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Scatto
ravvicinato per un esemplare del gambero rosso
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Ma
perché viene chiamato "gambero killer"? Procambarus clarkii
(questo il suo nome scientifico), il gambero rosso della Louisiana,
è un animale d'acqua dolce originario del Centro-Sud degli Stati
Uniti e del Nord-Est del Messico. Non è, naturalmente,
pericoloso per l'uomo, anzi è stato esportato in tutto
il mondo perché facile da allevare. Ma, negli ambienti
in cui è stato introdotto, tende a prendere il sopravvento sulle
altre specie presenti, e a diventare, così, in assenza di predatori
naturali, l'anello più forte della catena ecologica. Tutto questo,
grazie a una serie di caratteristiche che lo rendono molto competitivo.
Vediamo quali, grazie all'aiuto della dottoressa Francesca Gherardi,
ricercatrice presso il dipartimento di Biologia animale e Genetica
"Leo Pardi" dell'Università di Firenze e membro dell'IAA, International
Association of Astacology, l'associazione internazionale che riunisce
proprio gli studiosi di gamberi.
LA
RIPRODUZIONE - "Procambarus clarkii - spiega la dottoressa
Gherardi - è quella che viene chiamata una specie 'r-selezionata'.
Ossia ha una maturità sessuale precoce con una produzione
di uova massimizzata; non ha alcuna cura della
prole e il ciclo vitale prevede più di una riproduzione all'anno,
specialmente nei climi temperati". Proprio grazie al numero molto
elevato di uova che produce (una femmina è in grado di generarne
dalle 300 alle 500 per volta) e più volte all'anno,
questa specie di gambero è in grado di colonizzare un ambiente
molto in fretta.
ADATTAMENTO
- Il gambero rosso americano è estremamente duttile, in grado
di adattarsi agli ambienti più diversi. "Pur essendo una specie
acquatica - spiega l'etologa - riesce a stare e a respirare anche
fuori dall'acqua, anche se per non più di 24 ore. In questo
modo, può spostarsi da un canale d'acqua all'altro, viaggiando tra
la vegetazione". Essendo poi originario di zone calde, sopporta
elevate temperature, come 40-50 °C: "Vive molto bene anche in
località dove si ha il disseccamento estivo, come avviene
in Spagna o in Portogallo - spiega la ricercatrice - e al contrario,
è in grado di resistere anche alle basse temperature invernali,
rifugiandosi nelle tane e cadendo in una sorte di letargo. E' stato
trovato persino nei laghi sugli Appennini abruzzesi e sulle Alpi
svizzere, anche se in misura minore rispetto a paesi e luoghi più
caldi". Non solo. Tollera basse concentrazioni di ossigeno e alta
salinità delle acque. A differenza delle specie europee di gambero
(come i nostrani Austrapotamobius pallipes italicus), non
è soggetto alla cosiddetta "peste del gambero", portata dal
fungo Aphanomyces astaci. Anzi, ne è, per così dire, "portatore
sano", e i pescatori oppure i pesci e gli uccelli possono contribuire
all'ulteriore diffusione delle spore. I gamberi nostrani,
così, soccombono ulteriormente all'avanzata degli americani.
Spiega ancora la dottoressa Gherardi: "E pensare che le specie americane
furono introdotte in Europa a partire dalla fine dell'Ottocento
proprio per arrestare il brusco calo delle specie europee dovuto
alla diffusione della peste. Non si immaginava certo che le specie
importate sarebbero state la causa ulteriore del declino delle nostre
specie!".
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L'ingresso
di una tana
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LE
TANE - La possibilità di resistenza di Procambarus clarkii
è dovuta, fra l'altro, alla sua capacità di costruire tane.
Rifugiandosi qui, riesce a sopravvivere nei momenti delicati del
suo ciclo biologico, come la muta o la riproduzione,
a proteggersi dai predatori e dalle condizioni climatiche
estreme, o troppo calde o troppo fredde. Spiega l'etologa: "E'
in grado di scavare gallerie sotterranee. Alcune possono
essere anche molto complesse e ramificate, raggiungendo anche
la profondità di 5 metri: in una tana così possono coabitare
anche 50 animali!". Ecco, dunque, il problema per
la stabilità degli argini dei corsi d'acqua e delle
coltivazioni agricole laddove l'animale s'insedia. Con la sua attività
di scavo, inoltre, il gambero intorbidisce le acque: la luce
penetra con più difficoltà e questo ostacola la crescita delle piante.
L'ALIMENTAZIONE
- La dieta del gambero americano è variegata. "E' generalista
e opportunista. Si ciba cioè - spiega la dottoressa Gherardi-
di ogni sostanza organica disponibile, animale e vegetale,
e sa sfruttare all'occorrenza quello che ha a disposizione". Non
ha quindi gusti, diciamo, "troppo sofisticati". Non solo. E' anche
in grado di catturare e manipolare molto più velocemente
le prede rispetto alla specie italiana e di cibarsi di alimenti
nuovi che pure non aveva mai visto prima. E' vorace di
girini di rane e rospi e di avanotti di pesci, riducendone
così la presenza e facendo aumentare, per conseguenza, quella degli
insetti. Mangia anche le larve di specie a rischio come i
tritoni. Divora i germogli delle piante e il detrito
vegetale: rappresenta quindi un pericolo notevole per le
colture e in particolare per le risaie, uno degli ambienti
preferiti da questa specie. E' temutissimo il suo possibile arrivo
nella zona di Vercelli.
I
NEMICI - Non sono tantissimi gli animali che in Italia mangiano
il gambero rosso americano. A Massaciuccoli, però, alcuni
uccelli hanno cominciato a conoscerlo e ad apprezzarlo. "E'
il caso dell'airone rosso, Ardea purpurea, del tarabuso,
Botaurus stellaris, della garzetta, Egretta garzetta,
e del cormorano, Phalacrocorax carbo, il cui numero
è aumentato con l'arrivo del gambero". Fra i pesci, è il boccalone,
Micropterus salmoides, pure lui "made in Usa" e importato
a Massaciuccoli, a mangiare il gambero. Ma il nemico più efficace
è il luccio, Esox lucius, in grado di predare gamberi
di ogni taglia, ma che interviene soprattutto sui piccoli (vedi
nella sezione la storia la pagina il
biologo).
Negli ambienti urbani, il gambero rosso è predato anche dai ratti.
LA
PRESENZA - Grazie a tutte le sue caratteristiche, e a causa
dell'uomo che lo ha trasportato, sia per venderlo sia casualmente,
Procambarus clarkii si è diffuso in gran parte d'Europa.
E' presente in Portogallo, Spagna, Gran Bretagna,
Francia, Germania meridionale, Paesi Bassi,
Svizzera, Cipro. In Italia si trova, oltre
naturalmente alla Toscana, in Piemonte, Lombardia,
Liguria, Emilia Romagna, Umbria, Marche,
Lazio e Abruzzo.
SOLUZIONI
- "Secondo me - spiega la dottoressa Gherardi - la soluzione migliore
è quella adottata dagli spagnoli. Sono riusciti a realizzare
degli allevamenti controllati e adesso, addirittura li riesportano
negli Stati Uniti, naturalmente morti, surgelati o comunque
lavorati". Lo yankee, quindi, torna a casa. "Ci vorrebbe
anche da noi qualcosa di simile. Bisogna cominciare dalla lavorazione
degli animali morti, venderli come code. Anche se i controlli sanitari
devono essere rigorosissimi. Questi animali, infatti, accumulano
nei propri tessuti anche i metalli pesanti delle acque inquinate".
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