Il
parere: l'ortopedico
Ronconi:"Serve collaborazione"
Cosa
pensa la classe medica della terapia manuale? In genere il
sentimento più diffuso è lo scetticismo o quantomeno
la diffidenza. In fondo si tratta sempre di terapie non riconosciute
dalla Sanità italiana. Eppure qualcosa si sta muovendo.
Paolo
Ronconi, specialista in Ortopedia e Traumatologia e docente
in Patologia Apparato locomotore Iusm (Istituto universitario
scienze motorie) Roma, crede nell'importanza delle nuove terapie.
Nuove
per modo di dire. "Sono almeno vent'anni - dice - che
si parla di ostepatia. Io ci credo: per questo ho formato
un'associazione composta da ortopedici, ginecologi, dentisti
e osteopati. L'intento è di creare una collaborazione
tra settori diversi per approfondire e studiare i disturbi
dell'apparato locomotore, in modo specifico i problemi legati
al piede". Spesso infatti un problema individuato da
un dentista e che dunque crea problemi ai denti, può
provenire da un altro punto del corpo.
Ma
guai a confondere le diverse professionalità.
"L'osteopatia - spiega Ronconi - lavora, a differenza
dell'ortopedico, sulle problematiche di natura fisiologica,
quindi sulla disfunzione. Non cura cioè la patologia.
Se viene da me una persona con un traumatismo di collo piede,
il problema quindi è patologico ed è pertinenza
dell'ortopedico: io curo la distorsione".
"Poi
quella distorsione - prosegue Ronconi - può aver determinato
una disfunzione, ad esempio un'anteriorizzazione della astragalo,
una cosa molto frequente nelle distorsioni, cioè un'alterazione
della posizione della astragalo nella sua struttura che io
non sono in grado di curare perché non è più
competenza mia. Anche se io ho conoscenza che quella problematica
del collo-piede ha questa disfunzione, non la tratto io ma
la faccio trattare a chi è esperto, cioè all'osteopata.
L'ostepatia per me è un'integrazione terapeutica e
un valido aiuto per migliorare quelle che sono patologie e
disfunzioni dell'essere umano".
Non
mancano però i problemi.
"Ovviamente poi ci sono dei confini, la cosiddetta "terra
di nessuno". Nel caso di una postura alterata chi la
deve curare? Non certo l'ortopedico perché io faccio
il traumatologo, il chirurgo. Dove posso mandare allora il
paziente? O dal chinesiologo o dall'osteopata".
Nel
caso, ad esempio, di un alluce valgo, determinato da un'alterazione
di tipo genetico (di predisposizione all'alluce valgo) porta
ad una intrarotazione della gamba, ad una problematica del
bacino ad un'iperlordosi lombare ad una cifosi di compenso.
"Il problema, dunque, sta nel dividersi i compiti. Io
posso curare la patologia con un plantare, con una scarpa
o con un intervento chirurgico - precisa Ronconi - ma le disfunzioni
che si sono venute a creare, cioè quegli adattamenti
del corpo a quell'anomalia, dovrò farle curare da qualcun
altro: o dal fisiatra di alto livello, dal chinesiologo o
dall'osteopata.
Che
differenza c'è tra queste tre figure professionali?
"Il fisiatra dovrebbe avere la conoscenza teorica di
tutte le varie discipline, per cui anche parte dell'osteopatia,
ma non ce l'ha. Ha la conoscenza più che altro delle
macchine, delle metodiche di tipo chinesiologiche, cioè
delle macchine che migliorano il tono muscolare, che controllano
l'ampiezza del movimento. L'osteopata invece è un cultore
della materia. Il chinesiologo è una nuova figura professionale
che adesso è diventata universitaria proprio dello
Iusm quadriennale: veniva chiamato professore di ginnastica
medica, poi alcuni chinesiologi si sono eruditi e hanno cominciato,
attraverso un buon livello culturale, a curare anche delle
patologie e delle disfuzioni organiche tipo le scoliosi. A
quel punto hanno preso un po' di Souchard, un po' di McKenzie,
un po' di Mezieres, osteopatia e un po' di neurofisiochinesiologia
e li hanno applicati".
Ronconi,
nonostante l'apprezzamento, rimane un po' critico nei confronti
dell'ostepatia. " Ha il difetto - dice - di essere un
po' limitata: cura le disfunzione e punto, mentre i chinesiologi
curano un po' tutto".
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