Rigassificatori a ciclo aperto: funzionano così


Pubblicato il 8/04/2014                          


Un rigassificatore a circuito aperto utilizza come fonte di calore l’acqua del mare. Il metano allo stato liquido ha infatti una temperatura di -162 gradi: molto più bassa di quella di un mare chiuso come l’Adriatico (temperatura che in media si attesta su quanti gradi?). L’acqua viene aspirata e fatta scorrere dentro delle specie di “enormi termosifoni” che scaldano così il gas liquido e lo riportano al suo stato originale.

Il terminale GNL di Porto Levante utilizza tra i 23.000 e i 29.000 metri cubi di acqua all’ora (l’equivalente di 2 grattacieli da 19 piani) che prima  viene trattata con un sistema antivegetativo (per impedire che i microorganismi contenuti normalmente in quella marina rovinino e intasino le tubature) come l’ipoclorito di sodio o più comunemente candeggina che nel suo agire sprigiona cloro (se pur in quantità prevista dai limiti di legge). Quest’acqua, clorata e raffreddata (di circa 5 gradi) dalla cessione di calore per la trasformazione del gas, viene poi rigettata in mare.

VIDEO Ecco come funziona il circuito aperto

 

 

 

L’immagine del circuito aperto è di proprietà di Adriatic LNG

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