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Lo spreco di Gian Antonio Stella
I ringraziamenti

I pezzi di Gian Antonio Stella

 

la Val di Noto

Dal Corriere della sera del 12/03/2002

Zu Vasa Vasa e i deputati troppo stressati

Un inferno: sei ore e un quarto di aula la settimana, quasi 53 minuti al giorno. Il ritorno dei deputati dell' assemblea siciliana dallo spettacolare ponte vacanziero di 7 settimane (da Natale a Capodanno, da San Silvestro al Carnevale) deciso per concentrare ogni stilla di energia nelle commissioni delegate a fare la Finanziaria è stato uno stress. Peggio: un inutile stress. Nonostante gli sforzi e una maggioranza di 63 deputati contro 27, infatti, la legge di spesa per il 2002, a un mese esatto dal ritorno in aula, non è ancora stata approvata. Troppe liti intestine. Un guaio: da 12 giorni la Regione non può spendere un euro. E Dio sa quanto questo pesi. Rubinetti chiusi: perso (due mesi di ritardo) l' appuntamento fissato dalla legge al 31 ottobre per la presentazione del documento, perso quello del 31 dicembre per l' approvazione, perso quello del 28 febbraio quando scadeva anche l' esercizio provvisorio, l' amministrazione non paga più nessuno: non un fornitore, un sussidio, una liquidazione. Zero. Come non bastasse, mentre ieri sera la discussione in aula diventava incandescente e sincopata, con interruzioni a raffica per permettere alla maggioranza polista d' accordarsi su questo o quell' emendamento, i "Cobas inkazzati" e altri sindacati dei lavoratori regionali programmavano per oggi una manifestazione contro Totò Cuffaro e la sua giunta. Colpevoli d' avere promesso troppo. "Zu Vasa Vasa", cioè "Zio Bacia Bacia", come il presidente viene chiamato per la passione che mette nel baciare tutti quelli che gli capitano sotto guancia, l' ha dovuto a malincuore ammettere. Sì, il nuovo contratto per i "regionali" che prevedeva seimila promozioni con una pioggia di milioni di euro, decisa un attimo prima del voto per il rinnovo del consiglio, è stato ad esempio "un errore al quale non era estraneo il clima da campagna elettorale e per il quale mi assumo la mia quota di responsabilità". "E a noi chi ci assume?", sono saltati su 2000 lavoratori socialmente utili. Mettetevi al posto loro: gli avevano detto che, grazie alle promozioni e ai pensionamenti di massa, sarebbero stati infine presi in carico direttamente da Mamma Chioccia. Macché. Fatti i conti, dopo le nuove bacchettate della magistratura contabile che non cessa di rinfacciare agli ultimi governi regionali di "fare continui mutui per pagare vecchi mutui", la giunta ha scoperto che lo squilibrio sarebbe stato impossibile da sanare. Troppo largo il buco sanitario gonfiatosi fino a 650 milioni di euro (1300 miliardi di lire) in gran parte ingoiati da una Usl come quella di Palermo che ha 14 (quattordici!) ospedali. Troppi i 350 milioni di euro (700 miliardi di lire) per le buonuscite previste per chi se ne dovrebbe andare. Troppi i vitalizi già a carico che, alla fine della ristrutturazione promessa (e ora congelata), sarebbero saliti a 19.300 contro 13.700 dipendenti. Ed ecco i sofferti ticket sui farmaci e sui ricorsi pretestuosi al pronto soccorso (un risparmio modesto ma "la gente deve smetterla di presentarsi alle urgenze per fare gratis gli esami"), gli strazianti rinvii delle nuove assunzioni, la dolorosa rinuncia alla proposta di diluire l' enormità della spesa previdenziale consentendo ai dipendenti di andarsene per anzianità fino al 2006. Fino allo slittamento dei prepensionamenti. Una pugnalata al cuore, per ogni elettore. Ma prima ancora una pugnalata al cuore per Totò ' u presidente: non mantenere le promesse lo fa stare male. D' altra parte la realtà, per quanto contestata perfino con ricorsi alla Corte Costituzionale contro l' applicazione nell' isola della riforma Dini, è sotto gli occhi di tutti. Nel 2000 i "regionali" andati in pensione per vecchiaia erano stati 13, quelli ritirati per anzianità (con abissale anticipo su tutti gli altri italiani) 245. E nel 2001 la sproporzione, che già era pazzesca, si è perfino accentuata: una ventina di nuovi pensionati anziani, circa cinquecento di "baby". Tra i quali moltissime donne decise a prendere l' ultimo (chissà...) bus che consente alle mamme di lasciare dopo 20 anni esatti. Tra queste, tenetevi forte, alcune erano nate nel 1962. Facciamo due conti? Immaginiamo una ipotetica signora Maria, nata appunto nel 1962 e assunta nel 1981. Liquidata con 35 mila euro circa (quasi il doppio della media di un impiegato degli enti locali), va a prendere il 75% dell' ultima busta paga, vale a dire 1110 euro al mese (minimo) per 13 mensilità. Risultato: avendo versato meno di 300 mila lire al mese per un totale di 72 milioni nell' arco dell' intera carriera, potrà recuperare quella cifra pari a poco più di 37 mila euro in 33 mesi. Vale a dire che dai 43 anni in avanti la signora sarà totalmente a carico della collettività. E quando nel 2019 andranno in pensione le sue colleghe piemontesi o romagnole nate nello stesso 1962 e assunte nello stesso 1981, lei sarà già a riposo da 17 anni e avrà già avuto in regalo dallo Stato (oltre al recupero dei contributi versati, per capirci) la bellezza di 243 mila euro netti. Pari a 470 milioni di lire. Eppure, nonostante questa catastrofe pensionistica che per lo stesso vicepresidente Giuseppe Castiglione "rischia di portare la Sicilia alla bancarotta", l' assessore al Personale David Costa, roccioso avversario del blocco (temporaneo) dei prepensionamenti, spera ancora "sia possibile una mediazione tra le esigenze di bilancio e l' aspettativa dei regionali". Per avere un' idea di come siano in tanti a ballare sul baratro, del resto, basta leggere un po' di emendamenti di spesa: 25 mila euro al Circolo del Cinema di Trapani, 80 mila alla "Coppa degli Assi", 100 mila al Comitato per portare le Olimpiadi a Palermo... Che fatica, accontentare tutti. Dicono i numeri che ogni deputato dell' Assemblea Regionale Siciliana costa quest' anno 281 mila euro, pari a 544 milioni di lire. Calcolassimo solo il lavoro d' aula, finora ci sarebbe costato 65 euro al minuto, cioè 3900 (sette milioni e mezzo di lire) l' ora. Caruccio? Calcoli qualunquisti, ti dicono: "C' è il lavoro in commissione, quello delle équipe ristrette, quello di giunta... L' aula è solo il momento finale". Appunto.

