Un
teatro democratico
All'interno:
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Il gioiello di famiglia
- "Il Petruzzelli nostro?"
- I giovani baresi
Il pubblico affolla il teatro
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Un
teatro democratico. Così Rosalba Messeni Nemagna, discendente diretta
dei fondatori del Petruzzelli definisce il politeama barese andato
a fuoco il 27 ottobre 1991. "Bari - racconta - ha sempre amato profondamente
il teatro in tutte le sue forme, dalle rappresentazioni di strada
all'opera, alla prosa. Quando la mia famiglia ha deciso di costruire
questo teatro, l'intento era proprio quello di regalare ai baresi
un contenitore che soddisfacesse il bisogno di cultura della città.
Ma senza distinzioni tra ricchi e poveri, nobili e borghesi, intenditori
e semplici appassionati".
A
fine ottocento, infatti, mentre la Bari "nobile" si dava appuntamento
al Piccinni, il teatro comunale, i baresi non ricchi ma avidi di
spettacoli affollavano i Cafè chantant, i baracconi, le piazze e
le strade dove erano messe in scena le opere liriche. Tutti però
cominciavano a sentire il bisogno di una struttura più ampia, che
rappresentasse meglio lo spirito della città e che fosse accessibile
anche ai ceti meno abbienti.
"Questo non
è mai stato un teatro d'élite", continua Rosalba Messeni Nemagna,
"Al contrario, ha sempre voluto essere il teatro dei baresi, di
tutti i baresi indistintamente. Non c'è neanche il palco reale:
c'è solo al centro della prima fila un palco più grande con gli
stemmi di famiglia"
Così, con questo
spirito nacque il Petruzzelli e con questo spirito ha vissuto i
suoi 88 anni di vita, diventando simbolo di Bari e dei baresi.
Il gioiello di famiglia
Il rapporto
di Bari con il teatro è sempre stato molto stretto. I cittadini
hanno sempre considerato il Petruzzelli più di un semplice contenitore
di spettacolo. Era diventato per tutti un gioiello di famiglia,
il punto d'orgoglio della città. E il legame si è andato consolidando
con gli anni. Più passava il tempo più i cittadini guardavano a
quell'edificio in corso Cavour come a una proprietà di cui farsi
vanto.
Da parte sua
il teatro ha risposto all'affetto della città offrendo grandi spettacoli,
dalla lirica alla musica leggera, e diventando uno dei primi quattro
teatri italiani insieme al San Carlo di Napoli, al Massimo di Palermo
e alla Scala di Milano.
Specialmente
nei dieci anni precedenti l'incendio, poi, il Petruzzelli era rimasto
l'unico punto di riferimento a Bari per i grandi artisti. Il comunale
Piccinni, di dimensioni inferiori, veniva utilizzato soltanto per
la prosa e per le operette, e l'altro importante contenitore, il
Politeama Margherita, era stato chiuso nel 1977.
"Il Petruzzelli nostro?"
Il vuoto lasciato
nella città la notte del 27 ottobre 1991 è stato incolmabile. "Un
vero e proprio black out culturale per Bari" dichiara Rosalba Messeni
Nemagna.
Il 23 e 24
marzo 2002 il teatro è stato aperto ai visitatori per la giornata
di primavera del Fai (Fondo per l'ambiente italiano). Per la prima
volta dopo dieci anni, ai cittadini è stato concesso di rientrare
nel "loro" teatro. L'impatto con le rovine è stato scioccante per
tutti. "Sembra un incubo - dice commossa una visitatrice - mi ricordo
di quando si veniva qui per l'opera: ci si incontrava nel foyer
e poi si saliva nei palchi in seconda o in terza fila. Vederlo adesso
in queste condizioni stringe il cuore".
"Quando ho
saputo dell'incendio - ricorda un'altra visitatrice - non ci potevo
credere. Ero appena uscita di casa quando ho letto sul giornale,
a lettere cubitali, 'Bruciato il Petruzzelli'. Non mi sembrava possibile
e ricordo di aver detto: 'Il Petruzzelli nostro?'. Come se ce ne
fossero altri..."
I giovani baresi
A fare da
guide ai visitatori durante la giornata Fai c'erano gli studenti
del liceo scientifico "Scacchi" di Bari. La maggior parte di loro,
nel 1991, aveva tra i cinque e i sette anni e per questo non ha
mai visto il teatro "vivo".
"Il mio più
grande rammarico - dice Rosalba Messeni Nemagna - è che molti ragazzi
non hanno avuto il tempo di vederlo. Viviamo in un'epoca in cui
la televisione ha assunto un ruolo molto importante ma non riesce
a essere un valido surrogato del teatro.La televisione tende ad
appiattire, il teatro stimola la riflessione, il confronto. C'è
comunicazione tra attori e pubblico. A questi ragazzi manca proprio
questo interagire, la possibilità di esprimere non solo la loro
approvazione ma anche il loro dissenso. Solo a teatro questo è possibile.
Purtroppo però oggi a Bari i ragazzi non hanno questa possibilità"
L'incendio
ha anche privato le nuove generazioni di quel legame che univa gli
abitanti al teatro. Non avendolo mai visto "in azione", i ragazzi
hanno sempre guardato il Petruzzelli come un "rudere abbandonato",
testimone di un passato che non c'è più e che non li riguarda.
Le giovani
guide confermano: "Eravamo piccoli quando il teatro è bruciato.
Ci fa effetto vederlo distrutto ma meno di quanto ci avrebbe colpito
se lo avessimo vissuto davvero. Per noi è sempre stato così, chiuso,
un pezzo di storia che abbiamo studiato ma che non ci coinvolge
in prima persona".
Secondo le
più rosee previsioni, entro un anno dovrebbero partire i lavori
di restauro e in pochi anni il teatro potrebbe essere di nuovo attivo.
Se ciò accadesse in fretta questi ragazzi avrebbero modo di recuperare
il tempo perduto e imparerebbero a conoscere e amare il Petruzzelli
come i loro genitori e i loro nonni.
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