro, obiettivo. Senza fronzoli, con un attacco che anticipa il pezzo, ma imprigiona il lettore dalla prima battuta fino all’ultima. Un professionista che, fino alla fine, è stato anche e soprattutto maestro per tante nuove leve.

IL GIORNALISTA. Nato ad Ancona, dopo esser stato vicedirettore della Rivista di studi politici Civitas, arriva in Rai. Prima al Gr unico, vivendo poi la riforma del 1975 con la creazione dei diversi canali. Entra nel Gr1 sotto il timone di Sergio Zavoli, per poi finire al Tg2 e al Tg3, come inviato speciale, caporedattore e infine vicedirettore, occupandosi prevalentemente di politica ed economia internazionale. Dal 1986 diventa responsabile degli speciali e delle Rubriche del Tg3. Mentre l’anno dopo inizia l’avventura da responsabile e coautore, con Michele Santoro, di Samarcanda. “Era una trasmissione scomoda per tutti, anche per i nostri presunti protettori, dai quali ci difendeva un successo di ascolto e di critica che continuò a crescere” ricorda lui stesso nei suoi ultimi articoli. Nel 1991 conduce IN, prima trasmissione tv dedicata all’economia da lui stesso ideata. Poi lavora in trasmissioni come Aldebaran, Night and Day, Parte Civile e cura la rassegna stampa del Tg3 fino alla fine del 1993. Tra il 1989 e il 1992 realizza numerosi documentari in Russia, nella Cina del dopo Tien An Men, Sudafrica e Italia.  “Era una persona seria, colta, curiosa. Quando raccontava dei suoi viaggi, di lavoro e non, in posti lontani, lo faceva con un entusiasmo e una partecipazione che ogni volta, mi facevano venir voglia di partire” racconta Matteo, suo ex studente e giornalista professionista.  Nel 1994 abbandona la Rai.

L’INSEGNANTE. L’anno prima delle sue dimissioni in Rai, comincia a insegnare alla Facoltà di Sociologia dell’Università Carlo Bo e alla Scuola di giornalismo di Urbino. “Era un uomo di valore, un signore barbuto e composto per cui il giornalismo non era un mestiere, e non era nemmeno una passione. Era vita. Era ossigeno” ricorda Simone, ex allievo dell’Ifg, oggi collaboratore di Sky Life. Una istituzione talmente importante per lui, tanto da dirigerla dal 2002 al 2008. Un solo grande insegnamento: scrivere in modo indipendente, al servizio solo della collettività, perché: “il nostro obiettivo è formare giornalisti migliori di quelli che abbiamo ora”.

L’INDIPENDENTE. Sempre perseguendo l’idea di una realtà raccontata in modo chiaro ed obiettivo, crea con alcuni amici e colleghi l’associazione “Giornalismo e democrazia”. “Uno spirito indipendente, un uomo retto, colto, che fino all’ultimo ha continuato a studiare e che ha sempre creduto nell’importanza di un giornalismo libero” lo ricorda Vittorio Roidi, giornalista, amico e collega sia nella scuola che nell’avventura della associazione. Mantovani ha avuto anche una piccola parentesi politica, come assessore alla cultura al comune di Jesi dal 1999 al 2000. È stato anche membro del primo consiglio di amministrazione della Fondazione Pergolesi Spontini e presidente dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana.
Tra le sue pubblicazioni ci sono anche diversi libri, i più noti “Gli eredi di De Gasperi”, edito da Le Monnier e  “Antica bottega informazione”, sulla scrittura giornalistica.

Giovanni Mantovani ci lascia il 13 Giugno del 2011, nella sua casa di Monte Roberto, a 72 anni. Era tornato nella sua città dopo la pensione. “La rassegna stampa radiofonica cronometrata e la sua infinita pazienza. L’ansia e l’agitazione, la paura di non essere all’altezza con la voce che trema e poi il suo sorriso. Questo è Giovanni Mantovani. E’ e non era, perché le persone che ti porti dentro non ti lasciano, e si sa” a dirlo è Silvia, ex alunna Ifg, oggi collaboratrice del Sole 24 Ore. Lezioni che sono rimaste segni indelebili, come quell’inchiostro blu, fissate nella memoria dei suoi colleghi, amici e allievi.

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