Dal Corriere della sera del 25/02/2002

Prende il sussidio e anche l' appalto milionario

(Palermo) - Il lavoratore socialmente utile Antonio Sabatino lo prova: lo Stato non abbandona i suoi giovani disoccupati alla miseria. Non tutti, almeno. A lui, per esempio, mentre con una mano dava 800 mila lire (413 euro) al mese per sopravvivere alla mancanza di lavoro, con l' altra commissionava il progetto d' arredo urbano d' un paesino. Parcella, comprensiva dalla direzione dei lavori: 624 milioni (322 mila euro). Quanto guadagna un siciliano medio, dice l' Istat, in 27 anni di lavoro. Liquidati i primi 400 milioni, lo ha quindi riassunto con un nuovo contratto lsu. Bizzarrie di Sicilia. Capiamoci: che qualcuno faccia il furbo nel mondo dei lavoratori socialmente utili non è una novità. Basti ricordare il comune di Catania che finanziò il tentativo d' inventare una macchina "schiudi-uova" o quello di Zafferana che mantenne 15 giovanotti per allevare 8 "cirnechi dell' Etna" finché uno alla volta i poveri cani, indifferenti al lusso d' avere due protettori a testa, non tirarono le cuoia. Né si può pretendere che la Regione, la quale sborsa 450 miliardi l' anno per pagare l' obolo assistenziale a 46 mila dei circa 60 mila lavoratori socialmente utili isolani (erano almeno 5 mila in più ma la legge 24 del 2000 ha stoppato finalmente un meccanismo che aveva visto di proroga in proroga il rinnovo per sedici anni consecutivi dei precari presi col cosiddetto articolo 23) conosca uno a uno tutti i beneficiati. Il sostituto procuratore di Agrigento Carmine Olivieri ha fatto un' inchiesta, l' anno scorso, su 23 lsu di Cattolica Eraclea che (nell' indifferenza del sindaco Antonio Cammalleri, sotto accusa per favoreggiamento) non facevano in cambio di quelle 800 mila lire neppure il poco loro richiesto: buona parte, nelle ore socialmente utili, era utile solo a se stessa: chi faceva il meccanico, chi il fioraio, chi per conto proprio, chi alle dipendenze di altri. Il caso di Antonio Sabatino, però, merita di essere raccontato. Siamo a Bompietro, un paese di 1.892 anime sulle Madonie, in provincia di Palermo. Una banca, un ufficio postale, una elementare, una media, punto. Per il resto manca tutto. Niente industrie, niente artigianato, niente turismo. Niente di niente. Disoccupazione spaventosa. Tanti pensionati, tanti invalidi, tanti assegni d' accompagnamento. Le uniche buste paga vengono distribuite dal Comune che, mentre il borgo perde una cinquantina di abitanti l' anno tra quanti muoiono e quanti se ne vanno, è arrivato a pagare, tra impiegati fissi, "ex-art. 23", lsu in senso stretto e dipendenti indiretti assunti coi nuovi contratti di tipo privato, 53 persone. Più il sindaco (cinque milioni al mese coi nuovi aumenti), il vicesindaco (quattro) e tre assessori (due). Totale: 58 stipendiati. Morale: tolti vecchi, bambini, disabili e casalinghe, una persona su 13 riceve la busta paga dal Comune. Per non parlar delle consulenze, come quella data ad Armando Calabrese, un ex assessore comunale disoccupato benedetto da un milione e mezzo al mese per fare il seguente mestiere: "esperto di politiche occupazionali". Uno stipendio glielo dovevano dare. Insieme agli altri cinque consiglieri del Polo, l' uomo aveva partecipato nell' ottobre ' 98 a un giochetto spregiudicato permesso da una normativa oscena: visto che la maggioranza di 7 a 5 era saltata col passaggio di un consigliere all' opposizione, tutti i rappresentanti polisti si erano dimessi portando allo scioglimento del consiglio comunale. Il tutto mentre il sindaco Peppino Geraci, di Forza Italia, restava ben saldo in sella con la sua giunta. Senza più il fastidio dell' opposizione. Avute finalmente le mani libere, vi chiederete, cosa avrà fatto il neo-podestà? Avrà sistemato le fognature? Progettato un depuratore? Avviato una politica che aiutasse la nascita di qualche posto di lavoro non assistito? Macché: ha messo a punto un pacchetto da fare finanziare ad "Agenda 2000" con dentro la costruzione di 24 case popolari pur avendo il paese accumulato via via decine di case sfitte, la creazione del "parco urbano Donna Amorosa" e soprattutto un progetto di arredo urbano per fare più belline le piazzette del centro di Bompietro e della sua frazione di Locati. Un affare da quasi 4 milioni di euro. Per l' esattezza: sette miliardi e 700 milioni di lire. Concorso di idee per scegliere il progetto più bello? No: trattativa privata. E a chi finisce questa commessa che da sola equivale al bilancio annuale ("Mi pare che spendiamo sui nove miliardi, mi pare", spiega riottoso l' assessore all' economia Carmine Di Gangi) del paesino? Ad Antonio Sabatino, un giovane laureato in architettura di Petralia Soprana. Il quale non ha uno studio, né una minima notorietà professionale e neppur un numero telefonico sull' elenco ma è fidanzato (coincidenza) con Stefania Messineo, che faceva la consigliera comunale per il Polo e aveva partecipato all' auto-scioglimento. Come sia finita lo potete vedere, se avrete la pazienza di rassegnarvi alle occhiate di odio che riservano ai curiosi, nella sede dell' ufficio tecnico di Bompietro. Dove possono mostrarvi, come elementi di arredo della piazza Rimembranza di Bompietro e di piazza Vittorio Emanuele di Locati più le immediate vicinanze, la grafica di un pavimento di porfido, lo schemino d' una panchina, il disegno d' un cestino per i rifiuti. Fine. Parcella, come s' è detto, 624 milioni. Già liquidati in parte con due delibere del 4 dicembre 1999 per un totale di 400 milioni più Iva. Pari a quanto guadagna un lavoratore socialmente utile in 41 anni. Eppure Antonio Sabatino, che dopo l' acquazzone di denaro si è visto rinnovare il contrattino assistenziale che lo vede impiegato come lsu alla Provincia di Palermo, è scandalizzato dalla domanda: "Perché devo dare delle spiegazioni? E' tutto in regola. Pur di fare un articolo vi attaccate alle corbellerie. I soldi me li guadagno. Cosa c' entra lei?". E' normale che lo Stato con una mano dia un sussidio contro la disoccupazione e con l' altro versi 400 milioni allo stesso "disoccupato"? "Ma che domanda è? Ma che è, questo, il giornalismo? Con quale arroganza un giornale vuol sapere delle mie cose?".

