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Salvatore
Quasimodo, commento a "La
Taranta", 1961 - 1982 di Gianfranco Mingozzi
"Questa
è la terra di Puglia e del Salento, spaccata dal sole e dalla
solitudine, dove l'uomo cammina sui lentishi e sulla creta. Scricchiola
e si corrode ogni pietra da secoli . . .
Anche le pietre squadrate, tirate su dall'uomo, le case grezze,
le chiese destinate alla misura del dolore e della speranza, seccano
e cadono nel silenzio. Avara è l'acqua a scendere dal cielo,
gli animali battono con gli zoccoli un tempo che ha invisibili mutamenti"
. . . "È terra di veleni animali e vegetali qui cresce
nella natura il ragno della follia e dell'assenza, si insinua nel
sangue di corpi delicati che conoscono solo il lavoro arido della
terra, distruttore della minima pace del giorno. Qui cresce tra
le spighe di grano e le foglie del tabacco la superstizione, il
terrore, l'ansia di una stregoneria possibile, domestica. I geni
pagani della casa sembrano resistere ad una profonda metamorfosi
tentata da una civiltà durante millenni"
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