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Da pazienti psichiatrici a cronisti: “Caro Saviano, niente pregiudizi”

di    -    Pubblicato il 3/03/2014                 
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“Caro Roberto Saviano, siamo solidali con il tuo dolore (e noi di dolore ce ne intendiamo!) e anche con la tua paura nell’iniziare a prendere psicofarmaci, ci siamo passati. (…) Ma le parole sono pesanti e tu lo sai meglio di noi”. Non è una semplice lettera quella che la redazione di Psicoradio ha inviato a Saviano dopo l’intervista rilasciata dal giornalista a El Pais la scorsa settimana. E’ un vero e proprio appello contro i pregiudizi che spesso compaiono quando si parla di disagio mentale. A scrivere a Saviano sono 13 pazienti del Dipartimento di salute mentale di Bologna. Hanno deciso di prendere in mano carta e penna proprio perché, mella loro doppia veste di pazienti psichiatrici e giornalisti per la trasmissione di Popolare Network, sanno quanto è importante utilizzare i termini giusti. E lo sanno bene, visto che per molti loro stessi sono solo dei “matti”, dei “malati”.

Per questo le dichiarazioni di Saviano non potevano lasciarli indifferenti: “A volte mi domando se finirò in un ospedale psichiatrico”, ha affermato il giornalista sul quotidiano spagnolo. “Già adesso ho bisogno di psicofarmaci per tirare avanti e non era mai accaduto prima. Non ne faccio abuso, ma a volte ne ho necessità. E questa cosa non mi piace per nulla”.

La reazione di Psicoradio è stata netta: “Non vogliamo – scrivono – più sentir parlare di ospedali psichiatrici, che per fortuna sono stati chiusi, almeno in Italia! E’ proprio chi prende gli psicofarmaci che corre meno il rischio di essere ricoverato. Non bisogna coltivare la paura e i pregiudizi e non bisogna associare psicofarmaci e manicomio”. I giornali hanno ripreso l’intervista di Saviano con titoli come “Confessione shock di Saviano” oppure “È una non-vita, uso psicofarmaci”. “Cosa c’è di così scioccante nel prendere psicofarmaci?” domandano i redattori di psicoradio, che attendono una risposta da Saviano.

Antonio (nome di fantasia) gli psicofarmaci li ha presi e li prenderà forse per sempre. Prima di diventare un redattore di Psicoradio faceva il manager. Poi ha perso il lavoro, la moglie lo ha lasciato e ha interrotto i contatti con il figlio. E’ crollato. Ma dal fondo è riuscito a risalire: ad aiutarlo sono state le terapie ma anche il lavoro svolto a Psicoradio. Oggi è stato assunto in una biblioteca, ha trovato una nuova compagna con cui dividere la vita e ha recuperato il rapporto con suo figlio.

“La nostra radio è nata nel 2006 in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale di Bologna”, spiega Cristina Lasagni, responsabile del progetto e professoressa all’ Università della Svizzera italiana, “è’ come una scuola di giornalismo, li prepariamo al mondo del lavoro a tutti gli effetti”. In questi ultimi anni Psicoradio ha realizzato più di 220 trasmissioni nazionali e 20 programmi per diverse testate, molti di questi in diretta. Tre giorni a settimana i redattori vanno in onda su Popolare network e su Radio città del Capo. E’ l’unica radio in Europa realizzata da pazienti psichiatrici ad avere una diffusione nazionale. La redazione si trova nella sede dell’ex manicomio Roncati a Bologna.

“I nostri collaboratori, che hanno dai 22 ai 57 anni, montano, fanno interviste, creano un programma radiofonico di approfondimento con l’aiuto di 4 giornalisti. Ogni due anni abbiamo un ricambio. I redattori prendono anche una borsa lavoro. Alcuni di loro non avevano mai avuto esperienze lavorative, altri facevano lavori prestigiosi che hanno dovuto interrompere a causa della malattia”, continua Lasagni.

Tanti gli argomenti che trattano durante le loro trasmissioni: dalla musica all’ arte, dalla cultura alla cronaca. E non manca mai il loro punto di vista. “L’assunto di base è che l’intelligenza, la sensibilità e i talenti sono nascosti ma non annullati dal disturbo mentale e possono essere risvegliati attivando alcune capacità specifiche”, si legge sul sito della radio. “Non tutto è come sembra. Psicoradio non è solo una radio”, scrivono i ragazzi. “Con il solo fatto di esistere come redazione giornalistica e di fare programmi che vanno regolarmente in onda, sfatiamo l’idea che una persona con disturbi psichici sia per questo un incapace o non sia in grado di produrre nulla di interessante”.

Cristina Lasagni afferma: “Il nostro obiettivo è quello di inserire e reintegrare nel mondo del lavoro persone che erano state espulse. E’ difficile comunicare la complessità e il loro è un mondo pieno di sfaccettature. L’importante alla fine è trovare un modo per uscire dall’isolamento e offrire ai radioascoltatori una prospettiva inaspettata da cui guardare il mondo”. Esattamente come ha saputo fare Carlo (nome di fantasia) che in 21 anni d’età ha cambiato 19 famiglie affidatarie. In radio è riuscito ad esprimere tutta la sua voglia di comunicare. “La sofferenza  – conclude Lasagni – da fuori non si vede, si vedono solo le reazioni che a volte spaventano. In radio si riescono a superare tutte le paure”.

Psicoradio ha lanciato anche un concorso: “Né matti, né pazzi”. I partecipanti sono invitati a trovare parole “semplici e non offensive” con cui definire le persone che soffrono di un disturbo psichico. Molte le proposte arrivate fino ad ora : da “gli incostanti” a “particolarmente abili”, fino a “diversamente sensibili” e a “probabili effetti collaterali di affetti sconnessi”.
Loro, i 13 redattori di Psicoradio, si definiscono semplicemente “cronisti della mente”.

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