Dal Corriere della sera del 09/01/2002

E la Sicilia inaugurò il ponte (delle vacanze) più lungo

All' Assemblea regionale lavori sospesi dal 21 dicembre al 12 febbraio. Il bilancio? Rinviato E la Sicilia inaugurò il ponte (delle vacanze) più lungo Hanno corso come pazzi, lavorando febbrilmente quasi due ore la settimana, per approvare il bilancio in tempo. Obiettivo fallito. Così, messo l' animo in pace, i deputati dell' Assemblea Regionale Siciliana hanno deciso di tirare il fiato. E in attesa del ponte di Messina si sono dati il ponte vacanziero più lungo della storia dell' umanità gaudente: 7 campate domenicali. Chiusi i lavori, si fa per dire, il 21 dicembre, hanno attaccato il Natale a Capodanno, il Capodanno alla Befana, la Befana alla Settimana bianca e al Carnevale. E si son dati appuntamento per il 12 febbraio prossimo. Vanno capiti: il 2001 è stato stressante. Prima la pausa dei lavori a metà maggio per le elezioni, poi la ripresa il 25 luglio ad assemblea rinnovata, poi la sosta l' 8 agosto, poi il rientro il 19 settembre... Fai la valigia, disfa la valigia... Difficile prendere il ritmo. Non bastasse, il presidente dell' aula Guido Lo Porto aveva chiuso la seduta del 30 ottobre (9 minuti) invitando tutti a tornare il 13 novembre (riunione fiume: 81 minuti) per recuperare le due settimane necessarie a lui e alcuni amici parlamentari per un viaggetto a Pechino. Scandalizzato, Sebastiano Gurrieri, un deputato della Margherita, ha speso 19 milioni (quasi 10 mila euro) e si è comprato sul Giornale di Sicilia e altri quotidiani locali uno spazio pubblicitario per denunciare "la scandalosa chiusura dell' Ars da Natale a Carnevale". Tutta colpa, dice, della "obesità politica della maggioranza di centrodestra, che contando su 63 seggi su 90, pensa di poter fare e disfare senza risponderne in sede parlamentare". Il salasso economico, dice, non gli è pesato più di tanto: "Sono stato appena eletto e ho già uno stipendio, lo dico con imbarazzo, di 19 milioni netti al mese, più 7 milioni e 800 mila lire per il portaborse o l' attività politica". Quanto possa guadagnare un assessore è presto detto: basta aggiungere 5.848.000 lire, meno le 600 mila lire tagliate dalla giunta polista per darsi una rinfrescatina all' immagine. Quando tra un mesetto torneranno a riunirsi in attesa del ponte pasquale, però, gli onorevoli avran da fare. Le finanze regionali, infatti, non sono rosee. Da qualche tempo, infatti, la Corte dei Conti bacchetta su un tema che il presidente Giuseppe Petrocelli riassume così: "Il percorso di risanamento dei conti regionali ha subito una brusca interruzione". Il buco, dicono i giudici contabili denunciando le "promozioni di massa", i contributi a pioggia (da segnalare quello per i carnevali di Varcellona e Trecastagni), la mancata riscossione di 4.200 miliardi di tasse e il ricorso "indiscriminato" ai mutui per pagare altri mutui, è salito a 8000 miliardi. Sopravvissuta con una distribuzione di oboli all' assedio dei piccoli comuni che hanno l' acqua alla gola per aver accumulato debiti su debiti, la giunta del biancofiore Totò Cuffaro è al centro di polemiche vivaci (basti dire che l' assessore al bilancio si è rifiutato di firmare il bilancio stravolto da spese "clientelari") soprattutto sul versante delle pensioni. Quando son andati a calcolare quanto sarebbe costato mandare a riposo (con l' "anzianità" abolita nel resto d' Italia dal 1995) tutti coloro che voglio approfittare degli strascichi della generosità di Mamma Regione, che consente ancora oggi alle quarantenni sposate d' andarsene dopo 20 anni esatti di lavoro, si sono accorti infatti che la cifra era spropositata. Le alternative erano due: cambiare la legge adeguandola a quella nazionale o diluire i congedi su tempi più lunghi anche se ciò farà salire fino a 4500 gli aspiranti pensionati. Hanno scelto la seconda. Risultato: se andrà in porto il progetto varato prima delle feste, lo staterello spendaccione siciliano manterrà per i propri dipendenti le vecchie regole (che vedono pensione media di 49 milioni l' anno, quasi il doppio di quella degli statali) fino al 31 dicembre 2005. Quando, dopo avere speso 700 miliardi per le sole buoneuscite (media da brivido: 155 milioni a testa, con punte anche di un miliardo) la Regione si ritroverà così: 13. 700 dipendenti e 19.300 pensionati. Qualche santo provvederà. San Totò ' u Presidente è riuscito a trovare perfino 200 milioni da dare a "un musicista iscritto da 10 anni alla Siae". Un compito storico: deve comporre finalmente l' Inno della Sicilia.

