Cyberteens, ragazzi in rete


Introduzione

Dall'infanzia, all'adolescenza, alla maturità. In comune un computer, un modem veloce e le infinite possibilità offerte da Internet. La "conquista" del web come punto di partenza, per seguire sviluppi e problematiche della rete. Una ricerca che si muove secondo lo stile dell'era telematica: di link in link a caccia di notizie, informazioni e curiosità.
Come navigano i giovani, cosa cercano nello spazio elettronico, quali sono i loro interessi. Dai siti per i bambini, fino a quelli prodotti dai ragazzi e destinati ai loro coetanei. Lo sguardo rivolto alle chat, ai forum, ai luoghi d'incontro virtuali, alle iniziative più originali.
Da Internet vengono anche storie che hanno parentela stretta con la realtà quotidiana. Da Roma a New York, l'esperienza di teenagers e adulti che in maniera diversa operano online, interpretando le esigenze dei cybernauti della "young generation". E poi gli esperti e gli studiosi del fenomeno new media. Soprattutto quelli che si occupano di diritto, tesi con circospezione ad osservare i progressi della rete e i rischi che li accompagnano. Una pagina aperta, ancora tutta da scrivere. Che chiama all'appello anche i provider, i gestori e gli ideatori di siti.


Siti per i ragazzi e siti dei ragazzi: curiosità dalla rete

Amano le chat almeno quanto i discorsi al telefono. Lasciano le piazze, per rifugiarsi nei videogames e nelle comunità virtuali. Comunicano via e-mail, scelgono i forum come luogo di dibattito e il web come spazio d'azione. Uno schermo al posto del televisore, un browser come veicolo di pubblicità e messaggi subliminali. Negli Stati Uniti li chiamano "clickerati", "cyberteens", "kids on the net": ragazzi in rete. La generazione degli anni Ottanta, cambiata dalla rivoluzione telematica dell'ultimo decennio. Su Internet navigano, vanno a caccia di curiosità, trovano finanche l'occasione per conoscere e acquistare prodotti di consumo. Vivono. E scoprono un universo fatto di pagine elettroniche e possibilità in apparenza illimitate.
Siti destinati ai ragazzi e siti fatti dai ragazzi, per i loro coetanei. Nell'era digitale, i teenager possono essere "ascoltati" e non più soltanto "visti". Un potere, come dice Gerry McGovern, della società di consulenza online Nua, che non esisteva nella civiltà dell'era industriale. Cambia il rapporto con il mondo reale. Più libertà, meno relazioni familiari e sociali. Un paradosso in cui si consuma anche il conflitto con i genitori, sempre più lontani dal modo di apprendere e di comunicare dei loro figli. Anche i punti di contatto non sono più gli stessi. E secondo un esperto di multimedialità come Jakob Nielsen, accade che "la vecchia definizione di contatto personale non abbia più senso, se non nei luoghi virtuali di chat e messaggerie online". Nell'era telematica, aggiunge Ranny Levy, presidentessa della organizzazione per la qualità dei media per ragazzi Cqcm, "nasce una società isolazionista, nella quale i giovani trascorrono la maggior parte del tempo online". A conferma di ciò, ci sarebbe il fatto che il 60% dei giovani utenti di Internet rinuncia alla tv e il 33% fa lo stesso con i quotidiani di informazione. Negli Usa, stando alle ricerche, aumentano i casi di insonnia provocati dall'assuefazione ai new media.
Alienati o meno, i "cyberteens" approfittano degli scenari aperti dalle nuove tecnologie e ne subiscono l'azione. Notizie, giochi, intrattenimento: un'infinità di informazioni che vengono da portali e motori di ricerca. Ma anche il bombardamento di ogni tipo di messaggi. Quelli delle pagine personali, dei siti tematici, dei banner pubblicitari. Ci sono le guide in rete, le directory specifiche. Ma nel labirinto delle voci, il rischio di smarrirsi è sempre più grande.

