Calabria:
calda come Giamaica
Storia di un esperimento riuscito: il «reggae-arbëreshë»
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Carmine,
uno degli «spasulati»
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Reggae.
Parole e musica di una cultura lontana che viene dalla Giamaica.
Ma che a Santa Sofia è diventata di casa. Grazie alla voglia dei
soliti ragazzi del paese che, a dispetto dell'isolamento in cui
vivono (in linea d'aria pochi chilometri distanti dall'autostrada
ma la via che porta a Santa Sofia è stretta e a volte si deve procedere
a senso alternato) sono riusciti a estendere i propri contatti fino
a latitudini sorprendenti.
Dopo
aver partecipato alla fondazione dell'altra band di Santa Sofia
(la Peppa Marriti) Gianluca,
che non ha neanche vent'anni, decide di votarsi ad altro. E sceglie
un ritmo che aveva conosciuto nei pomeriggi alla radio,
insieme al fratello maggiore, Carmine. Ancora una volta l'idea
si propone da sé, in maniera naturale. Sola una scelta è meditata:
il loro dialetto, l'albanese, utilizzato per cantare una
sonorità che viene da oltreoceano. "È fondamentale - racconta Guido,
chiamato dagli amici Zalles - non dimenticare da dove vieni".
"Gli emigranti che lasciavano Santa Sofia - prosegue - conservavano
sempre il ricordo del proprio paese e dimostavano che ovunque tu
sia la tua terra ti rimane dentro".
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Zalles,
la voce del gruppo |
"Noi
- parla ancora Gianluca - non abbiamo bisogno di andare lontano
per provare questa appartenenza. Ce la sentiamo dentro. Per questo
anche se siamo innamorati della musica straniera, non abbiamo mai
pensato di scimmiottare altre lingue. Neanche l'inglese che è la
lingua del reggae".
Il
nome della band attinge perciò al dialetto albanese di Santa
Sofia e il gruppo decide di chiamarsi Spasulati. E quando
si chiede il siginificato di questo nome la risposta che si riceve
è: "Non esiste una traduzione precisa per l'italiano ma quello che
vogliamo esprimere è il nostro vivere alla giornata: arrangiarsi
con lavoretti saltuari e, appena possibile, riuscire a organizzare
un giro per la Calabria a suonare la nostra musica". Ma spesso il
"giro" si allarga e porta gli la Spasulati anche lontano
da casa.
Succede
così che, grazie a un amico che vive Barcellona e
che capita spesso a Santa Sofia - dove la madre è nata -
il gruppo di "Zalles" entri in contatto con un proprio
idolo, Manu
Chao. Il "cantante dei no-global" (come è
stato prontamente ribattezzato dai media quando questi hanno cominciato
a occuparsi di lui e del suo successo anche in Italai) si interessa
alla storia dei ragazzi "albanesi di Calabria".
Così
quando viene in Italia per il tour nell'estate del 2000, Manu Chao
invita la Spasulati Band ad aprire il concerto di Milano.
Come d'incanto i ragazzi di Santa Sofia si ritovano in una sera
di luglio a suonare in piazza Duomo davanti a una folla mai
vista. Tutti lì accorsi per vedere il fenomeno ex cantante
dei Mano Negra ma incuriositi anche da quella lingua insuale
per la musica reggae.
Oggi
la Spasulati Band continua a fare musica e a girare per locali
nella zona intorno a Cosenza. Pronta a mettersi sulla strada
degli appuntamenti musicali dell'estate, dove ormai il loro nome
è diventato un richiamo per il pubblico e per gli altri gruppi.
Inoltre
la lunga attesa per la pubblicazione del loro album sembra
arrivata a termine.
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