Dal Corriere della sera del 04/01/2002

Giarre, 50 anni per un teatro mai aperto

Il Teatro Nuovo di Giarre, una cittadina ai piedi dell' Etna, ce l' ha fatta: con l' arrivo del 2002 ha compiuto cinquant' anni di cantiere senza esser stato mai aperto. Stracciato il record della piramide di Cheope, la cui costruzione, racconta Erodoto, aveva chiesto le fatiche e lo strazio di centinaia di migliaia di egiziani per trenta interminabili anni, è dunque pronto a battere il tempo impiegato dal Celeste Imperatore Shi Huang-di (55 anni, pare) per edificare coi badili e le corde duemila chilometri di muraglia cinese. E se va avanti così, potete scommetterci, il primato sarà sGiarre, 50 anni per un teatro mai aperto Nella capitale delle opere incompiute: ospedali, piscine e stadi non completati e ora in rovina Quando il consiglio comunale decise di dotare la cittadina, a una ventina di chilometri a nord di Catania, di un nuovo e avveniristico complesso teatrale (tre cinema e un glorioso teatro ottocentesco sembravano troppo pochi per saziare la fame di palcoscenico dei 15 mila giarresi di allora) era il 1952. L' anno in cui moriva Benedetto Croce, Charlie Chaplin girava "Luci della ribalta", il prete metodista Robert Richard vinceva l' oro nel salto con l' asta alle Olimpiadi di Helsinki e Alcide De Gasperi battagliava con Don Luigi Sturzo per non allearsi coi neofascisti alle "comunali" di Roma. Quattro anni dopo (1956), mentre i francesi tentavano la spedizione a Suez, veniva approvato il progetto dall' illustre ingegner Leonardo Cannavò: 75 milioni di allora, un miliardo e 725 milioni di lire di oggi. Due anni ancora e nel 1958, mentre moriva Pio XII, cominciavano i lavori. Altri sei e nel 1964, mentre Indira Ghandi debuttava come ministro in India e Costantino saliva al trono in Grecia, il teatro non ancora finito aveva già bisogno di una "manutenzione ordinaria": 28 milioni, 420 di oggi. Altri quattro e nel 1968 già serviva una "variante": 27 milioni, 378 attuali. E via così, con altri 34 milioni (483 di oggi) nel 1969, 89 (795 di oggi) nel 1974, 3 miliardi (5,1 di oggi) nel 1987. Totale: nove miliardi di lire, pari a oltre quattro milioni e mezzo di euro. Mai aperto. Mai uno spettacolo. Mai uno spettatore. Anzi, via via che il Comune e la Regione ci spendevano dei soldi, c' era chi si fregava tutto. Mettevano i bagni e sparivano. Le mattonelle e sparivano. Le poltroncine e sparivano. Un incubo. Ridicolo e indecente. Un giorno portarono sul posto, per una perizia, Pier Luigi Nervi. Il celeberrimo architetto guardò, ispezionò, piegò le labbra in una smorfia e disse, schifato dalla scoperta che avevano ignorato (là, sotto l' Etna!) anche i criteri antisismici: "Potete fare una cosa sola: buttarlo giù". Sì, ciao: con tutti i soldi che aveva portato e che poteva ancora portare? E' ancora lì. Orrendo. Divorato dal tempo che non ha pietà per il cemento armato di scarto. Arrugginito come un reperto bellico in tutte le parti metalliche. Il sindaco Giuseppe Toscano, un diessino che da 7 anni guida la giunta di centro-sinistra che scalzò il millenario potere dei locali satrapi democristiani, allarga le braccia: "Onestamente: non sappiamo più cosa fare. La Regione tempo fa mi ha offerto 600 milioni. Li ho rifiutati: inutile buttarli per rattoppare quello che non si può. Lì ci vogliono tre miliardi, forse più, per sistemare tutto". Sarebbe proprio una bella idea. Meglio: visto che il mese prossimo dovrebbe finalmente essere ricoverato il primo degente del nuovo ospedale, deciso nel 1965 e benedetto con la posa della prima pietra da Mario Scelba nel 1975 (sei anni se ne andarono