Forum e chat

Ambiente, divorzio, alcol e droga, depressione, problemi esistenziali, relazioni con amici e genitori. In rete, i ragazzi parlano di tutto. Si confrontano, cercano conferme o smentite.
"Abbiamo un'associazione, in Svezia, che sta cercando di diffondere uno stile di vita basato sul rispetto della natura", si legge in Global Teenager, un forum internazionale sponsorizzato dall'Assemblea per i giovani delle Nazioni Unite. A scrivere è un ragazzo svedese di 32 anni, Jens Hallgren. La sostenibilità e il futuro del pianeta al centro dell'attenzione. "Ma - interviene Rosita Najmi, una sedicenne americana - io sono interessata anche agli altri temi che trattate, come i diritti e la condizione delle donne nel mondo". Due, tra le centinaia di testimonianze che giungono dai 120 Paesi toccati dal programma "Planet Earth". Ci si può registrare alla mailing list. E scegliere di rispondere pubblicamente o in privato, via e-mail. Accade più o meno lo stesso anche su Teenexchange di About.com, Teentalk e Teentoday, grandi forum dedicati all'adolescenza.
Per orientarsi, ci sono directory specifiche. Adolescence directory online è una guida in rete pensata dal Centro di studi dell'Università dell'Indiana. Contiene interventi di studenti, insegnanti, famiglie. Su ParenTalk Newsletter, si confrontano faccia a faccia genitori e figli. Teen Advice Center è un sito dedicato ai problemi dei giovani. Infine le chat rooms. Da quelle che ti fanno entrare in un albergo di lusso o in castello, a quelle che contengono messaggi esplicitamente erotici. Seguire la bussola, in questo caso, per i ragazzi non sempre è agevole.

Pagine personali

"Il mio mondo è vasto. E spesso meraviglioso", confida Tony sulla sua home page. "Lo vedo come un luogo che mi aiuta a crescere, a diventare migliore". Il mondo che Anthony Godby Johnson porta su Internet, è la realtà vissuta dell'Aids. A 21 anni scrive: "Le persone a volte mi chiedono: come ci sei finito? La risposta è: non chiedetemelo".
La malattia e la sofferenza, accanto agli interessi e ai divertimenti. Sono migliaia i ragazzi che sul web si mostrano, si confessano, raccontano le proprie esperienze. Incuranti della privacy, nel disperato tentativo di uscire dall'anonimato della vita quotidiana. Siti come Geocities e Nerdword raccolgono lunghissimi elenchi di pagine personali. Sono varie, hanno nomi accattivanti: la stanza di Katie, il Paradiso di Becky, l'Odissea di un poeta. C'è Retta che si definisce la regina del basket; la piccola Alice in vacanza con mamma e papà; Anthony Montesanto, cresciuto con la sclerosi e icona dei ragazzini che soffrono. Il tutto accanto agli appelli religiosi, agli slogan razzisti, al materiale pornografico: come in un grande agorà telematico.

Nuove frontiere

In principio si limitavano ai giochi multimediali e alle ricerche in rete. Oggi comprano azioni in Borsa online, leggono, ascoltano musica, fanno acquisti a distanza nei virtual store. I ragazzi sono diventati "target", bersagli della pubblicità e degli operatori del mercato Internet. Fino a due anni fa, negli Usa solo l'uno percento della spesa dei giovani per i prodotti di consumo finiva nell'e-commerce. Tra i principali ostacoli, il sistema di pagamento con la carta di credito. Così alcune compagnie come DougNet, RocketCash, IcanBuy sono corse ai ripari, creando sistemi di pagamento alternativi, basati su appositi conti depositati dai genitori nelle Banche virtuali. Secondo gli analisti di Jupiter Communications, a partire dal 2002 saranno più di sedici milioni i teenager che spenderanno online. Un business da un miliardo e duecento milioni di dollari.


