"Dopo
la scuola pulivo spatole e gessi in bottega"
Sono
le origini napoletane a vivere nellantica bottega della famiglia
Squatriti.
Nel secondo dopoguerra, la fame e la povertà di una famiglia di
attori spinge un giovane votato al teatro ad andare a bottega per imparare
il mestiere. E il papà di Federico che apprende larte
del restauro e la trasmette a tutta la famiglia.
Noi abitavamo sopra la bottega ricorda Federico - quindi
ho iniziato fin da piccolo a lavorare. Uscivo da scuola - continua
- e venivo ad aiutare i miei: pulivo le spatolette e i gessi . "Dopo
la guerra, con il ritorno alla normalità, mio padre - dice Federico
- all'epoca tredicenne, venne affascinato o meglio incantato da un piccolo
negozio, dove si riparavano porcellane".
Da allora tutta la famiglia Squatriti si dedicò all'arte di curare
le bambole, fino ad oggi. La madre Gelsomina, vanta oramai un 'esperienza
di lunga data e per le mani dice di aver avuto bambole di altissimo valore.
L'ultima, per esempio era stimata tra i dodici mila e i tredicimila
dollari. Basti pensare che solo le scarpe ne valevano 900 mila.
Ma fare l'artigiano oggi non è così semplice. In circa 10
anni le attività artigianali nel centro storico di Roma si sono
dimezzate. Pressione fiscale, espulsione delle vecchie botteghe magari
a vantaggio di jeanserie, mancanza di adeguati fondi ed interventi per
la salvaguardia del settore ma anche di incentivi per i giovani e quindi
di ricambio generazionale. Sono soprattutto le ferree leggi di mercato
che hanno fatto precipitare l'artigianato in una profonda crisi,
dirottando i consumi verso i più convenienti prodotti industriali.
Per fortuna qualcuno ha la forza necessaria per resistere alle difficoltà:
«Il bottegaio vive per la propria bottega - dice Federico- e fare
lartigiano diventa una passione che non ti lascia più. Mi
rendo conto che si tratta di uno spirito perduto, che sopravvive in pochi
angoli, ma io ci voglio ancora credere".
|
|