L’allargamento.
Sono
coinvolti 10 paesi. Dal primo maggio 2004, come da firma posta ad
Atene il 16 aprile 2003, Repubblica ceca, Estonia, Cipro, Lettonia,
Lituania, Ungheria, Malta, Polonia, Slovacchia e Slovenia, faranno
parte dell’Europa. Inizialmente i vantaggi interesseranno
solo la circolazione delle merci, ma entro il 31 dicembre 2007 verranno
integrati agli accordi di Schengen.
Le
tappe di adesione. Nel
giugno 1993 il Consiglio europeo di Copenaghen ha gettato le basi
dell’attuale processo di allargamento definendo le condizioni
di adesione per permettere ai paesi associati dell’Europa
centrale e Orientale di diventare membri dell’Unione europea.
I negoziati, iniziati il 31 marzo 1998, si sono conclusi nel dicembre
2002. I negoziati di adesione – in 31 capitoli - hanno determinato
le condizioni a cui devono attenersi i candidati a entrare nell’Unione.
I criteri fissati per i Paesi sono tre: politico, economico e dell’acquis.
Per il politico i paesi devono dimostrare stabilità
istituzionale tale da garantire la democrazia, lo stato di diritto,
il rispetto dei diritti umani e delle minoranza – problema
fondamentale per la Turchia. L’economico
prevede la presenza di un’economia di mercato funzionante
e la capacità di reggere la concorrenza delle forze all’interno
dell’Unione. Il criterio dell’acquis
richiede l’applicazione della legislazione dell’unione,
il cosiddetto acquis comunitario.
La Slovenia. Essendo confinante con l'Italia lungo tutto
il dorsale occidentale con le Alpi orientali, il Colio e il lembo
triestino, dal 1947 questa frontiera si è caratterizzata
come luogo di scambi commerciali e come ‘porta’ d’accesso
tra oriente e occidente. Durante i cinquanta anni di guerra fredda
che hanno caratterizzato i due blocchi mondiali, le relazioni tra
Italia e Slovenia sono continuate con accordi bilaterali. La condizione
della Jugoslavia, caratterizzata durante gli anni del maresciallo
Tito per la sua posizione indipendente, ha rafforzato i rapporti
fra i due paesi. Attraverso gli accordi transfrontalieri
le relazioni fra Gorizia e Nova Gorica sono proseguite a dispetto
dei cambiamenti politici delle due amministrazioni.
Le opportunità. La prima, che sarà resa evidente
il primo maggio, è la caduta del confine. Anche se simbolicamente,
la piazza della Transalpina, rimarrà senza reticolato. Un
percorso in porfido fungerà da emblematico confine fra i
due paesi almeno fino al 2007, l’anno di Schengen. L’obiettivo
primario è il cambiamento mentale. Entrambe le amministrazioni
stanno lavorando perché le due città divise dal 1947,
riescano a progettare insieme. Per fare questo è determinante
il superamento delle barriere storiche. Progetti in cantiere: un
ospedale comune, per unire le singole specificità, ad esempio
la Slovenia è all’avanguardia nella microchirurgia
dei traumi; un’università, sull’onda dei rapporti
già proficui tra Trieste, Belgrado e Lubiana; centri culturali
e momenti d’incontro per far interagire due culture che fino
ai primi anni novanta non ne hanno avuto la possibilità.
L’obiettivo. Il controllo delle frontiere, l’adeguamento
agli standard europei e l’integrazione delle minoranze devono
concretizzarsi entro il 2007, data limite per garantire la libera
circolazione delle persone. La Slovenia ha di fronte a sè
un calendario rigido e impegnativo per lìingresso nell'Unione.
Le paure. Gorizia - Nova Gorica sono uno dei principali
centri di passaggio del settore commerciale su ruote. L’autoporto
dà lavoro a centinaia di persone. La riqualifica di questi
dipendenti sarà uno dei punti chiave del futuro. Ma non solo.
L’intera vita economica delle due città è vissuta
sul turismo da passaggio e sull’indotto del confine. La caduta
di quest’ultimo impone cambiamenti. Se le due città
sapranno affrontarli insieme – come sostiene il sindaco Brancati-
potranno reggere il confronto con l’Europa. Da luogo di passaggio
obbligato, il Colio dovrà diventare punto di riposo o di
incontro. L’offerta dovrà specializzarsi per rendere
due città, altrimenti tagliate fuori dalle principali viarie,
attraenti e stimolanti. Ospedale, alberghi, gastronomia, natura:
tutto questo dovrà sostituire la dogana e la rendita di posizione,
tipica dei valichi di confine.
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