Paginauno.it, bambini al potere (Sottosezione)

Si chiamano Pimpo, Girotondo, Porcospino, Nenanet. In questa girandola di nomi, tra i siti per i bambini non poteva mancare quello di una "coetanea" sveglia e intelligente. A spasso per la rete, i piccoli visitatori di Paginauno.it ci vanno accompagnati da Lalla, una guida virtuale pronta a svelare notizie e curiosità. Due termini che racchiudono la formula del primo contenitore italiano di informazione, dedicato all'infanzia. Un esperimento realizzato sul web, ma concepito nella realtà quotidiana della casa e della scuola, dove diventa ogni giorno più stretto il legame con il computer e le nuove tecnologie.
Ne è convinta la responsabile del progetto, Antonella Donati, giornalista specializzata nel settore dei diritti del cittadino e presidentessa del Consiglio di circolo di una scuola elementare di Roma. Assieme a una squadra di quattro persone, tre redattori e un grafico multimediale, da metà novembre si è lanciata nella nuova avventura di Paginauno, d'intesa con la Regione, i servizi sociali della Provincia e l'assessorato alla Città dei bambini del Comune di Roma.
"Un'idea - racconta - nata dalla mia esperienza personale, di madre e di operatrice nella scuola. Se alle medie l'uso di Internet è un fatto acquisito, lo stesso non può dirsi per le elementari. Eppure, è proprio lì che i bambini iniziano a formarsi e ad acquisire dimestichezza con il linguaggio, l'informatica e i new media". Dalla constatazione alle proposte concrete, il passo è stato breve. E così, l'intento divulgativo si è tradotto in un prodotto semplice, dall'impatto immediato, con una grafica essenziale. Si affrontano argomenti di storia, educazione civica, geografia. Con un clic del mouse si è proiettati in gita per musei e città d'Europa, imparando a conoscere Paesi e istituzioni. Oppure si torna indietro, fino all'epoca degli antichi egizi o dei dinosauri. Non solo giochi e divertimento, dunque: la rete concepita come finestra sul mondo e miniera di informazioni. "Uno strumento - prosegue Donati - utile soprattutto per chi vive in contesti sociali degradati. Ecco perché un sito strutturato in maniera giornalistica, forte di un aggiornamento quotidiano e ricco di notizie". In una parola, adeguato alle moderne esigenze dei bambini, dall'età acerba fino alle soglie dell'adolescenza. Fruitori telematici con gusti e interessi già definiti.
Sfatato, insomma, il mito di un'infanzia inerte e "incollata" ai videogiochi. L'alternativa è rappresentata proprio dall'interattività della rete: lo schermo come camera sul mondo; per apprendere, imparare cose nuove, ricercare. E magari distrarsi, ogni tanto, guardando un cartone animato trasmesso su pagina elettronica anziché alla tivù.
"Le preferenze dei ragazzi - aggiunge Donati - variano molto a seconda dell'età. Almeno per i più piccoli, la formula dell'apprendimento è valida. Occorre fare di più nel settore della privacy, senza però limitare le possibilità di Internet. Chi gestisce i motori di ricerca, ad esempio, non dovrebbe consentire l'accesso dei bambini a pagine personali, ma solo a siti ufficiali. I genitori, da parte loro, dovrebbero seguire da vicino i figli. Evitando che partecipino a chat e scambino messaggi di posta elettronica". Obiettivi che si pone anche la redazione di Paginauno. Un giornalista cura la ricerca di siti e link utili per i bambini. Altre due persone si occupano dei contenuti, curando le aree culturali e tematiche. Il prossimo passo è crescere, contando sul supporto della pubblicità e non solo di banche e associazioni. Perché il traguardo delle 70mila visite mensili, raggiunto a marzo, sia solo un punto da cui ripartire.


