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Tra
le bambole a pezzi, l'arte del restauro
Una
vecchia vetrina di legno consumata dal tempo, una fila di gufi e di bambole
a pezzi. Visi, gambe e braccia di porcellana ammassati senzordine.
Aggirandosi per i vicoli della capitale, non può sfuggire la bottega
artigiana in via di Ripetta, allangolo di via del Vantaggio, che
in molti definiscono la più horror di Roma. Sono
le bambole "chic", quelle più preziose, di qualche collezione
importante oppure appartenute alle famiglie nobili della capitale a transitare
nelle corsie del vecchio ospedale romano.
Il dottore si chiama Federico Squatriti. Con la madre Gelsomina
tiene aperta una bottega dove la tradizione dei pupi e delle marionette
resiste nel tempo. Allinterno dell'ospedale, in uno spazio di 16
metri quadri, il tempo sembra infatti essersi fermato. Lodore acre
della colla si confonde con quello della polvere. La confusione regna.
Ovunque ci sono oggetti rotti: bambole di porcellana, pupi, statue del
presepe, vasi, piattini e tazzine più o meno di valore. Qui tutto
quello che c'è di rotto viene riattaccato.
Migliaia sono le bambole curate dalle mani esperte di Federico. Quasi
tutte sono guarite grazie agli strumenti dellartigiano.
"Qui da noi - dice Federico - i clienti portano ad aggiustare bambole
antiche: alcune della fine dell ottocento, altre dei primi del
novecento. Si cerca di rimetterle insieme e di recuperare i pezzi mancanti.
Per i casi più disperati, invece ci rivolgiamo ad un tornitore
che ricostruisce i pezzi del corpo. Noi poi li ricomponiamo, mettiamo
gli elastici, e li riaggiustiamo nel modo migliore.
Nell'epoca delle supertecnologie e degli eroi virtuali c'è ancora
chi dedica il proprio tempo ad aggiustare un giocattolo creato per il
divertimento dei bambini, ma che poi è diventato anche oggetto
di vero culto per tanti collezionisti adulti che girano aste, fiere,
mercati e negozi specializzati alla ricerca di pezzi rari ed originali
che spesso raggiungono delle quotazioni di mercato veramente elevate.
Quando si parla di prezzi Gelsomina, con i suoi 70 anni cerca di spiegare
che il valore di una bambola, per quanto antica possa essere, non è
rappresentato mai dal patrimonio monetario, bensì dallamore
per loggetto e dai ricordi legati ad esso. "Una signora ci
aveva portato una bambola a riparare - dice la dottoressa delle bambole
- e ricordo che veniva ogni settimana in laboratorio a raccomandarsi dello
stato di 'salute' della sua bambola. Oppure ricordo quel signore che insieme
alla bambola rotta ne portò anche una sana, per farle compagnia".
Sul tavolo da lavoro un libro libro rosso che contiene i nomi dei
clienti, una specie di registro dei pazienti, ciascuno con una diagnosi
particolare. Provengono da tutto il mondo: Dal Giappone, da New York,
da Mosca. Qui anche le bambole nelle condizioni più disastrose
tornano a vivere.
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