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L'avventura anticlericale di Fano
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Dossier multimediale realizzato da Alessandro Principe
 
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La militante

Dibattiti e conferenze sono un punto di forza dei Meeting

Gaia ha 26 anni. Vive a Bologna, dove si è laureata in Scienze politiche ed è originaria di Fano. “Con Fano ho ancora un legame forte: d’estate sono spesso lì, per mantenere il contatto con le mie origini”.

Come è venuta i contatto con il Meeting anticlericale?
Ne avevo sentito parlare fin da quando ero piccola dai racconti degli amici e dei miei parenti. E già a Bologna frequentavo persone che erano vicine alle attività del gruppo di Fano. Durante un’estate “fanese” ho conosciuto quelli che lavoravano per organizzarlo. E quell’anno, avevo 17 anni, ho partecipato al Meeting per la prima volta. Era la decima edizione.

Chi c’era al Meeting?
C’erano moltissime persone del nord Italia, dal Friuli, dal Bergamasco, da Milano ma anche dal sud. Napoletani, foggiani, calabresi, romani. Molti di loro, insieme anche alle persone di Fano, arrivavano prima per aiutare nell’organizzazione. Si sono stabiliti dei rapporti personali e quindi non c’è nessun tipo di barriera tra gli organizzatori e gli altri. Questo è coerente anche con l’ideologia libertaria. Quindi massima apertura a tutti quelli che vogliono partecipare. Questa è una delle cose più interessanti di questi meeting: la grande apertura generazionale. Si partiva dai figli dei partecipanti, che avevano magari 5 o 6 anni, per arrivare, passando dagli adolescenti, a gruppi di anziani, vecchi anarchici con enormi bagagli di esperienze che facevano anche dei piccoli incontri improvvisati all’ora di pranzo. Si mettevano a raccontare le loro esperienze. Si crea una specie di piccola “piazza”, in cui esperienze trasversali venivano comunicate, socializzate.

Lei dava una mano agli organizzatori?
Io cominciai a lavorare per il Meeting l’anno successivo alla mia prima partecipazione. Chiesi se c’era da fare qualcosa e mi ritrovai dietro un bancone a servire i pasti. E’ anche un modo per socializzare in maniera più stretta con le persone che c’erano lì.

Dopo queste prime esperienze, a quanti Meeting ha partecipato?
A tutti! Mi piace tantissimo l’atmosfera che c’è, un’atmosfera sia di impegno sia di festa. C’è un interesse ad incontrarsi, a socializzare. Alcuni naturalmente erano più interessati all’evento ludico, per conoscere gente. La grande varietà di esperienze di persone diverse fa sì che si alternasse l’interesse dei momenti di divertimento a quello per gli incontri più impegnati. Il tipo di impostazione estremamente aperta ha sempre permesso di avvicinare anche persone che non fanno parte di circoli anarchici o anticlericali in senso stretto. Io stesso non mi considero anarchica ma ero attratta perché il tipo di impostazione è sempre stata nient’affatto esclusiva, ma molto aperta.

Cosa pensano le persone che conosce di questa sua attività?
I miei amici sono sempre stati molto incuriositi da queste mie partecipazioni. Ma comunque il mio giro di amicizie ricalca scelte di un certo tipo.

Anche i tuoi famigliari?
Per quanto riguarda la mia famiglia, bisogna tener presente che a Fano il Meeting è molto conosciuto e comunque è sempre stato considerato un punto di interesse nella vita della città. Con i parenti più anziani però tentavo di nascondere le mie partecipazioni. Era inutile creare ulteriori fratture in famiglia. Per quello bastava già la mia presenza… Con i miei famigliari più stretti, invece, il Meeting era anche un momento per tirare fuori degli argomenti di cui discutere.

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