Storie dal web: Children's Express, babyreporters a New York

Le prime storie LaTasha le scriveva quand’era ancora una bambina. Reportage su coetanee vittime d’incesti, cronaca dal Queens, il quartiere di New York dove oggi frequenta la August Martin High School. Poi sempre più su, arrivando a intervistare la star dei talk-show americani, Oprah Winfrey, e il campione di basket, Penny Hardaway.
Tutto questo in pochi anni, oggi LaTasha John ne ha diciassette e da due scrive online per Children’s Express, il primo giornale elettronico per gli adulti, fatto dai ragazzi. Una squadra di giornalisti in erba da otto a diciotto anni, una redazione in posizione strategica nella ventunesima strada, al centro della Grande Mela. Dal 1975, il progetto editoriale legato a una Fondazione no-profit si nutre di contributi settimanali, che animano il sito Internet e da qualche mese trovano spazio persino sul New York Post online, con la benedizione pure di un altro colosso dell’editoria come il NyTimes. Uffici sparsi negli Stati Uniti e in Europa: da Washington al Michigan, da Londra alle principali città inglesi. L'ultimo in ordine di tempo sarà inaugurato entro l'anno a Tokyo. In futuro toccherà a Berlino, poi all'Irlanda e alla California.
Al grido di "kids voices can change the world", la voce dei bambini può cambiare il mondo, i giovani reporter escono in strada a caccia di notizie, realizzando articoli e servizi radio-tv sulla vita dei ragazzi Usa. Inchieste che passano ogni settimana sulle frequenze di "Voice of America" e nei programmi delle reti televisive Cnn, Abc, Cbs, MsNbc, Bbc, Zdf. Una "scuola" di giornalismo che è anche scuola per gli altri. Oggi, il Ce News Service, l’agenzia di stampa della Fondazione, solo a New York può contare su 75 piccoli collaboratori sparsi tra i cinque quartieri della City.
Era uno di loro anche Matthew Shospin, sedotto da Children’s Express quando aveva appena 8 anni. Adesso ne ha il doppio, vive a Brooklyn, ed è il webmaster del giornale. Aveva sognato di tornare in Giappone sin dal ’96, quando c’era andato in visita dal fratello, studente in un college di Tokyo. L’opportunità si è presentata a fine novembre, per il decimo anniversario della Convenzione internazionale sui diritti dei bambini. In viaggio nella capitale orientale, da "inviati speciali", sono stati mandati in quattro: oltre a Matthew, Latasha, Terence Minerbrook, 16 anni, e Zane Selkirk, 17, altri due precoci talenti coltivati sulle pagine elettroniche di Children’s Express. Un’esperienza entusiasmante, raccontata giorno dopo giorno sul web. Al forum sull’infanzia, hanno spiegato ai loro coetanei "come essere ascoltati, come farsi ascoltare dagli adulti", curiosando sull’educazione e le tradizioni familiari giapponesi.
Del resto, l’altra faccia della "missione" di Children’s Express è l’impegno nel sociale. I riconoscimenti ricevuti, la vicinanza all’Unicef, i diritti e la condizione dei ragazzi al centro dell’attenzione. Ne è convinto anche il direttore della sede centrale di New York, Cliff Hahn, artefice dell'alleanza con l'editore capo del Post, Ken Chandler. In un'intervista ha spiegato: "I giornali spesso non sanno come maneggiare certi contenuti, ma ci hanno offerto uno spiraglio. E' uno spazio per adulti, in cui si esprimono dei ragazzi". Tenendo fede al motto, la Fondazione offre a tutti l’occasione di diventare un "Ce reporter". Basta avere un modem e un computer, collegarsi a Internet, e seguire poche raccomandazioni prima di scrivere. Le regole fondamentali del giornalismo, le cinque "W", e tutto il resto, sono spiegate online con cenni sintetici.
In fondo è anche il messaggio delle persone che organizzano il lavoro dei ragazzi fino alla dead line del giovedì pomeriggio, e che confessano: "Children’s Express ci ha insegnato come scrivere, come intervistare, come rispondere alle domande, come analizzare i fatti. Ma, più di tutto, ci ha insegnato che ognuno di noi ha il potere di parlare, di pensare, di cambiare le cose".


