Il "Meyer" di Firenze

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Il valore di un sorriso


Nella sala d'attesa del Day hospital al Meyer di Firenze, un bambino sgrana gli occhi davanti a una cascata di bolle di sapone.
Artefici dell'atmosfera quasi magica che circonda il piccolo paziente sono il dottor Bretella e dottoressa Nuvola, due clown-dottori doc, con tanto di targhette appuntate sui loro camici bianchi.

Come ogni martedì e giovedì si lanciano nelle corsie dell'ospedale armati dei loro immancabili strumenti, tra i quali una chitarrina per intonare un motivo allegro o qualche pallina colorata da far sparire con un "abracadabra". Sono due dei 14 clown-dottori che operano stabilmente nell'ospedale fiorentino, selezionati e addestrati due anni fa con un corso di formazione professionale, denominato "Clown in corsia", finanziato dal Fondo sociale europeo.

A credere in questo progetto, il primo in Italia, sono stati diversi enti, a cominciare dalla stessa azienda ospedaliera Meyer assieme alla Regione Toscana, il teatro della Pergola, le associazioni Armunia e Clown Aid.
Il fondatore di quest'ultima, Vlad Olshansky, in arte dottor Bobo e il fratello Yuri, direttore artistico del progetto "Clown in corsia", hanno introdotto in Italia la clownterapia dopo averla sperimentata come membri del Clown Care Unit (Unità sanitaria di Clown) del Big Apple Circus di New York.

I clown dottori sono dunque dei professionisti che affiancano il personale medico, portano allegria a bambini malati come Paolo, ricoverato nel reparto di malatie infettive, che assite curioso ai giochi di prestigio del dottor Bretella. "Ora creo suspancia - intona quasi solenne - e oplà, la pallina non c'è più". Dottoressa Nuvola invece sventola un fazzoletto rosa trasparente, dal suo cappello spunta un girasole gigante che attrae l'attenzione dei piccoli.

Un connubio ben riuscito quello tra i clown e i medici del Meyer, come fa notare il pediatra Nicola Monterisi, direttore sanitario. "Il clown - spiega - è il gioco che si fa persona, entra subito in piena sintonia con i bambini. Da quando operano nei nostri reparti abbiamo visto cambiare in meglio una situazione già avviata qui al Meyer, dove è viva la presenza di volontari che da sempre distolgono i bambini da quella consapevolezza del dolore legato inevitabilmente al ricovero".

Monterisi però traccia una distinzione ben precisa tra comicoterapia alla Patch Adams e l'assistenza dei pagliacci. "Non condivido - dice - l'idea che una malattia possa essere curata solo con il sorriso , considerata da Patch Adams la panacea, la medicina universale. Ciò comporterebbe dei rischi enormi. Detto questo, però, il sorriso è sicuramente uno strumento importante che porta al risparmio di terapie antidolorifiche. L'assistenza dei clown ha portato a una riduzione notevole del trattamento a base di antidolorifici perché rende il paziente più recettivo alla terapia ordinaria".

C'è quindi preparazione e studio dietro i clown-dottori del Meyer di Firenze. Una volta al mese, spiega Caterina Bicocchi, attrice e direttore amministrativo di "Clown in corsia", viene fatto un incontro con i maestri Vlad e Yuri Olshansky che sono i supervisori dei clown.
Nel capannone dove questi artisti si trasformano nei dottori dal naso rosso di gomma una parete è costellata di disegni e dediche dei piccoli pazienti.
Un modo per dire grazie a chi regala un sorriso sul volto di chi soffre.

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