Anna
Nacci: "Il neotarantismo contro l'omologazione dei media"
Anna
Nacci conduce, ogni martedì, su
Radio Onda Rossa, una trasmissione radiofonica, "Tarantula
rubra". Argomento: il "neotarantismo". Scopo:
diffondere il "verbo" della pizzica.
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Perché ha scelto di far conoscere la pizzica attraverso una
trasmissione radiofonica?
"Io sono nata a Ostuni, con questa musica. Arrivata a Roma
ho voluto sperimentare come reagiva la popolazione 'irradiandola'.
La gente ha reagito in maniera strepitosa, era più entusiasta
dei salentini"
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E allora ha deciso di coniare il termine neotarantismo
"Sì, quel fenomeno per cui questa gente, che del Salento
non è, si è appassionata di questa musica"
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Il neotarantismo rappresenta un ritorno alla tradizione?
"Sì, la tradizione contro l'omologazione dei media"
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Ha quindi un significato politico?
"Prima di tutto socio-culturale. La gente si sente massificata
dai media. I media omologano perché devono creare consenso:
a livello politico basta pensare cosa si cerca di fare con le etnie
diverse. Allora ecco perché la gente ha bisogno delle diversità
ed è per questo che la musica è ampiamente contaminata"
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Ma questa pizzica è la stessa del passato?
"No, oggi la pizzica non si sente più com'era cent'anni
fa, prima di tutto perché è giusto che si cambi e
poi perché c'è bisogno di introdurre strumenti che
non sono nati con la tradizione"
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Che tipo di pubblico partecipa ai vostri convegni?
"C'è un'eterogeneità spaventosa: dai 15 ai 60
anni, i bambini che ballano da pazzi e quelli intorno ai 70. Vengono
da ogni parte. Ecco perché è un movimento molto bello
e importante, perché non ha frontiere né culturali,
anagrafiche, sociali"
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All'interno di questa rinascita musicale sono nate correnti diverse?
"I fruitori, innanzitutto, vogliono sia l'innovazione che la
tradizione. Tra i musicisti ci sono gli integralisti e i "normali",
come li chiamo io, perché per me la normalità è
la contaminazione: siamo in continuo divenire, non siamo in stasi.
Ci sono poi coloro che perseguono la tradizione, che non vogliono
che si contamini niente, ma questa è un'assurdità
perché la pizzica e la tarantella del cinquecento non erano
uguali a quella del '600 o del '700 ma erano in continua trasformazione,
e sicuramente la pizzica che oggi fanno i cosiddetti tradizionalisti
è sicuramente diversa dalla pizzica che si faceva solo cinquant'anni
fa, e le registrazioni ce lo confermano"
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Soprattutto se si vuole dare un significato sociale a questa rinascita
"Ovviamente: come ho detto la tradizione è importante
in quanto è dinamica, non è statica. E gli effetti
positivi della tradizione sono dinamici"
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Ma la pizzica, con la sua storia e la sua tradizione, non rischia
di essere commercializzata? Come funziona il mercato discografico?
"Il mercato è l'ala della società che domina
e di questo non possiamo fare finta. Per fortuna, a livello discografico,
tranne un'etichetta che vuol fare la Paperon de'Paperoni tutte le
altre sono moderatamente indipendenti: non c'è un monopolio
della musica etnica italiana che non è finita nelle mani
delle multinazionali e spero che non ci finirà mai"
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A Torre Paduli, però, dove ogni notte di Ferragosto tutto
il paese scende in piazza a ballare, si respira sempre più
un aria di mercato
"A Torre Paduli la voce si è estesa e la gente è
arrivata da ogni dove: i banchetti sono sempre esistiti, anche nelle
fiere del '200, i banchetti ci saranno ovunque ci sia gente che
possa spendere e li troverai anche nelle chiese. Di questo, però,
non ci dobbiamo scandalizzare"
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Ritiene che quello della pizzica sia un modello esportabile?
"Bisogna considerare che il film di Edoardo Wirensepare, 'Pizzicata',
è stato pluripremiato soprattutto all'estero mentre in Italia
non ha avuto successo: era un grandissimo film che riproduceva il
tema del tarantismo sotto forma di romanzo, storia. 'Sangue vivo'
(altra pellicola di Wirensepare, ndr) è stato l'unico film
che è andato al Sundance Festival di Robert Redford. E poi
tantissima gente mi scrive dal Canada, dal Brasile, dall'Australia.
Preparano tesi sul neotarantismo"
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Ma esistono ancora casi di attarantati?
"I casi di attarantati sono morti con l'avvento dell'industrializzazione
negli anni '50. Fino ad allora il Salento era una tipica società
contadina: non esistevano psicofarmaci, non c'erano psicoterapeuti,
la depressione veniva curata così, con la musica. Ovviamente
casi di questo tipo sono finiti. Sarebbe una grande contraddizione
se oggi ce ne fossero ancora"
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E a Galatina, il 29 giugno, non va più nessuno?
"C'è la presenza costante di molte persone che attendono
qualcuno. Quel qualcuno è una vecchietta di oltre ottant'anni
che ogni anno si reca lì in catalessi e che ha sempre queste
crisi depressive allo scadere del mese di giugno. Per lei è
un rito di liberazione. Però ci sono casi di giovani non
salentini che vanno in trance al suono della musica. Nell'ultimo
convegno che abbiamo fatto ho portato la testimonianza di una laureata
di 38 anni, di Roma che va in trance con la pizzica. Il fenomeno
del neotarantismo è importante anche per superare le depressioni
metropolitane, che oggi possono essere superate grazie alla musica"
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