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La "Chiesetta" che dalle Alpi scese a Fiungo

"Chiesetta Alpina" cantata da Nunzia Cavarischia.

"Chiesetta Alpina", la canzone del gruppo "201 Volante" è nata in uno dei tanti pomeriggi d'inverno di quel 1944: accovacciati davanti al camino del casolare Micozzi Ferri a Fiungo, Livio Cicalè e il suo amico d'infanzia Giuseppe Biagetti scrissero, aiutati dal compagno Albo Damiani, i versi della canzone, prendendo spunto dalla musica di una ballata che andava in voga in quegli anni: "Chiesetta Alpina", appunto.

La canzone originale è un canto degli alpini, composto nel 1940 da Arrigo e De Martino. Parla di una giovane, Rossellina, che aspetta il ritorno del suo Alpino, partito in guerra. La campana rintocca le ore che la separano dal proprio amore, che prima o poi ritornerà. Quando si incontreranno di nuovo la campana, che Rossellina guarda dalla valle, suonerà per loro, per accompagnarli a nozze.

Il testo della canzone del "201 Volante" ha poco a che fare con l'originale: dalla prima strofa gli argomenti sono differenti (C'è una chiesetta fino a dove già rintocca una campana\ C'è una chiesetta alpina dove siam noi partigiani) e anche il verso "Col suon par che dica ancor " nella versione dei partigiani viene cambiato in "E il mitra par che dica lor". Cosa rimane invariato nelle due versioni sono i sentimenti di nostalgia per i cari che la guerra ha portato lontano ( l'alpino di Rossellina o la casa e la mamma dei partigiani) e la speranza, a conflitto finito, di riabbracciarli ( E' tornato il bruno alpino\ E a casa in pace tornerem).

(Alcune fonti, tra le quali la stessa Nunzia Cavarischia parlano di "Casetta Alpina", mentre altre fonti riportano "Chiesetta Alpina")

"Chiesetta Alpina" del "201 Volante"

C'è una casetta\chiesetta alpina dove siamo noi partigiani
con coraggio combattiam per l'Italia del domani
E il mitra par che dica allor spazziamo tutti i traditor
Nazisti e fascisti lor, che ci han traditi nell'onor.

Tutti abbiamo una casa familiare che è pur lontana
Dove attende e prega ancor la nostra mamma che tanto amiamo
Ma qui sulle montagne stiam, e con valor combattiam
Senza voler comodità, ma per la sola Libertà

Giuriam fede di combatter per l'idea fino alla fine
E i nemici dell'Italia scacceremo oltre il confine
E tanto, tanto correran, con i piedi ed anche con le man
Allora noi liberi sarem e a casa in pace tornerem

I nazisti e i fascisti salutiam con condoglianze
scenderemo noi ribelli per finire le loro danze
A morte a morte i traditor che ci han venduto il nostro cuor
Evviva evviva i Partigian, evviva evviva la Libertà.

"Chiesetta Alpina", l'originale

C'è una chiesa fino a dove
già rintocca una campana.
Nel vederla così in alto
pare in cielo e più lontana.
Col suono par che dica ancor,
nel dolce vespro mattutin,
alla chiesetta tutta in fior
ritornerai mio bel alpin.

Si ode un suono ma non è più
la campana della chiesetta,
è il silenzio della sera
che pian pian suona la trombetta,
più piano come in un sospir,
tra breve non si sente più,
ma "bruno alpino" par di udir
la campanella suonar giù.

Ed un giorno assai più forte
suona a festa la campanella.
È tornato il bruno alpino
e Rosellina si fa più bella.
È bianca e pura come un fior
che il sol di maggio sboccerá,
e la campana con amor
per quelle nozze suonerà.