Strozzapreti alla marchigiana
L'avventura anticlericale di Fano
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Dossier multimediale realizzato da Alessandro Principe
 
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I protagonisti

Una manifestazione anticlericale

Il nome "Fano" viene dal latino "fanum" che significa "tempio". Ironia della sorte. E' una città di mare, abitata da 56mila persone. La sua origine è molto antica: ne parla per la prima volta Giulio Cesare, nel De Bello Civili. E di ogni epoca che ha attraversato, Fano si porta dietro segni e testimonianze che ne fanno una città affascinante. Tra le viuzze del centro storico, si incontra a un certo punto via Garibaldi. E qui, dopo l'ufficio postale, al civico 47, un campanello su un portone a vetro dice "Papini".

Trovata: è la sede del circolo culturale Napoleone Papini, il "cuore" delle iniziative anticlericali fanesi e la sede dell'Associazione per lo Sbattezzo. Il Circolo è stato fondato nel 1982 ed è stato intitolato a questo anarchico marchigiano nato a Fabriano nel 1856 (ma alcune fonti gli attribuiscono natali fanesi), molto attivo nel panorama culturale di area anarchico-libertaria del suo tempo. La sede del Papini è formata da due stanzette in cui regna un anarchico disordine. E' tutto un affastellarsi di libri, documenti, volantini, poster alle pareti, giornali vecchi. E' da qui che ha preso forma l'idea di organizzare la protesta contro la visita del papa e poi il primo Meeting anticlericale, quello del 1984. E sempre qui, la notte di Natale del 1988, è nata l'Associazione per lo sbattezzo.

Bombarolo per scherzo per le strade di Roma

La tradizione anarchica e anticlericale marchigiana, e fanese in particolare, è nota ed è quindi quasi naturale pensare a Fano come all'ideale "capitale" del movimento anticlericale italiano. Loro ci tengono precisare la natura strettamente anticlericale delle loro iniziative. "A differenza dell'U.A.A.R. (Unione atei agnostici razionalisti ndr.) - chiarisce Chiara Gazzola, presidente dell'Associazione per lo sbattezzo - che porta aventi un discorso più filosofico, noi teniamo meno in conto gli aspetti più intimi delle persone, quelli legati al sentimento religioso individuale. Non ci interessa il fatto che una persona creda o meno in Dio. Quello fa parte della sua coscienza personale. Noi ci battiamo contro il potere delle gerarchie ecclesiastiche, contro la religione usata come strumento di potere".

L'anticlericalismo dunque fa parte del Dna di questa città, delle sue tradizioni culturali. Quasi subito, però, il Meeting anticlericale diventa un appuntamento rivolto non solo ai fanesi e assume, con il tempo, un carattere sempre più nazionale. I protagonisti allora, in perfetto stile anarchico, sono diventati tutti quelli che ne avevano voglia. Che offrivano il loro contributo per organizzare, suonare, far da mangiare, servire ai tavoli, spazzare per terra. "Il carattere molto aperto dell'organizzazione - racconta Gaia, militante fin dalle primissime edizioni - ha permesso l'avvicinarsi di tantissime persone e quindi il ricambio necessario a far proseguire l'iniziativa per tutti questi anni".

E allora si vedono, seduti ai tavoli davanti a un bicchiere di vino rosso, o in prima fila a una conferenza sul rapporto tra Stato e Chiesa, anziani militanti e universitari di vent'anni. Un miscuglio di generazioni che forse è uno degli aspetti più interessanti del Meeting. Quali sono, oggi, i posti in cui si vede un settantenne chiacchierare con un ragazzetto o un gruppo di ragazze poco più che adolescenti cucinare insieme a navigate cuoche che ormai la misura della pasta la fanno a occhio? Non molti, a dire il vero. Il bello di questi "happening", raccontano quelli che ci sono stati, è proprio la voglia di superare le divisioni che la vita di tutti i giorni impone. A volte ce la si fa. Complice il vento tiepido dell'estate e un'idea in cui si crede da portare avanti.

 

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