Dieci anni di ipertesti narrativi

 

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Hyperfiction Italia


Massimo Riva


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Era il 1992 quando su New York Times Books Review uscì The End of Books, un articolo storico, anche se all’epoca assolutamente sottovalutato, che teorizzava l'avvento della hyperfiction e la sua necessaria conseguenza, la morte del libro scritto. Robert Coover, l’autore del pezzo, descriveva il funzionamento del suo
Hypertext Hotel, progetto pionieristico realizzato con i suoi studenti della Brown University, primo esperimento di testo, magari non ancora narrativo, accessibile e modificabile da ciascun lettore/scrittore.

Il primo esempio di romanzo ipertestuale viene però considerato Afternoon, a Story (1991) di Michael Joyce, da molti considerato il ‘maestro’ della narrativa ipertestuale. Afternoon invita a una lettura sempre diversa. Non c’è plot narrativo, tutto è giocato sulle ambiguità e sulla reazione dei personaggi alle situazioni incerte. Il lettore segue un padre nei suoi tentativi di scoprire se il figlio è/non è rimasto coinvolto in un incidente automobilistico. Afternoon è un testo infinito, che non offre mai la stessa pagina a ciascun lettore per più di una volta. Il romanzo di Joyce è la prova di come sia possibile costruire un testo che non forza in alcun modo il lettore a seguire una particolare rotta, cosa che non sempre è riuscita ad altri scrittori ipertestuali. Di contro, il rischio di perdersi è alto, perché per un lettore tradizionale il paesaggio testuale era ed è alquanto insolito. Cosa che ha convinto Joyce a inserire nelle sue opere successive delle limitazione alla libertà di movimento e spesso anche una mappa orientativa per i suoi lettori, come si può vedere nei successivi
Twelve Blue (1996) e Twilight: A Simphony (1996, Eastgate).

Tra i 'classici' della narrativa ipertestuale anche Stuart Multhrop, autore di
The Color of Television (1996, con Sean Cohen), Dreamtime (1992), Victory Garden (1995) e del noto Hegirascope, presente sul Web nella versione 2. Un testo con percorsi multipli in partenza, ma caraatterizzato da una struttura intimamente circolare, che presenta un livello ancora scarso di interattività con il lettore.

Mark Amerika è comunemente ritenuto lo scrittore più ‘radical’ del Web. Il suo romanzo Grammatron fa parte di un ampio progetto, altamente multimediale, denominato Alt X, che promuove lo sviluppo ipertestuale di tutte le forme d’arte. In rete si può leggere una intervista a Mark Amerika realizzata nel 199 durante un incontro a Roma.

Scritto per il supporto cartaceo nel 1989 e rielaborato per il Web nel 1993
Border Line, di Miguel Angel Garcia, è il primo racconto ipertestuale pubblicato in italiano e finora, sembra, è anche il primo straniero ad essere stato tradotto nella nostra lingua.