Lavoro per tutti i disoccupati della zona, sopravvivenza dell'economia locale e più espropri per tutti. Santino Arrìa questi concetti li ripete come un mantra. Sono la formula magica di un politico favorevole al ponte sì, ma solo alle sue condizioni. “Perché altrimenti potrebbe finire come in Val di Susa”, dice serafico.


 
Santino a Torre Faro lo conoscono tutti.La sua famiglia gestisce una rosticceria. E anche quando di appalti per il ponte neanche se ne parlava, accanto al bancone con gli arancini e le teglie di focaccia c'era appeso il pieghevole della Stretto di Messina, col disegnino dell'impalcato e le proiezioni delle torri appiccicate su una foto dei laghi di Ganzirri. Un volantino che ha rovinato la digestione a più di un cliente, impegnato a chiedersi come fanno a essere favorevoli al ponte i proprietari di un locale che, se e quando questo ponte lo faranno, sarà a poche centinaia di metri da cantiere.

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Santino su quel pieghevole ha costruito buona parte della sua carriera politica. Nel 1998 è stato eletto nelle liste di Forza Italia come rappresentante nel quartiere in cui ricadranno la maggior parte dei lavori per la costruzione del Ponte sullo stretto, ed è stato riconfermato anche alle elezioni amministrative del 2003 e del 2005. E' stato lui a far costituire nel suo quartiere la commissione “Ponte sullo stretto”. Obiettivo, comunicare lo stato d'avanzamento dell'opera, ma soprattutto coinvolgere i cittadini della zona.

Il pallino di Santino sono le “consultazioni popolari”. “Da anni abbiamo in mente di farne due, ma il vecchio regolamento comunale non lo permetteva. Con il nuovo statuto, entrato in vigore da qualche mese, riusciremo finalmente a farle”.

Uno dei due mini referendum dovrebbe chiedere agli abitanti di Torre Faro se sono favorevoli o meno al ponte. Il secondo, invece, spiega Santino “dovrebbe verificare tutte le figure disoccupate presenti in zona”. Una specie di rinato ufficio di collocamento. “Una volta stilato l'elenco –continua Santino - lo forniremo alla Stretto di Messina, al Ministero del Welfare e a quello per le Infrastrutture e stileremo un patto per il lavoro, perchè i disoccupati della zona abbiano la priorità assoluta. I disagi saranno enormi: rumore, problemi di viabilità, polveri. Tanti disagi, tanti benefici”.

Stesso discorso vale per tutte le attività commerciali della zona, ad esempio i ristoranti come il suo.

Se gli si obietta che di solito i grossi cantieri hanno alloggi e mense internee che quindi gli operai potrebbero non avere interesse a mangiare i suoi arancini, Santino risponde con due parole: buoni pasto. “L'importante è che ci diano l'autorizzazione per fare le convenzioni, poi si vedrà”.

Nulla di tutto questo, né l'assorbimento della disoccupazione locale né il rispetto dell'economia del territorio è previsto nel mandato affidato a Impregilo lo scorso settembre per realizzare il ponte. Così come non è prevista un'altra delle cose caldeggiate da Santino, ovvero l'ampliamento della fascia di case da espropriare. Perché, sostiene lui forzando un po' il concetto, “non si può pensare che ci siano ville con un pilone in giardino”. Chissà se si è calcolato quanto potrebbe costare ampliare il raggio degli espropri, visto che si tratta di una zona piena di case, complessi di villette e vere e proprie ville con piscina e giardino.


Per Santino il problema in qualche modo si risolverà, lui il suo futuro professionale a cantieri aperti lo vede “brillante”.

“La stretto di Messina, l'Impregilo – teorizza - sono fatte da uomini e gli uomini si parlano. Saranno i primi a tenere conto della realtà locale”. Altrimenti, sostiene Santino,”potrebbe succedere quello che è capitato con la TAV in val di Susa”.

Quando poi si parla delle infiltrazioni mafiose, Santino tira fuori una teoria originale. “Mi auguro che si possano evitare, ma risolvere questo tipo di problemi tocca alla giustizia e alla politica. Se non saranno loro a trovare una soluzione, vorrà dire che va bene così a tutti. Basta che non ci siano lesioni personali ai cittadini di Torre Faro….”