Internet e il diritto: la tutela dell'infanzia in rete

La tutela dell'infanzia corre sul filo delle "hotlines". Strumenti efficaci da affiancare a software e programmi-filtro, per una rete a misura di bambino. Ci scommettono provider e gestori internet di molti Paesi. A cominciare dagli Stati Uniti che non possiedono una legge organica in materia, ma già da tempo discutono su normative e meccanismi in difesa della privacy telematica.
In Europa i primi passi sono stati mossi a metà degli Anni '90. Nei paesi anglosassoni, in quelli scandinavi e in Italia, dove il codice condanna lo sfruttamento sessuale dei minori. Ancora troppo poco, se si pensa alle smisurate possibilità offerte da Internet e ai rischi connessi. I reati legati alla pornografia e alla prostituzione minorile proliferano nelle pagine dedicate a vojeur e pedofili. Un flusso preoccupante e difficilmente controllabile, che cresce a ritmo esponenziale con la nascita di nuovi siti (da duemila a tremila al giorno, secondo le stime).
Come attrezzarsi? Due gli strumenti: da un lato una legislazione ad hoc, dall'altro la collaborazione tra providers e associazioni internazionali. Ecco allora l'idea delle "hotlines". Indirizzi ideali a cui inviare denunce e segnalazioni dei siti illegali. Tramite e-mail, con la garanzia della trasparenza e il vantaggio di non incontrare linee telefoniche intasate. Il destinatario sarà qualcuno in grado di fare da tramite con le forze dell'ordine. In Italia, dal '94, c'è l'Ecpat, "filiale" nostrana di un'associazione mondiale fondata tre anni prima a Bangkok, con lo scopo di combattere la pedofilia e lo sfruttamento sessuale dei bambini. Ogni giorno, nell'ufficio romano di piazza Santa Maria Liberatrice giungono messaggi e segnalazioni di reati e siti "vietati". A raccoglierli, personale fisso e un gruppo di volontari.
"Rispondiamo ai nostri interlocutori - spiega Francoise Barner, vicepresidentessa di Ecpat Italia - affinché siano invogliati a continuare. Molti infatti preferiscono affidare le proprie denunce alla posta elettronica piuttosto che rivolgersi ai centralini del commissariato. Ci occupiamo noi di girare queste segnalazioni all'Unità telematica della polizia e ai carabinieri. Collaboriamo anche con l'Interpol, in particolare con il Nucleo permanente per i reati contro i minori che si trova a Lione".
Presente in più di quaranta Paesi, promotrice di congressi internazionali sui reati contro l'infanzia, l'Ecpat agisce d'intesa con il Governo italiano e la Commissione europea di Bruxelles. Adesso si rivolge ai providers per raggiungere gli stessi risultati ottenuti nel campo del turismo, grazie all'accordo con le agenzie del settore. La lotta alla pedofilia e al traffico dei minori prosegue online. Con un'opera di sensibilizzazione che dovrebbe cominciare dalle frasi e dalle avvertenze sui siti, per continuare con guide in rete dedicate ai piccoli cybernauti e ai loro genitori.
"L'intesa con i gestori del traffico Internet è essenziale", conferma Mara Gattoni, numero uno di Ecpat Italia. "Così come importante per noi e per gli utenti è sapere che le segnalazioni hanno poi un seguito. Certo un sito si può oscurare, ma perseguire penalmente chi fa circolare materiale pornografico è molto più difficile. Specie in quegli Stati dove le leggi non lo consentono, come la Russia, il Giappone, e in generale i Paesi dell'Est e dell'America latina".
Il sito di Ecpat illustra a ragazzi e adulti le regole elementari per una navigazione sicura. Con la possibilità di conoscere e scaricare alcuni programmi che impediscono l'accesso a informazioni indesiderate.