per fare il progetto, la strada di accesso di 500 metri e i "lavori preliminari di recinzione e sistemazione del terreno" pagati in valori attuali oltre un miliardo di lire, 55 mila euro) qualcuno sospira sull' idea di sistemare anche il resto. Il che porterebbe un acquazzone di soldi inimmaginabile. Del Mezzogiorno più scassato e offeso dalla piaga delle opere incompiute (lo Svimez nell' estate 1997 andò a rileggere i 45 chilometri di documenti dell' Agensud, l' ultimo ente a gestire le politiche di sostegno verso il Meridione, e contò 19.600 cantieri aperti e mai più richiusi) la bella Giarre un tempo famosa per i giardini profumati e gli aranceti che incantavano gli stranieri, è infatti una delle capitali. Un luogo simbolo dove puoi vedere a cosa ha portato la gestione scellerata del pubblico denaro. E c' è il rudere di un immenso auditorium che avrebbe dovuto ospitare un teatro all' aperto dominato dal vulcano e poi biblioteche e laboratori e sedi di associazioni culturali. Abbandonato a un degrado rapido e implacabile, coi tondini che bucano il cemento di infima qualità, le gradinate mangiate dalle erbacce, i parcheggi ridotti a depositi di immondizia, questa specie di mausoleo rotondo e sgarruppato è stato così "privatizzato" dal vicino fioraio. Il quale ha tirato su un cancello, ci ha messo un lucchetto e sotto i portici della struttura ha accatastato di tutto: auto da demolire, camioncini, legname, cassette... E c' è la "pista per auto telecomandate", costata un sacco di soldi senza che mai una sola automobilina ci abbia corso. E la Chiesa del Convento che avendo atteso inutilmente per anni di essere restaurata è stata violentata da un muro che ha tappato il grande portale dopo che ormai i ladri si erano fregati tutto compresa la campana. E l' enorme casa-ospizio per anziani finita da sette anni ma mai arredata e quindi non ancora aperta. E il parcheggio per duecento posti auto a tre piani costruito quindici anni fa e mai inaugurato per problemi di statica visto che l' avevano costruito sopra un torrente. E la grande piscina, divorata in fretta dal tempo e dalle intemperie e ridotta a uno scheletro di mattoni assediato da una lussureggiante selva di arbusti. E il tutto seguendo sempre le stesse tappe, descritte su La Sicilia da Mario Previtera: "L' impresa che fallisce, gli intoppi burocratici, gli interessi politici, le logiche della spartizione, i mancati accordi. Fino all' abbandono". Il capolavoro assoluto, inarrivabile e delirante di questa sorta di "Sfasciopoli", forse più ancora del Nuovo Teatro, è però quello che il cartello stradale, con irresistibile umorismo involontario, chiama "stadio di "atletica"", con le virgolette. Un impianto faraonico, costruito per le Universiadi, con gradinate in grado di ospitare 15 mila persone dove mai si è seduto uno spettatore: nessun parcheggio, nessuna strada d' accesso, nessuna manutenzione. Vetrate spaccate, piste di tartan crepate, pavimentazione ingoiata dalla gramigna. Rosario Sorbello, che era l' assessore ai lavori pubblici ai tempi in cui furono decise e progettate e finanziate quasi tutti queste oscenità urbanistiche, quando il sindaco (25 anni di dominio incontrastato) era l' onorevole dc Giuseppe Russo che contemporaneamente era assessore regionale "e se c' erano dieci miliardi a disposizione uno per forza doveva finire a Giarre", se lo ricorda bene, il modo in cui ottenne lo stadio: "I soldi per il calcio o l' atletica non c' erano e un amico mi disse: il Coni potrebbe finanziare un impianto per il polo". Il polo? Coi cavalli e le mazze? Sotto l' Etna? "Il pooolo! Il pooolo!". E ride. Soddisfatto.

