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Flaminia franata, i ristoratori del Furlo: “Ci sentiamo in trappola”

di    -    Pubblicato il 19/03/2014                 
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ll sopralluogo dei tecnici e amministratori locali  ACQUALAGNA – Al passo del Furlo scorre la storia. Lo hanno attraversato gli etruschi, gli antichi romani, i briganti, le truppe napoleoniche e c’è traccia anche di Benito Mussolini, che da Predappio si fermava in una locanda oggi ancora aperta. Ma da qualche mese fare la stessa cosa è un po’ più complicato. Da metà dicembre dello scorso anno la strada del Passo del Furlo, la Flaminia, è interrotta per una frana. La pioggia di quei giorni e l’erosione provocata dal fiume hanno fatto crollare nel vuoto alcuni metri di asfalto.

Approfittando della giornata primaverile, proviamo a raggiungere la zona che dal 2001 è tutelata dalla “Riserva naturale statale gola del Furlo”. Partiamo da Urbino e imbocchiamo la E78, quindi l’uscita per Calmazzo. Direzione “Gola del Furlo”. E’ lo stesso percorso che fanno (o meglio: facevano) i turisti dal nord Europa, come tedeschi e francesi. Poche centinaia di metri dopo l’uscita, la strada è transennata. I cartelli avvertono: “Strada interrotta”. Indicazioni su percorsi alternativi? Neanche a parlarne.

Ai turisti in fondo basterebbe qualche segnale stradale in più per scoprire che proseguendo in direzione Roma, superata la galleria, al passo del Furlo si arriva anche uscendo per Acqualagna. E’ qui che resistono dalla fine dello scorso anno la signora Giuseppina, Roberta e suo marito Alberto, Giovanna e altre decine di persone che vivono legate a doppio filo a questa zona. Ci sono tre bar, un grande ristorante lungo il fiume, un albergo con taverna.

La stagione turistica sta per entrare nel vivo, i timori di chi ha un’attività nel parco naturale diventano realtà: “Rispetto lo scorso anno –  racconta Raniero Tontini, marito della titolare del bar Costoli – il fatturato è calato di ben oltre il 60%. Le attività in zona che per la bella stagione davano lavoro a una decina di collaboratori, tra camerieri e addetti alle pulizie delle camere, quest’anno quasi certamente non potranno farlo”.

“Ci sentiamo come in trappola – raccontano Roberta e Alberto, dell’albergo e locanda Antico Furlo – Non possiamo programmare niente perché non sappiamo se la strada sarà riaperta prima o dopo l’estate. Ci piacerebbe essere più coinvolti dagli enti pubblici, potremmo raccontare qual è la vera situazione di questa zona e dare qualche idea per rilanciarla”. Poco prima i due albergatori stavano incontrando due ex studenti dell’Università di Urbino, rimasti legati a questa zona pur non essendo marchigiani, oggi professionisti nell’organizzazione eventi: “Abbiamo scoperto questi luoghi anni fa, quando studiavamo qui – racconta Luca, tarantino – Ora proveremo a organizzare un po’ di appuntamenti che attirino turisti, provando anche a sostituirci agli enti pubblici”.

Gli avvisi di strada interrotta vicino Calmazzo, senza indicazioni alternative

Accanto c’è il bar Furlo, oggi tappa gettonata per le gite scolastiche che passano di lì. Dalla fine degli anni ’80 la famiglia della signora Giuseppina ha preso in mano la gestione del bar: “Spero che riaprano presto la strada – dice – Quest’anno so già che arriveranno pochi pullman di turisti e scolaresche, di sicuro ho subito un calo del 50%, siamo tutti molto preoccupati”. A pesare saranno soprattutto le tasse che tutti dovranno pagare: “La logica degli studi di settore – dice la signora Giuseppina – non tiene conto della situazione che abbiamo subito, vorremmo che il Comune chieda all’Agenzia delle Entrate una maggiore elasticità nei pagamenti delle tasse, visto che è stato riconosciuto lo stato di calamità naturale”.

Sul luogo in cui la strada è crollata, è in corso l’ultimo sopralluogodi  amministratori locali e tecnici della provincia di Pesaro-Urbino. “La copertura economica c’è – assicura il sindaco di Acqualagna, Andrea Pierotti – Abbiamo recepito le modifiche al progetto chieste dalla Soprintendenza, ora è il momento di concludere l’iter in pochi giorni e avviare la gara d’appalto per i lavori”. Il progetto lo curerà l’ingegnere Alberto Paccapelo dell’ufficio tecnico provinciale: “Realizzeremo un nuovo muro di cemento armato, il precedente risaleva almeno a 80 anni fa”. Tutti d’accordo sul come quindi, un po’ meno sul quando. Secondo l’assessore provinciale Massimo Galuzzi: “Prima dell’estate non so se i lavori saranno finiti, entro la stagione estiva è una previsione plausibile”. Più una speranza che una stima quella del sindaco Pierotti: “Se non ci saranno intoppi – dice – la strada sarà riaperta per giugno”. Riporta tutti alla concretezza l’ingegnere Paccapelo: “Dipenderà tutto dai tempi amministrativi – chiarisce – la posizione del crollo rende il lavoro più complicato, ma una volta avviato il cantiere, i lavori non dovrebbero durare più di 60 giorni”.

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