Da Roma il primo supporters’ trust in Serie A con il sogno di un posto nel Cda
Pubblicato il 28/04/2014
Nell’estate 2009 l’As Roma cominciava una nuova stagione di serie A con due sconfitte di fila, che porteranno poi Luciano Spalletti a lasciare la panchina a Claudio Ranieri. I tifosi romanisti protestano contro la società presieduta ancora per l’ultimo anno da Rosella Sensi. L’anno successivo l’Unicredit, che ha rilevato il pacchetto di maggioranza della Italpetroli dei Sensi, venderà l’As Roma alla cordata di investitori americani che oggi ne è proprietaria.
In quell’agosto rovente Walter Campanile, all’epoca 32enne controllore del traffico aereo a Fiumicino e manco a dirlo tifoso romanista, apre quasi per gioco un gruppo su Facebook e lo chiama “My Roma”. Sarà la semina che vedrà fiorire dopo pochi mesi di confronto e discussione interna il primo Supporters’ trust della Serie A italiana.
MyRoma nasce a maggio 2010 come associazione senza scopo di lucro ed è animata da circa 500 soci-tifosi sparsi tra Roma e provincia. La quota di azioni non raggiunge ancora il 2% del capitale sociale: “Raccogliamo le quote dei piccoli azionisti per rappresentarli nelle asseblee dei soci – dice Campanile – il nostro obiettivo al prossimo aumento di capitale sarà puntare al 2,5% almeno: vogliamo avere un posto nel Cda”. Una dimensione per ora lontana dal modello tedesco del 50%+1 solo nei numeri: “Il nostro scopo principale è creare una comunità di tifosi – racconta il presidente Walter Campanile – abbiamo messo in piedi una struttura leggera che può fare a meno anche di una sede e dei relativi costi per concentrare tutti i nostri sforzi su ogni tipo di iniziativa che possa essere utile alla nostra squadra”.
Non c’è una regola che preveda la formazione di un trust di tifosi in una sociatà sportiva professionistica, ma neanche una che la vieti: “Agli inizi ci prendevano per pazzi – dice Campanile – e poi sono nate realtà simili alla nostra tra i tifosi del Torino e dell’Hellas Verona.” In Italia è frequente che si parli di azionariato popolare quando una società è in crisi economica “cioè quando ormai è troppo tardi – racconta Campanile – i soliti padroni delle società spesso provano a fare leva sull’orgoglio dei tifosi per salvare il club”. Una soluzione che può rivelarsi di respiro corto secondo Campanile: “Deve cambiare il modo di gestire la società, perché un tifoso-socio non farebbe mai del male al suo club, non si lancerebbe in acquisti azzardati se questi mettessero a rischio le casse societarie, tantomeno esporrebbe la propria squadra a una multa: noi prima de’ fà male alla Roma ce tajamo un braccio!”.
Dalla sua nascita, MyRoma ha dato vita a un gruppo di donatori di sangue, ha favorito la distribuzione allo stadio di apparecchi per non vedenti con radiocronaca dedicata e l’ingresso gratuito per gli under 14, giusto per citarne alcuni. Ma il vanto di Walter Campanile resta la battaglia legale, vinta, sulla tessera del tifoso: “Sono stati i nostri avvocati a favorire l’introduzione della Card Away – ricorda Campanile – abbiamo dimostrato che era possibile aggirare l’obbligo della tessera del tifoso imposta dal ministero dell’Interno. In pochi mesi ci sono state ottomila richieste che vogliono dire tanti tifosi in trasferta in più”.
[…] Fiumicino e pioniere della partecipazione dei tifosi alla vita societaria del proprio club con l’associazione My Roma, il primo supporters’ trust nato in serie A sul modello che prende esempio dai soggetti giuridici dell’ecnomia anglosassone. Nata nel 2010 […]