Il perito nucleare: “Manca un piano operativo
e il Cisam è un ente che controlla se stesso”

Giorgio FerrariROMA - “Il vero problema del decommissioning della centrale di San Piero a Grado non è tanto quello che è uscito alla ribalta adesso, ovvero la decontaminazione e lo smaltimento delle acque della piscina, ma il fatto che le attività di smantellamento sono iniziate da molto tempo e in assenza di un piano organico di interventi. In più c’è il paradosso di un ente che controlla se stesso”. A dirlo è Giorgio Ferrari, perito nucleare ex dipendente Enel che nel 1987 ha deciso di rassegnare le dimissioni all’azienda perché non più convinto della genuinità del campo energetico in cui lavorava. Fino a quel momento era impiegato nell’ufficio combustibile nucleare del settore servizio reattore. I suoi compiti erano di seguire la progettazione e la fabbricazione del combustibile, che avveniva parte in Itala e parte all’estero, attraverso ispezioni costanti presso i fornitori a cui rilasciava per conto dell’Enel una dichiarazione di accettazione del combustibile.

Estratto dell’intervista a Giorgio Ferrari

“Si tratta quindi di un’attività di decommissioning che non ha avuto un piano articolato comprendente tutte le diverse attività – continua Ferrari a proposito delle operazioni del Cisam – messo in atto, oltretutto, in assenza di un quadro normativo specifico. Le regole stabilite dal Cnen, adesso Enea, con la legge 230 del 1195 nel caso del reattore Galilei sono state rispettate solo in parte e comunque in maniera discontinua dall’inizio delle operazioni, avvenuto già dieci anni fa. Quello che mi ha lasciato perplesso è che, per esempio, la 230/95 prevede un’istruttoria per la disattivazione degli impianti che deve essere presentata tramite istanza, con valutazione preventiva di Ispra, al Ministero dello sviluppo economico. Da qui si passa alla richiesta del parere prima del Ministero dei beni culturali, poi a quello degli interni, della sanità e del lavoro. In ultimo serve anche il parere della Regione ospitante l’impianto. Solo alla fine viene emesso un decreto attuattivo che dà il via al decommissioning. Tutto questo nel caso specifico del Cisam non mi risulta che sia avvenuto.”

L’ex perito Enel era stato interpellato per un parere sulle operazioni della centrale di San Piero a Grado dal comitato cittadino Vertenze Livorno che aveva organizzato un incontro di approfondimento, in vista dell’annunciato inizio delle operazioni di rilascio delle acque decontaminate nel canale dei Navicelli. In quell’occasione aveva avuto modo di esporre i propri dubbi sulle operazioni che comprendevano anche aspetti più generali, come quelli sulla gestione dei rifiuti nucleari nei casi di impianti militari: “Il fatto che il Cisam dipenda direttamente dal Ministero della difesa è un’anomalia pericolosa che implica un conflitto di competenze. La normativa specifica per gli impianti militari, che comprendono anche quelli medici come il policlinico Celio di Roma, prevede che per il rilascio dell’autorizzazione ai vari reparti vengano definite delle linee guida tramite lo Stato maggiore della difesa. Poi però viene tutto messo in mano agli Stati maggiori delle forze armate, perfino ai comandi dei Carabinieri, per il via libera alle singole unità operative. Il consulente tecnico a cui tutti devono fare riferimento poi è il Cisam stesso. Nel caso di San Piero a Grado la contraddizione è palese”.  Ferrari doveva fare parte del comitato del Movimento5Stelle che a inizio dicembre ebbe l’autorizzazione ad accedere al Cisam con una delegazione parlamentare, guidata dal vicepresidente della Commissione difesa Massimo Artini. Con lui altri quattro parlamentari, sempre 5stelle e il tecnico Vincenzo Zaccari. A Ferrari, però, non fu concesso di accedere al Cisam, per motivi che si rivelarono poi infondati. Ad ogni modo l’ex perito Enel ha sottolineato che: “L’operazione di scarico delle acque della piscina non dovrebbe rappresentare un pericolo per l’embiente o per la popolazione, anche se stiamo sempre parlando di radioattività e la certezza non è mai ammissibile. Certo è che resta l’incognita del perché non sia stato scelto un altro metodo per la decontaminazione, visto anche che all’interno del Cisam c’è già un impianto di trattamento tramite resine a scambio ionico, molto più appropriato soprattutto per l’eliminazione del trizio. Questo elemento è particolarmente difficile da trattare perché ha forti capacità mimetiche e l’attrezzatura già a disposizione del centro sarebbe stata più idonea”.

A proposito della scelta anti nuclearista, Ferrari ha detto di avere sempre convissuto con questa doppia realtà: lavorare in ambito nucleare con la consapevolezza di non condividere i principi su cui si basava l’applicazione di questo campo energetico: “In particolare con la crisi energetica del 1973 si è compreso come questa materia delle fonti di energia fosse una leva formidabile per il controlle del modo. Gli interessi che girano intorno a questo campo sono enormi e capaci di scatenare guerre di controllo, come successe appunto nel ’73 in Medio Oriente. Fu allora che iniziò la mia vera e propria crisi di coscienza, che condividevo con altri tecnici che facevano il mio stesso lavoro, un lavoro in cui all’inizio credevamo molto.  Cominciammo a capire che il nucleare era semplicemente una variante all’interno di un quadro complessivo di dominio che faceva perno sulle fonti di energia . Continuai comunque a fare il mio lavoro, semmai con molti scrupoli in più. Poi però arrivò il disastro di Chernobyl e mise in luce tutte le contraddizioni che esistevano dietro il gioco del nucleare. Fu lì che decisi di abbandonare”.