Negli Stati Uniti

Pionieri, ma non ancora in regola. Un paradosso per definire la situazione degli Stati Uniti. Sulla tutela dell'infanzia e le problematiche ad essa connesse risponde Carl kaplan, giornalista del New York Times, incontrato a Urbino durante un seminario dell'Ifg. Kaplan scrive su "CyberLaw", la sezione online dedicata al diritto e agli scenari aperti da Internet. A lui, è stato chiesto un parere sul controverso rapporto tra libertà e regole nell'universo elettronico. Di seguito, le sue dichiarazioni:

"Esiste una legge, l'unica approvata dal Congresso, che tutela la privacy delle persone in Internet. E' una norma che protegge in particolare la privacy dei bambini. Si chiama C.o.p.p.a., Children's online privacy protection act. Questa legge stabilisce fondamentalmente che ogni sito web utilizzato dai ragazzi non possa raccogliere informazioni sulla loro identità, senza il consenso dei genitori. Non proibisce quindi che i siti acquisiscano informazioni, non li censura, semplicemente li regola. Se essi non rispettano la legge, la Commissione federale sul commercio può agire e stanarli direttamente sul web. Negli Stati Uniti la privacy è un grande tema e i responsabili di alcuni siti stanno mettendo in atto uno sforzo di autoregolamentazione. C'è un gruppo chiamato Epic, che identifica l'Electronic privacy information center. Come Epic, altre grandi organizzazioni negli Usa si battono a favore della privacy telematica.
Credo nella libertà di espressione. Penso che ciascuno debba poter dire ciò che vuole. Anche se il messaggio è negativo, anche se i contenuti non sono condivisibili. Tanto più che i genitori possono acquistare programmi filtro con cui impedire che i bambini vadano a guardare siti indesiderati. Faccio un esempio: c'è il sito della Casa Bianca, Whitehouse.gov; ma c'è ne anche un altro, Whitehouse.com, che è un sito pornografico. Così, gli studenti che navigano in rete finiscono per cadere in errore. E ci sono persone che vi speculano, senza che nessuno possa intervenire, dal momento che possiedono l'autorizzazione per mettere in rete un sito sexy. In proposito, sono favorevole a regolamentare il dominio, affinché non si trasformi in una trappola. Ma le persone devono essere libere di dire ciò che vogliono".

L'entrata in vigore del Children's online privacy protection act, ad aprile, è stata accolta con molto scetticismo. Due anni di gestazione non sono serviti ad evitare le critiche di colossi del business online, come Disney, SurfMonkey e AmericaOnline, preoccupati dalle enormi spese (circa 100 milioni di dollari l'anno) previste per adeguarsi alla nuova direttiva. E già si fa largo l'idea di usare le carte di credito dei genitori, in luogo di e-mail e numeri verdi, per ottenere l'autorizzazione alla raccolta di informazioni personali sui ragazzi che hanno meno di 13 anni.

La parola ai provider

Da un lato l'imperativo della tutela dei bambini e la lotta alla pornografia. Dall'altro, il rischio di una censura globale. In mezzo ci sono loro, le società che forniscono l'accesso a Internet: tirate in ballo, chiamate a un impegno supplementare per aumentare i controlli sul traffico in rete.

Al centro dell'attenzione, il problema della responsabilità giuridica dei gestori online e la necessità di un codice di autoregolamentazione. "D'accordo su una normativa comune, ma la responsabilità penale deve entrare in gioco solo se c'è complicità o omissione da parte dell'operatore", dice il portavoce dell'Associazione piccoli provider, Giovan Battista Frontera. "Del resto è così anche negli Usa: il gestore può controllare, blindare i siti che contengono messaggi o immagini intollerabili, ma il programma intelligente che seleziona le migliaia di contenuti del web, purtroppo, ancora non esiste". Di questo e altri aspetti della sicurezza online, Assoprovider e i gestori Internet sono chiamati a discutere questo mese al vertice di Parigi sulla criminalità informatica, seduti intorno a un tavolo con governi e associazioni internazionali. Una collaborazione che è sempre stata l'auspicio di organizzazioni come l'americana Icra (Internet content rating association), no profit, ideatrice del sistema-filtro Rsaci.

