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L'intervista a
Rebecca Fairley Raney

Dal NewYorkTimes, web e politica

(Vai al testo in inglese)

Come giornalista, sta seguendo questa campagna presidenziale dal punto di vista di Internet. Pensa che la Rete potrà davvero diventare il "51° stato" americano, una componente fondamentale per determinare il successo di una campagna elettorale?

Quest'anno Internet non avrà un grande effetto sulle elezioni presidenziali. Non esistono campagne presidenziali "a budget ridotto". La parte più importante si svolgerà come al solito attraverso la televisione. Ma Internet potrebbe essere un fattore determinante nelle corse per i "local school boards" e i posti al Congresso.

Qual'è il valore aggiunto di Internet in una campagna politica? E' davvero un passo avanti in vista di una nuova democrazia.

Il potenziale c'è, soprattutto nelle elezioni per incarichi meno conosciuti. Bisogna tenere a mente, però, che Internet non agisce come la televisione. Molto del suo valore sta nell'essere un mezzo di comunicazione "economico", un modo per coordinare i supporters via e-mail senza spendere grandi quantità di denaro.

Con McCain, sembrava che Internet, nuovo David, potesse battere l'establishment-Golia , ma il sogno si è infranto. Significa che anche negli Stati Uniti gli altri media, e gli interessi delle varie lobby, restano sempre e comunque i più forti?

Ancora una volta, lo scenario McCain ha dimostrato che Internet non è il mezzo migliore per una campagna nazionale, perché la corsa alla Casa Bianca non si fa a basso costo. Inoltre, molte persone dimenticano che la maggior parte del denaro raccolto dalla campagna McCain non è venuto da Internet, ma da "fund-raisers" professionisti che hanno contattato i donatori attraverso il telefono. La campagna McCain ha solo fatto molta pubblicità a Internet, e altre campagne probabilmente tenteranno di mettere in scena controfigure pubblicitarie legate alla Rete.

Cosa pensa del voto digitale, sperimentato per la prima volta in Arizona? Funzionerà? Servirà a combattere l'astensionismo?

Non è probabile che un nuovo metodo di voto possa far aumentare il numero di persone che decidono di votare. In Arizona, ad esempio, solo il quattro per cento dei democratici registrati ha votato attraverso Internet, un numero che non costituisce propriamente una "rivoluzione". Il problema è che la gente è disincantata rispetto al sistema. Una nuova tecnologia non può curare questo problema.

E riguardo al "digital divide"? Alcuni pensano che lo sviluppo della politica on line porterà a un coinvolgimento maggiore soltanto un determinato tipo di persone, e che escluderà automaticamente i più poveri e i meno "tecnologicamente avanzati".

E' molto probabile che la disponibilità di un'informazione qualitativamente alta sulle campagne e sul governo condurrà alla questione dell'accesso uguale per tutti. Con il migliorare dell'informazione on line, si farà in modo che tutti gli americani possano fruirne.

All'inizio di questa campagna presidenziale un Internet consultant ha prefigurato un futuro da "Grande Fratello", con i candidati capaci di mandare diversi messaggi a persone diverse adeguandoli volta per volta, grazie alle informazioni tratte dai loro computer…forse esagerava, ma non è un rischio?

Bé, non l'ho mai sentito, ma in realtà il fatto è che se qualcuno viene scoperto a fare qualcosa del genere,avrà in mano solo un enorme disastro pubblicitario. I rischi dell' operare in questo modo sono altissimi.

(27 marzo 2000)

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