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Giovedì urbinate, confronto tra universitari e cittadini a Urbino 2020

di    -    Pubblicato il 10/12/2013                 
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Federico Scaramucci

Federico Scaramucci

URBINO – Da una parte c’è Michele Felici, residente storico del centro stanco di schiamazzi e vandalismo, cappotto scuro sciarpa al collo, dall’altra Gianluca Capozio, studente che vede una città militarizzata, felpa nera sportiva, come quella di molti studenti.  Ogni giovedì il centro storico della città ducale vive lo scontro di chi vuole dormire e chi vuole godersi la propria gioventù a volte con qualche eccesso. Su una cosa sembrano quasi tutti d’accordo: il sindaco e l’Amministrazione comunale non fanno abbastanza.

Ieri le due anime ‘civili’ della città (i vandali sono stati criticati all’unanimità) si sono incontrate in un dibattito organizzato al Collegio Raffaello da Urbino 2020: “L’associazione – spiegano Federico Scaramucci, consigliere comunale e Mauro Bernardini, ex giornalista – nata circa un anno fa dopo l’entusiasmo della campagna per le primarie di Matteo Renzi”. Quello di ieri è l’ultima tappa di un tour “Urbinati per esempio” in cui gli abitanti di tutti i quartieri della città si sono confrontati, cercando soluzioni ai problemi più ricorrenti.

“Il centro storico è classificato come zona residenziale e, secondo una legge regionale del 2011 le emissioni sonore in queste aree devono cessare entro una certa ora”, spiega Michele Felici promotore del comitato dei residenti Urbino che in sostanza chiede silenzio in centro storico dalle 22.30 alle 7 del mattino, come previsto per le aree residenziali. Felici è molto critico con l’amministrazione giudicata “indegna”: “Ignorano la gente, ci sono alcune persone che sono andate via dal centro perché esasperate dai rumori. Il sindaco Franco Corbucci è perseguibile penalmente perché non si occupa della salute dei cittadini”, attacca.

C’è chi il pub lo ha sotto casa e racconta quello che vede ogni giovedì sera. Un abitante di via Barocci racconta di ragazzi che defecano e urinano sotto la sua finestra, spaccano bottiglie, schiamazzano. “Vogliamo che il centro storico sia restituito ai cittadini”, grida con forza alla fine del suo intervento.

Il confronto è animato, a tratti aspro. Gianluca è un ragazzo di Foggia che vive a Urbino da sei anni ed è uno degli universitari del Collettivo per l’autogestione. “Io penso che gli studenti non siano un problema, ma una delle soluzioni, sostiene. “Due anni fa abbiamo chiesto al sindaco che i bagni pubblici venissero aperti anche di notte, abbiamo chiesto spazi fuori dalle mura senza ricevere risposte. Per quello occupammo lo Skorpio, uno spazio del tutto inutilizzato. La città il giovedì sera è militarizzata mentre noi continuiamo a essere trattati come ospiti. Non possiamo accettare che venga scaricato tutto su di noi. Sono state fatte addirittura 6 multe per ‘alito vinoso’”, conclude Gianluca raccogliendo tanti applausi anche da alcuni urbinati doc.

Valentina D’Addario, dell’associazione Agorà, prende la parola per denunciare la condizione degli appartamenti del centro storico affittati agli studenti. Li chiama “stamberghe”: “Case fatiscenti, in cui il contratto non c’è o quando c’è non è del tutto regolare. Voi ci impedite di essere parte integrante di Urbino, ci negate gli spazi o ci costringete a trafile burocratiche assurde per averli”, racconta. Gli atti vandalici ci sono e vanno condannati, su questo sono d’accordo anche gli studenti, che chiedono però integrazione e fiducia da parte degli urbinati e soprattutto dalle amministrazioni.

Poi ci sono i giovani di Urbino, quei pochi che hanno deciso di mettere su famiglia e comprare casa in centro. Uno di loro è Alessio Torino, scrittore locale e residente del centro storico, sposato. “La legalità deve valere per tutti, quanti urbinati comprano case con muto agevolato e poi le affittano agli studenti in nero?” si domanda lo scrittore di Urbino, Nebraska. “Non si può fare a meno degli universitari, basta farsi un giro per Urbino la vigilia di Natale: il centro è vuoto senza gli studenti”.

All’incontro erano presenti anche rappresentanti della Confcommercio, che strizzano l’occhio agli studenti e propone le sue ricette. Egidio Cecchini, responsabile locale dell’associazione dei commercianti, non è d’accordo con chi considera il centro storico solo una zona abitativa. “Un turista – spiega – vuole vedere una città un po’ viva e questo vuol dire negozi aperti la sera, eventi, serate a tema. Ciò non vuol dire che bisogna tollerare le bottiglie di vetro abbandonate in piazza o gli schiamazzi molesti”.

Martino Stefano, che si autodefinisce “la testimonianza vivente della movida urbinate”, propone soluzioni che funzionano in altre città: navette gratuite e discoteche fuori le mura. “Gli atti vandalici sono una protesta degli studenti che a Urbino non si divertono più”,  sostiene.

Per ora, di concreto, c’è una proposta di tre consiglieri comunali, Federico Scaramucci (organizzatore della serata con la sua associazione Urbino 2020), un altro consigliere di maggioranza, Emanuele De Angeli e Elisabetta Foschi di Forza Italia. Utilizzare 17.500 euro di fondi regionali per l’acquisto di nuove telecamere, stavolta non per il traffico di automobili, ma per il traffico di vandalismo.

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Un commento to “Giovedì urbinate, confronto tra universitari e cittadini a Urbino 2020”

  1. mauro andreani scrive:

    il problema dei giovedì notte è diventato un vero e proprio tormentone, un tormentone triste e indegno di un paese civile. Penso che nulla si deve inventare, basta applicare la legge più semplice e antica, quella del rispetto reciproco. E’ necessario che i bar facciano i bar e non le discoteche, non si capisce neppure perchè i Bar; Pub e quant’altro non abbiano un’orario di chiusura, magari non la mezzanotte ma in questo orario si potrebbe sospendere la musica a tutto volume con casse spesso posizionate al di fuori dei locali stessi(avviene anche nella godereccia Romagna in estate) ; sarebbe poi bene evitare l’ampia produzione di escrementi lungo le strade del centro tenendo aperti i bagni dei vari locali del centro e magari anche quelli pubblici rigorosamente chiusi e non solo di notte (vedi bagni del parcheggio mercatale). Urbino non è una “città Campus” è una “città Bolgia” che è ben diverso; sarebbe bene che qualche amministratore facesse una gita in uno dei famosi Campus inglesi per rendersi conto di che cosa significa “campus”