Dal Corriere della sera del 04/01/2002

Ascensori e termosifoni rubati dai palazzi vuoti

DAL NOSTRO INVIATO GIARRE (Catania) - Tema: si può rubare un ascensore? Si può. Andate alla periferia di Giarre, quartiere "Jungo". Periferia brutta, scassata, povera, irrequieta. Spesso pericolosa. Dove tra decine di palazzi in costruzione e abbandonati dove i garage ospitano le auto che vengono rubate e poi offerte ai proprietari in cambio di un riscatto (chi non accetta ritrova la macchina subito, ma incendiata) puoi annotare due casi che mostrano come ancora oggi vengano sprecati troppi finanziamenti pubblici. Il condomini voluti e pagati dalla Ital Poste per i propri dipendenti, diciamolo, non erano esattamente dei bei condomini. Materiale povero, servizi igienici marroni a basso prezzo, tapparelle di plastica mediocre. Costati nove miliardi e costruiti dall' impresa Rendo, fondata da uno dei potentissimi "Cavalieri di Catania", non sembravano tuttavia meno decorosi di tanti altri "alveari" sparsi per le periferie delle città italiane. Cinque palazzi di colore grigio, 94 appartamenti. Già forniti di tutto: bagni, lavelli, caldaie, boyler per l' acqua calda, prese elettriche e attacchi per le antenne. C' era perfino la carta da parati. C' è chi dice sia stata colpa di una indiscrezione, vera o falsa che fosse, sull' uso nella costruzione di amianto cancerogeno. Chi assicura che dietro ci sia stato il rifiuto di tanti catanesi di andare a vivere nella "banlieu" della città etnea. Chi giura che molti si spaventarono alle notizie dei primi furti e delle prime incursioni. Certo è che i destinatari delle case, soprattutto postini, fecero il gran rifiuto: "Lì non ci andiamo a vivere". Da quel momento, nell' assoluta indifferenza di chi avrebbe dovuto vigilare, non è passata notte senza che un appartamento venisse "cannibalizzato". Ladri professionisti, famiglie spinte dal bisogno, furbi decisi ad approfittare dell' occasione, si sono rubati tutto: i termosifoni, le caldaie centralizzate, le porte, i battiscopa, i water, le tapparelle, i lavandini, i vetri, le prese elettriche e i campanelli e addirittura i tubi degli impianti antincendi e qualche ascensore. E in pochi anni il complesso edilizio è diventato lo scheletro spettrale di un fallimento. Hanno raso al suolo, per tirar su questi mostri disabitati, ettari di limoneti e aranceti bellissimi, strappati a una terra dura da secoli di lavoro di generazioni di contadini. Duecento metri più in là, altri condomini nuovi, vuoti, abbandonati, cannibalizzati. Li ha fatti lo Iacp. Una manciata di anni fa. Sono già da buttare. Alle loro spalle, lo stesso Iacp sta costruendone altri ed altri ed altri ancora.