Ma cosa possono fare i provider per rispondere alle richieste di maggiore tutela? "Le posso dire ciò che già facciamo", risponde Angelo Falchetti, responsabile ricerca e sviluppo di Dada, legato al gruppo editoriale Monrif (Quotidiano.net) e di recente sbarcato sul web con il portale Supereva. "Una clausola del contratto impegna i nostri clienti a non diffondere materiale pornografico. C'è uno staff che ogni giorno fa monitoraggio sulle community, i newsgroup e gli altri spazi che offriamo. In genere, stabiliamo degli indici di attenzione: nelle directory dove il traffico è intenso e si scaricano file medio-piccoli, è probabile che si trovino contenuti vietati. A volte, sono nascosti da una pagina tappo e per scovarli occorre controllare direttamente sul server".

E-mail a parte, quasi tutto può essere filtrato. Quando l'illecito è palese, Dada oscura il sito e provvede ad informare l'autorità competente. Se la Digos ne fa richiesta, si può risalire persino ai dati di accesso remoto dell'utente. "Ma si badi - conclude Falchetti - sono operazioni che facciamo per scrupolo. Nessuno ci obbliga. E anche per la tutela dei minori mancano direttive precise. La responsabilità giuridica dei provider? Sarebbe come se una fabbrica che produce posate fosse responsabile per un coltello finito nelle mani del cliente sbagliato".




Ekid's Internet, la rete protetta è realtà (sottosezione)

Un web nel web, uno spazio controllato per bambini e ragazzi: i confini dell’universo elettronico delimitati da un software e da un sistema di protezione. A lanciare la rivoluzione "copernicana", ci hanno pensato i creatori di ekids Internet, sito che consente ai propri babyutenti di navigare in una rete criptata accessibile solo a chi vi è iscritto.
Da ekids non si esce per esplorare liberamente il mondo di Internet, da Internet non si entra in ekids se non dopo aver compilato un apposito questionario e aver ricevuto a casa il cd-rom con il programma di accesso. Su ekids, migliaia di bambini registrati dalle loro famiglie possono conoscersi, giocare, partecipare a concorsi, organizzare forum e trovare spunti per i compiti.
Secondo SilverTech, la società statunitense che ha ideato il progetto, alla vigilia del lancio (avvenuto a inizio marzo) vi avevano già aderito più di un milione di genitori. Merito anche della formula promozionale: per i primi sei mesi il servizio è gratuito, poi si paga un abbonamento mensile di dodici dollari (23 mila lire). Ci si può iscrivere anche da altri Paesi, tra cui l’Italia. Una possibile soluzione per il problema della tutela dell’infanzia su Internet? Sì, almeno a sentire El St.John, carismatica fondatrice di SilverTech. Il segreto è un motore di ricerca interno (messo a punto da Askjeeves.com e basato sulla tecnologia Pie, Private Internet Engine), che permette di accedere alle risorse della rete in maniera selezionata, a seconda delle diverse fasce d’età. I piccoli visitatori da 4 a 18 anni possono incontrarsi nelle comunità virtuali, scambiarsi domande, usufruire della comodità di traduttori automatici che rendono più facile il dialogo a distanza. Nelle chat interviene un moderatore, con il compito di giudicare il tenore del linguaggio e la facoltà di togliere la parola a chi ne fa un uso inopportuno.
Eliminare i pericoli di Internet, anche a costo di sacrificarne le infinite possibilità. Attorno a questo concetto di fondo e all’idea della SilverTech, hanno fatto quadrato Hewlett Packard, Cisco, Above Net, e una serie di provider impegnati nella realizzazione della nuova rete. Per i contenuti, si sono fatti avanti partner del calibro di Sony Games, Encyclopaedia Britannica, iTVMedia e Kids and Money. Tra le peculiarità del progetto, è prevista infatti pure una Banca virtuale in cui i ragazzi potranno depositare il credito vinto ai videogames. In attesa che gli Stati provvedano con leggi specifiche, gli operatori del mondo telematico provano quindi a darsi delle regole. Ekids ha indicato una strada, le altre aspettano di essere tracciate.

(maggio 2000)

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