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La convivenza con l'Islam tra insofferenza e integrazione

Lega musulmana mondiale: parla Mario Scialoja


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Dossier Caritas sull'immigrazione in Italia (1999)

La convivenza con l'Islam
tra insofferenza e integrazione

Immigrati e italiani convertiti: viaggio nella seconda religione italiana

Meno di cinquecentomila secondo la Caritas, un milione e duecentomila secondo loro. Sono i musulmani in Italia, una presenza non facile da quantificare ma potenzialmente in crescita. Le moschee vere e proprie nel nostro Paese sono tre (a Roma, Milano e Catania), i luoghi di culto delle comunità islamiche centinaia. Gli italiani convertiti alla religione di Maometto sono circa 60 mila.

Pur essendo la seconda confessione religiosa italiana, l’Islam non ha ancora raggiunto un’intesa con lo Stato, in gran parte perché manca una rappresentanza unitaria dei fedeli di Allah. E si capisce anche dalle interviste di queste pagine: sull'otto per mille dei contributi Irpef e sul matrimonio i pareri di Mario Scialoja e di Hamza Robeto Piccardo, due dei rappresentanti più autorevoli dell'Islam in Italia, divergono.
La presenza islamica caratterizza comunque la vita quotidiana di mense, scuole, ospedali, carceri, e impone un confronto, spesso problematico, tra mentalità diverse.

Come nel caso di El Mostafà Belaaouej, imam della comunità islamica di Vicenza. Il 12 gennaio scorso, al ritorno da un viaggio alla Mecca, ha scoperto che due dei suoi tre figli erano stati affidati dal Tribunale dei minori a una comunità protetta. Questo in seguito alla denuncia dei due giovani, di 15 e 17 anni, che mal sopportavano l’educazione musulmana: il divieto di uscire la sera, di andare al cinema e, per la ragazza, l’obbligo di portare il velo. L’imam parla di "un problema di comprensione tra culture diverse".

E a proposito di culture diverse, i matrimoni misti. Secondo la Caritas le unioni tra italiani e stranieri sono ogni anno più di 10 mila, e molte di queste riguardano cattolici e musulmani. E’ noto il caso di Erica, tredicenne italo-egiziana, che ha vissuto per mesi negli uffici dell’ambasciata italiana a Kuwait City, per non andare a vivere con il padre, l’avvocato egiziano Abdoul. A lui era stata affidata dal giudice dopo il divorzio dei genitori, secondo la legge islamica. La Chiesa cattolica non nasconde la sua diffidenza per i matrimoni misti con i musulmani, sconsigliati dalla Conferenza episcopale italiana al "credente che voglia dare un’impronta di fede alla sua vita coniugale".

A suscitare spesso polemiche sono usanze come l’infibulazione femminile (non prescritta dall’Islam) e la circoncisione maschile. Un ambulatorio clandestino per le circoncisioni è stato scoperto presso la moschea di Segrate in seguito a una denuncia del 1998. Ed è in corso il processo contro cinque imputati, tra cui Ali Abu Shwaima, giordano, 49 anni, imam di Milano, che nega di essere stato al corrente delle attività dell’ambulatorio. Tre proposte di legge contro la pratica dell’infibulazione femminile sono state presentate alla Camera.

L’esigenza di un tempo per la preghiera, il rispetto del digiuno e dei precetti alimentari sono altri aspetti della convivenza con l’Islam. Ha fatto discutere, ad aprile scorso, il caso di una bambina di nove anni, pakistana di fede musulmana residente a Monghidoro (Bologna), a cui il consiglio d’interclasse ha negato di poter interrompere le lezioni per la preghiera ad Allah. Mentre dal ‘98 il ministero di Grazia e Giustizia ha autorizzato i detenuti di religione islamica a seguire il Ramadan, disponendo che il loro cibo venga consegnato solo dopo il tramonto, per evitare che si raffreddi o si guasti. In varie strutture pubbliche, per rispetto ai precetti islamici, è bandito il consumo di carne suina e prosciutto.

Il confronto con l’Islam si impone anche su problemi etici, come ad esempio la donazione degli organi. Le posizioni dei giurisperiti musulmani non sono concordi, ma alcuni sono esplicitamente contrari ai trapianti perche la Sharia (la legge islamica) proibisce qualsiasi manipolazione del cadavere in attesa della resurrezione dai morti, e non concede all’uomo piena disponibilità sul proprio corpo, in quanto dono divino. Non viene quindi accettato il silenzio-assenso previsto dalla legge italiana.

Queste pagine danno voce ad alcuni esponenti dell’Islam nel nostro Paese, per conoscere meglio l’Italia di Allah, rinunciando a qualche luogo comune.

 

Chi rappresenta i musulmani in Italia?
La sezione italiana della Lega musulmana mondiale, fondata nel 1998, rappresenta nel nostro Paese l'organizzazione religiosa che ha sede a La Mecca. E' diretta da Mario Scialoja, ex ambasciatore d'Italia in Arabia Saudita, e ha sede nella grande moschea di Roma.
L'Ucooi, unione delle comunità e organizzazioni islamiche d'Italia, ha elaborato varie bozze d'intesa con lo Stato, anche in collaborazione con la Lega. Le due organizzazioni, con il Centro islamico culturale d’Italia (l'ente che gestisce la grande moschea di Roma) hanno costituito un Consiglio islamico d'Italia che dovrebbe negoziare con il governo. Ma l'accordo non è ancora formalizzato e le trattative sono complesse.
La Coreis, comunità religiosa islamica italiana, vuole rappresentare gli italiani convertiti. Non condivide la costituzione del Consiglio islamico, che l'ha esclusa, e intende proporre alla Commissione per le Intese l'apertura di trattative su tavoli separati con le diverse organizzazioni.

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