Dal Corriere della sera del 01/12/2001

Sicilia, poli uniti in difesa delle case abusive

"Abusivi di tutto il mondo: unitevi! Ci vogliono abolire! E' un abuso! Abusivi: diciamo no all' abuso!". Fosse ancora vivo, solo il grande Totò (De Curtis) potrebbe rappresentare al meglio quanto è successo in Sicilia. Dove il presidente della Regione Totò (Cuffaro) ha girato ai prefetti, con accorata partecipazione, l' appello ricevuto dai rappresentanti di gran parte del consiglio regionale (diessini, forzisti, nazional-alleati, democristiani, "margheritini", anche se nelle ultime ore sono emerse divisioni all' interno di An e dei Ds...) perché per almeno sei mesi vengano annullati gli abbattimenti già esecutivi di alcune centinaia di case abusive. Nonostante l' Assemblea Regionale Siciliana, equiparata per stipendi e prebende al Senato, abbia finora lavorato in media due ore la settimana con punte minime di tre minuti tra le scampanellate d' apertura e chiusura di una seduta, i deputati isolani dicono infatti d' esser decisi a varare subito quella legge (ma forse sarebbe più esatto chiamarla "sanatoria") attesa da anni, che dovrebbe mettere ordine nel demenziale caos urbanistico. A quale ordine pensi Cuffaro si sa: "Non sono pensabili trattamenti diversi per gli abusivi di necessità e quelli di speculazione. Niente ruspe, ma reti fognarie e un migliore arredo urbano". Cosa ci sia in ballo è presto riassunto. A Castelvetrano sono spuntate sulla spiaggia diecimila ville e villette accatastate per 13 chilometri anche accanto a Selinunte. A Gela hanno scoperto un mese fa che tre palazzi sono stati costruiti sopra il collettore fognario. Ad Agrigento sono indagati perché hanno una casa abusiva nell' area archeologica (direttamente o attraverso la moglie o la suocera) l' ex sindaco oggi deputato Calogero Sodano, il geometra della commissione anti-abusivi, i due ultimi comandanti dei vigili urbani... Spiega una ricerca Cresme-Credito Fondiario-Assimpredil citata da Legambiente, che nell' area mediterranea nei soli anni ' 80 sono stati costruiti 5,5 milioni di case fuorilegge su un totale di 17 milioni, pari al 32,4%. E che "il mattone illegale rappresenta il 70% del mercato in Egitto e Algeria, il 60% in Tunisia, il 45% in Marocco, il 40% in Turchia". L' Italia (15%) sta un po' meglio, ma il Sud no: 45% in Campania, dove 200 mila persone vivono ad alto rischio in 45 mila abitazioni folli sotto il Vesuvio, il 35% in Sicilia. Con punte stratosferiche ad Agrigento dove, denuncia uno studio del sociologo Gaetano Gucciardo, sono state tirate su dal 1981 al 1991 senza licenza il 94,8% dei condomini, dei capannoni, delle chiese... Un panorama catastrofico. Frutto d' una combinazione esplosiva tra la macchinosità di leggi cervellotiche mai applicate in realtà locali di sciatteria amministrativa e l' indifferenza oscena con cui troppi italiani approfittano della farraginosità delle norme per infischiarsene. Basti dire, avendo il virus infettato più o meno tutta la penisola, che le nostre coste sono state sepolte sotto tre miliardi e 150 milioni di metri cubi di cemento fuorilegge. Che su 100 case abusive 76,3 sono state costruite nelle quattro regioni meridionali a più alta densità criminale. Che anche quest' anno, dopo decenni di autocoscienza ambientale e di denunce dei disastri alluvionali causati dalla gestione scellerata del territorio, sono state costruite 35 mila abitazioni abusive. "I comportamenti previsti dalla legge come reati cessano di esserlo se la coscienza morale dominante non li considera tali", ha detto tempo fa Giulio Tremonti. Il segnale che parte dalla Sicilia, con l' appoggio bipartisan (proprio un bel tema per mettersi d' accordo...) della destra e della sinistra, è un segnale a quelle coscienze sempre più indifferenti alle regole. Coscienze atone già confortate dalle statistiche: il rischio che arrivi la ruspa, anche nel caso di ordini di demolizione esecutivi, è nel nostro Mezzogiorno dello 0,97 per cento.

