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Aprile 2004
sito realizzato da
Raffaele Vitali

 

GORIZIA
NOVA GORICA
Mille anni e non sentirli
Dal comunismo al consumismo

La prima pietra. La nascita di Gorizia risale all’XI secolo. È nel 1001 che il nome della città apparve per la prima volta in un documento in cui l’imperatore Ottone III donava al patriarca di Aquileia la metà di Salcano e della località di Gorizia.

Castello e conti. Simbolo della città. E' nel 1202 che per la prima volta si ha notizia certa del castello di Gorizia che fu sempre residenza dei Conti di Gorizia fin quando la dinastia si estinse con l' ultimo Conte: Leonardo. Nel 1508 passò ai Veneziani, i quali operarono modifiche importanti per adeguarlo ai nuovi metodi guerreschi del tempo. I Veneziani, guidati da Bartolomeo d' Alviano, innalzarono nuove cinte murarie composte da bastioni e da torrioni. Nel 1509 il castello ritornò tra i possedimenti della corona d' Austria e vi rimase per altri trecento anni, fino al 1813, quando passò in mano francese per essere trasformato in caserma.
L' anno seguente (1814) con il Trattato di Parigi il castello ritornò ad essere possedimento austriaco. Nel corso della Prima Guerra Mondiale il castello subì gli unici danni dopo quasi nove secoli di storia. Al termine del conflitto, del castello rimaneva solo un cumulo di macerie. La ricostruzione iniziò durante il periodo fascista - era il 1930 - e dei tre piani originari ne furono ricostruiti solo due. Nel 1943 il castello di Gorizia fu occupato dalle truppe germaniche ed il suo giardino di nord-est utilizzato per le fucilazioni.

La crescita. Il seicento sotto la casa degli Asburgo fu il secolo dell’assestamento, dell’equilibrio politico e culturale. Nel settecento Gorizia conobbe il suo sviluppo socio-economico, si ampliò l’istruzione pubblica, si svilupparono agricoltura e industria. Durante l’ottocento fu costruita la ferrovia Trieste - Udine e la città si guadagnò l’appellativo di Nizza austriaca per il suo clima mite.

La prima guerra mondiale. Il conflitto ha causato la morte di 1milione e 200 mila soldati. La linea dell’Isonzo è stata terreno di dodici battaglie. Oggi i caduti sono ricordati in musei e ossari fra cui in città spicca quello di Oslavia che domina Gorizia dall’alto. Eretto nel 1938 vi riposano 57200 italiani e 539 austro - ungarici.

La divisione. Dopo il trattato di Parigi del febbraio ‘47, Italia e Jugoslavia hanno raggiunto un accordo per la divisione delle terre irredente. Il Monte santo, Salcano e la piana a ovest di Gorizia, sarebbero rimaste in Slovenia. E con esse la stazione del treno, la Transalpina che da quel giorno è divenuta il simbolo di una divisione fatta sulla carta. La facciata del palazzo è rivolta verso Gorizia mentre i binari sono rimasti in Slovenia.


La divisione. La frontiera decisa alla conferenza di pace di Parigi del 10 febbraio 1947 al termine della II guerra mondiale assegnò Gorizia e parte dell’Isontino, zona integrante di questa regione sin dal medioevo, all'Italia. Fu allora che i politici jugoslavi pensarono di costruire qualcosa che avrebbe brillato ance oltre il confine.

La fondazione. Cinquant’anni fa, in una giornata autunnale del 1947, i politici sloveni, con a capo Ivan Macek – Matita, stavano sul Monte Santo, di fronte al Sabotino sopra la piana di Gorizia. Da un lato la collina di Kostanjevica, in terra slovena, dall’altro il castello medievale di Gorizia. Stavano decidendo l’ubicazione della nuova città, tutta ancora da costruire. L’architetto Bozidar Gvardijancic, spiegò in una lettera a un amico come vennero prese le decisioni: “Mi sono convinto che Nova Gorica, se ubicata verso il lato meridionale della vecchia Gorizia, avrebbe un’ubicazione più adeguata e soleggiata, rispetto alla zona di Salcano esposta alla bora lungo tutto l’inverno. Una scelta intuitiva, quella finale del ministro Macek, che dal Monte Santo osservò il terreno col binocolo, poi lo percorse a piedi nudi e infine decise.

La costruzione. Il progetto della nuova città deriva dal sistema socialista, che ricercava l’umanizzazione della città, l’industrializzazione e il modernismo tipico di Le Corbusier. Il tutto per costruire una città giovane vicino alla vecchia Gorizia, da qui l’aggettivo Nova. Per continuare la modernità non mancano le esplosioni giovanili riconducibili all’ultimo ventennio: grattacieli, complessi residenziali e singoli elementi urbani.
Il verde. Il progetto iniziale dell’architetto Ravnikar prevedeva una città parco, luminosa e spaziosa. La piazza di fronte al municipio, caratterizzato dalle statue di bronzo, ne è un esempio. Il 13 giugno ogni anno si rcorda la prima pietra deposta della città e l’inizio di quei lavori che le brigate giovanili provenienti da tutta la Jugoslavia riuscirono a portare a termine in breve tempo.

La politica. Nel 1989 viene introdotto nella Costituzione slovena il diritto di secessione. Il 23 dicembre 1990 si svolge il referendum per l’indipendenza dalla Jugoslavia, con il risultato dell’88,2% di voti favorevoli. Il 25 giugno 1991 viene proclamata l’indipendenza. Alla fine di giugno 1991 si svolge la guerra tra l’esercito jugoslavo e le truppe slovene, che si conclude con la ritirata degli jugoslavi nell’ottobre 1991.
L’8 luglio 1991 sono stipulati gli accordi di Brioni, con cui si stabiliscono tre mesi di moratoria prima dell’effettiva indipendenza di Slovenia. Il 15 gennaio 1992 l’Unione europea riconosce lo Stato di Slovenia. Nova Gorica diviene il ponte primario verso l’occidente.