La dea Kalì della Vucciria

Una santa per due religioni



La peste nel '600
Il festino del 14 luglio
Il 14 luglio, il popolo dei devoti si riversa per le strade per la festa della santa
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IL FESTINO DEL 14 LUGLIO

“Viva Palermo, santa Rosalia e le balate ‘ra Vucciria”. Alla festa del 14 luglio per le strade del centro storico accorrono tutti: il popolino non è mai mancato, ma da qualche anno il “Fistino” è anche un appuntamento per la Palermo radical chic.

Sono di scena uomini e donne che si calano dalle pareti del palazzo reale di Federico II, mimando l’assalto della peste alla città. I palermitani si riversano nel centro storico e seguono lo snodarsi dei carri addobbati, tirati da buoi o da uomini, ultimamente animati dalle macchine. Il corteo si riversa nel Cassero, la lunga strada drittissima tagliata dagli arabi, che attraversa i luoghi storici della città. Oltre alla statua della Santuzza, giocolieri di fuoco su carri di cartapesta, pioggia di fiori, donne bellissime che regalano sorrisi e danzano tutta la notte.

Più che una festa religiosa, il festino è una festa laica, anzi pagana. Festa di popolo, sfrenato per le strade e nelle piazze, festa di balli, canti, fiori. Il rito del ritorno alla vita, celebrato dal tramonto fino a notte fonda, termina a porta Felice che si apre sul mare. Lì, i palermitani trovano, immancabili, i venditori di “babbaluci”, lumache saporite da succhiare dal guscio, e quelli di “calia e semenza”, ceci, frutta secca, semi di zucca tostati o essiccati al sole. Negli ultimi anni, per la santa arrivano anche i pokemon, sotto forma di palloncino s’intende. Pikaciù in mano, il “picciriddu” non osa più fiatare, mamma e papà, armati di cartoccio di ceci, sono pronti a godersi l’ultimo spettacolo, sul mare. Mentre mille lampare brillano nel golfo, a mezzanotte iniziano i fuochi d’artificio.