Dal Corriere della sera del 25/09/2001

Palermo e le Olimpiadi, così si gioca sui Giochi miliardari

Era sembrata un' idea stupenda, posare un prato finnico proprio sul lungomare di Palermo. Un sogno da tre miliardi e due di fratellanza botanica: svettanti palme arabiche e sette ettari di erbetta scandinava tenera tenera, umida umida, verde verde. Per uno sfizio perfezionista, si erano inventati perfino le uniche aiuole floreali sotterranee al mondo: un metro sotto il livello del manto erboso perché i fiori non ostruissero la vista del meraviglioso mare blu. Macché: l' erba (antimeridionalista?) s' è rifiutata di crescere. E con la scusa del sole furibondo e della siccità (non le davano da bere) è morta. Così, a distanza di pochi mesi, là dove doveva l' occhio doveva indugiare su un paesaggio nordico, spazia invece su una steppa desertica. E s' è scoperto che dei due vincitori dell' appalto uno aveva presentato carte false, l' altro era coinvolto in un processo Pippo Calò. Il che, visto che il prato era un omaggio al Forum Mondiale dell' Onu sulla Criminalità 2000, non è stato molto bello. Non c' è città come Palermo, in corsa con Milano e Roma per avere le Olimpiadi 2012, che dimostri quanto siano pelosi certi proclami sulla necessità di creare nuove date catenaccio. Cioè occasioni storiche per costringere lo Stato e se stessi a fare le infrastrutture che altrimenti, per sciatteria, sono rinviate di anno in anno. E non c' è occasione che il capoluogo siciliano non abbia macchiato sollevando polemiche, indagini, risate. La prima scadenza del destino furono i Mondiali del 1990. Calendario: tre partite. Rifecero lo stadio (50 miliardi contro i 30 preventivati) con tribune posticce che avrebbero dovuto subito dopo esser rimosse: sono ancora lì, e ogni domenica fanno tutti finta di non sapere che mezza "Favorita" non ha l' agibilità. Tirarono su un capannone provvisorio per far la sala stampa: è abusivo ma è ancora lì con dentro l' assessorato all' Urbanistica. Vollero tutte le scorciatoie possibili per appaltare i lavori dell' aeroporto con l' impegno d' aprirlo prima che fosse dato il primo calcio: l' han finito nel ' 96. Assunsero per le emergenze 56 barellieri che il giorno dopo presentarono il certificato: erano invalidi civili o portatori d' handicap. Promisero di inaugurare in tempo la metro per Punta Raisi: forse (forse) sarà in funzione a ottobre. Undici anni dopo la fine delle "notti magiche". La seconda occasione storica furono i mondiali di ciclismo del 1994. Pareva fossero la boa di un svolta millenaria, dalle zolfatare all' Hi-tech. Resta un velodromo che cade a pezzi e il ricordo di una gitarella costosa. Per vedere come i norvegesi avessero organizzato i loro mondiali e fare una festicciola di presentazione dei futuri campionati siculi, partirono per Oslo in 120: assessori, deputati regionali, portaborse, quattro cuochi e i musicisti di una banda folk. Tutti preceduti da un tir con ogni ben di dio di prodotti siciliani, dal finocchio selvatico alla bottarga ai vini, per i quali furono pagati sei milioni di solo sdoganamento. Ma le mogli? Perché c' erano tutte le mogli? "Che dovevamo fare?", saltò su l' assessore Sebastiano Spoto Puleo, "Poi ci dicevano che siamo i soliti siculi che lasciano a casa i fimmini!". Coro: non vi vergognate? Risposta dell' assessore: "Occorre distrarre la gente dall' immagine negativa che purtroppo ha la nostra regione". Il terzo rintocco della storia scoccò con le Universiadi del 1997. E qui davvero fecero le cose in grande. Per cominciare, decisero di costruire la Cittadella dello sport del Parco d' Orleans, progettata da un grande dell' architettura mondiale, Alvaro Siza Vieira. La pista di atletica era (era) la più bella e sofisticata dalla regione, costruita col materiale più costoso in commercio: mai usata per colpa del muretto di 30 centimetri che reggeva la rete di recinzione e diede vita col Genio Civile a un contenzioso interminabile. Il palazzo dello sport (basket, pallavolo, calcetto...) non è mai stato aperto per mancanza di collaudi. La grande piscina è rimasta chiusa per anni. Quando s' accorsero che non era utilizzabile perché senza riscaldamento l' architetto si batté la mano sulla fronte: "Minchia: m' u scurdai!". Ma il gioiello delle mani bucate, a parte la costruzione dello stadio del baseball (non presente alle Universiadi) resta il viaggio a Fukuoka. Soddisfatti di come era finito nel nulla lo scandalo del viaggio ad Oslo, in Regione decisero infatti di raddoppiare. E di organizzare una gita per vedere come avevano organizzato i loro Giochi i giapponesi. Viaggio spartano: 4 miliardi (17 milioni a testa) per portare dall' altra parte del mondo 231 persone. Deputati, funzionari, amici e protagonisti di uno spettacolino da regalare ai nipponici: 30 sbandieratori di Siena, 30 trampolieri emiliani, 30 gondolieri veneziani, 10 cantanti romani, 30 Pulcinella napoletani... Tutti prenotati all' Hyatt Residence: mezzo milione a testa al giorno. "Il minimo - spiegò l' assessore al turismo Luciano Ordile - mi dicono che la lira lì non vale niente e un caffé costa 10 mila lire". E poi basta con queste polemiche pidocchiose: "Non stiamo mica organizzando una sagra di paese!". Rideva. Poi fu colpito da un ordine di cattura. E saltò fuori che l' "agenzia di viaggi" inglese era in realtà un allevamento di cavalli e i soldi eran finiti alle isole Vergini. Il processo è in corso. Tra gli imputati (la richiesta di condanna è di 3 anni e 3 mesi), c' è pure l' ex assessore provinciale Fabrizio Bignardelli. Pressato dalla voglia di rinnovamento, il presidente regionale Totò Cuffaro se l' è preso come segretario particolare.