Il villaggio nella città

Samsun, un porto del Mar Nero ancorato tra due strade della Berlino turca

 
 
 

Apo e Fatih

La bimba

 
Mamme a scuola

Mamme a scuola

L'uomo esce, lavora e sa il tedesco, mentre lei sta a casa, fa la spesa, accudisce i bambini. Magari per 20 anni, senza capire una parola che non sia turco. Ma ora alcune di loro hanno una chance di imparare, e si divertono.

La classe: alunne dallo Sri Lanka, Libano e Turchia. Imparano il tedesco ora, anche se molte vivono a Berlino da vent'anni. La ragazza col bimbo è appena arrivata in Germania. A destra: il mercato di Kottbussertor


Quelle con la carrozzina e il pupo dentro fanno fatica a salire le scale, ma non rinunciano alla loro lezione. Le altre, se hanno bambini più grandicelli li lasciano ai baby sitter offerti dalla scuola popolare oppure li accompagnano alle elementari. Tutte quante, una decina per corso, sono decise ad imparare finalmente il tedesco, anche se in ritardo rispetto ai loro mariti e ai loro stessi figli.

Non sono ragazze appena arrivate in Germania. Alcune vivono a Berlino da più di dieci anni, ma mentre aspettano la loro insegnante davanti all’aula, non sono in grado di rispondere alla domanda: “E’ questa l’aula di Funda Simsek?”. Non capiscono neppure: ”Quando inizia la lezione?”. Solo tre sono turche, le altre vengono dallo Sri Lanka, alcune dal Libano e dall’Arabia Saudita.
La loro scuola si trova a Wassertorstr., poco lontano da
Kottbussertor, ed è la scuola popolare più vicina all’angolo di Samsun. Qui i genitori, ma a sfruttare il servizio sono quasi solo le donne, hanno la possibilità di frequentare la mattina corsi di tedesco gratuiti, 12 ore settimanali, e di avere durante le lezioni qualcuno che badi ai loro bambini, se sono ancora troppo piccoli per la scuola.

“Vengono qui soprattutto per amore dei figli, per capirli meglio” spiega la giovane insegnante Funda Simsek, che ha insegnato inglese ad Ankara per cinque anni e da un anno prepara i corsi per i genitori alla Scuola popolare di Kreuzberg-Friedrichshain. “Le mie scolare vogliono imparare il tedesco per essere più rispettate in famiglia”, aggiunge. Sono donne che godono tuttavia già di una situazione famigliare serena: i loro mariti vogliono che studino e a casa le aiutano con i compiti. “Si vede subito chi li ha scritti”, sorride Funda.

Gli uomini - dice l’insegnante – hanno più contatti con la società, perché lavorano, dunque imparano prima la lingua”. Ma questa non è l’unica ragione per cui i corsi sono frequentati quasi per la totalità da donne. Le madri, secondo l’insegnante, stanno più “a proprio agio” tra di loro. O meglio, anche un uomo solo nell’aula renderebbe a tutte più difficile trovare il coraggio di prendere la parola.

I problemi di queste scolare? Non hanno tempo per studiare, sono madri di famiglia, devono cucinare, pulire, fare la spesa. Molte hanno fino a sei figli. “A noi insegnanti – dice Funda - non resta che ripetere e ripetere, fino a che qualcosa non rimane impresso nella memoria”. La cosa più difficile è insegnare la grammatica, perché la maggior parte di loro non possiede conoscenze di base neppure nella propria lingua, oppure è analfabeta.

“Vi piace la scuola?”. Funda traduce per qualcuna, ma una di loro risponde già: “A me non piacciono le vacanze”. La scuola infatti è qualcosa di più che un semplice corso. “Queste donne non hanno vita sociale” spiega l’insegnante. Durante l’anno le ha portate più volte in gita: d’estate alla piscina comunale. Per loro era la prima volta: “da sole non si fidano” dice Funda “ma con me vengono, sono curiose”. Le ha portate in una chiesa cattolica, per “vedere com’è”. Molte non credevano ci si potesse entrare senza permesso. Prima del corso alla scuola popolare, non avevano mai visitato un museo.

 

 

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