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L'inchiesta / Il sociologo dice
Lontani dalla metropoli, ma non troppo


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>>Il sociologo dice

Intervista con il professor Yuri Kazepov, docente di "Sociologia urbana e rurale" alla facoltà di Sociologia dell'Università degli studi di Urbino.

Professor Kazepov, due coniugi romani vanno ad abitare in un antico borgo abruzzese, completamente disabitato e a 1500 metri di altezza. Secondo lei, si tratta di una scelta estrema o è il sintomo di una tendenza?

La tendenza di andare ad abitare fuori città è diventata abbastanza frequente apartire dagli anni '70. Un fenomeno reale, che però è spesso ingigantito da dati sbagliati. Secondo il censimento, infatti, i grossi centri continuano a perdere popolazione. Ebbene, questo non è vero. In realtà, l'aspetto importante è che cambiano i confini delle città, e spesso le statistiche non riescono a cogliere questi mutamenti. E' vero che c'è molta gente che abbandona le metropoli per andare a vivere nei piccoli centri, ma questo fenomeno è comunque abbastanza limitato. Spesso lo si sopravvaluta.

Il professor Kazepov

In questi ultimi tempi, si moltiplicano le iniziative per salvare o recuperare i piccoli centri. Il motivo è solo di carattere storico e culturale, oppure nel futuro ci sarà sempre un maggiore decentramento della vita e delle attività?

Credo che la tendenza sia quella. In altri paesi, come la Germania o i Paesi Bassi, la fuga dalla città è un fenomeno di ampia portata. In futuro, a mio parere, questo decentramento avrà un ruolo importante, soprattutto per quelle persone con qualifiche elevate: in questo senso, importantissimo sarà lo sviluppo del telelavoro, con la possibilità di restarsene a casa senza bisogno di andare in ufficio.

Un fenomeno destinato a crescere, dunque.

Certo. Ormai, le popolazioni cosiddette urbane spesso non abitano più in città: sono urbane per lo stile di vita, ma magari hanno la casa a 50 chilometri dal grosso centro. La scelta di chi va a stare in un paese disabitato dell'Abruzzo è più radicale, e rappresenta una piccola minoranza. In un certo senso, comunque, il decentramento è già in atto. E l'Italia, in futuro, può avere notevoli vantaggi rispetto agli altri paesi. E' necessario, però, che i piccoli centri, dove possono essere decentrate le attività produttive, siano collegati a grosse direttrici. Altrimenti, è impossibile pensare a qualsiasi tipo di sviluppo o di recupero che non sia semplicemente storico o turistico.

Perché si lascia la grande città per andare a vivere nei piccoli centri? E' solo la ricerca di una migliore qualità della vita oppure ci sono altri motivi?

Bisogna fare delle differenze. Il professionista affermato che sceglie di andare a vivere in un piccolo comune, lo fa per cambiare il proprio ritmo di vita, perché cerca una dimensione più a misura d'uomo. Un disoccupato, invece, lo fa per cercare magari nuove opportunità, che, per un motivo o per un altro, non trova in città. Di solito, però, a fare queste scelte estreme sono persone che hanno una buona posizione sociale e, di solito, un buon reddito.

 

 


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Tesina multimediale realizzata da Germano Antonucci - Ifg Urbino
Aprile 2002