| La
prima pietra. La nascita di Gorizia risale all’XI
secolo. È nel 1001 che il nome della città apparve
per la prima volta in un documento in cui l’imperatore Ottone
III donava al patriarca di Aquileia la metà di Salcano e
della località di Gorizia.
Castello e conti. Simbolo della città. E'
nel 1202 che per la prima volta si ha notizia certa del castello
di Gorizia che fu sempre residenza dei Conti di Gorizia fin quando
la dinastia si estinse con l' ultimo Conte: Leonardo. Nel 1508 passò
ai Veneziani, i quali operarono modifiche importanti per adeguarlo
ai nuovi metodi guerreschi del tempo. I Veneziani, guidati da Bartolomeo
d' Alviano, innalzarono nuove cinte murarie composte da bastioni
e da torrioni. Nel 1509 il castello ritornò tra i possedimenti
della corona d' Austria e vi rimase per altri trecento anni, fino
al 1813, quando passò in mano francese per essere trasformato
in caserma.
L' anno seguente (1814) con il Trattato di Parigi il castello ritornò
ad essere possedimento austriaco. Nel corso della Prima Guerra Mondiale
il castello subì gli unici danni dopo quasi nove secoli di
storia. Al termine del conflitto, del castello rimaneva solo un
cumulo di macerie. La ricostruzione iniziò durante il periodo
fascista - era il 1930 - e dei tre piani originari ne furono ricostruiti
solo due. Nel 1943 il castello di Gorizia fu occupato dalle truppe
germaniche ed il suo giardino di nord-est utilizzato per le fucilazioni.
La crescita. Il seicento sotto la casa degli Asburgo
fu il secolo dell’assestamento, dell’equilibrio politico
e culturale. Nel settecento Gorizia conobbe il suo sviluppo socio-economico,
si ampliò l’istruzione pubblica, si svilupparono agricoltura
e industria. Durante l’ottocento fu costruita la ferrovia
Trieste - Udine e la città si guadagnò l’appellativo
di Nizza austriaca per il suo clima mite.
La prima guerra mondiale. Il conflitto ha causato
la morte di 1milione e 200 mila soldati. La linea dell’Isonzo
è stata terreno di dodici battaglie. Oggi i caduti sono ricordati
in musei e ossari fra cui in città spicca quello di Oslavia
che domina Gorizia dall’alto. Eretto nel 1938 vi riposano
57200 italiani e 539 austro - ungarici.
La divisione. Dopo il trattato di Parigi del febbraio
‘47, Italia e Jugoslavia hanno raggiunto un accordo per la
divisione delle terre irredente. Il Monte santo, Salcano e la piana
a ovest di Gorizia, sarebbero rimaste in Slovenia. E con esse la
stazione del treno, la Transalpina che da quel giorno è divenuta
il simbolo di una divisione fatta sulla carta. La facciata del palazzo
è rivolta verso Gorizia mentre i binari sono rimasti in Slovenia.
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La
divisione. La frontiera decisa alla conferenza di pace
di Parigi del 10 febbraio 1947 al termine della II guerra mondiale
assegnò Gorizia e parte dell’Isontino, zona integrante
di questa regione sin dal medioevo, all'Italia. Fu allora che
i politici jugoslavi pensarono di costruire qualcosa che avrebbe
brillato ance oltre il confine.
La fondazione. Cinquant’anni fa, in una
giornata autunnale del 1947, i politici sloveni, con a capo Ivan
Macek – Matita, stavano sul Monte Santo, di fronte al Sabotino
sopra la piana di Gorizia. Da un lato la collina di Kostanjevica,
in terra slovena, dall’altro il castello medievale di Gorizia.
Stavano decidendo l’ubicazione della nuova città,
tutta ancora da costruire. L’architetto Bozidar Gvardijancic,
spiegò in una lettera a un amico come vennero prese le
decisioni: “Mi sono convinto che Nova Gorica, se ubicata
verso il lato meridionale della vecchia Gorizia, avrebbe un’ubicazione
più adeguata e soleggiata, rispetto alla zona di Salcano
esposta alla bora lungo tutto l’inverno. Una scelta intuitiva,
quella finale del ministro Macek, che dal Monte Santo osservò
il terreno col binocolo, poi lo percorse a piedi nudi e infine
decise.
La costruzione. Il progetto della nuova città
deriva dal sistema socialista, che ricercava l’umanizzazione
della città, l’industrializzazione e il modernismo
tipico di Le Corbusier. Il tutto per costruire una città
giovane vicino alla vecchia Gorizia, da qui l’aggettivo
Nova. Per continuare la modernità non mancano le esplosioni
giovanili riconducibili all’ultimo ventennio: grattacieli,
complessi residenziali e singoli elementi urbani.
Il verde. Il progetto iniziale dell’architetto Ravnikar
prevedeva una città parco, luminosa e spaziosa. La piazza
di fronte al municipio, caratterizzato dalle statue di bronzo,
ne è un esempio. Il 13 giugno ogni anno si rcorda la prima
pietra deposta della città e l’inizio di quei lavori
che le brigate giovanili provenienti da tutta la Jugoslavia riuscirono
a portare a termine in breve tempo.
La
politica. Nel 1989 viene introdotto nella Costituzione
slovena il diritto di secessione. Il 23 dicembre 1990 si svolge
il referendum per l’indipendenza dalla Jugoslavia, con il
risultato dell’88,2% di voti favorevoli. Il 25 giugno 1991
viene proclamata l’indipendenza. Alla fine di giugno 1991
si svolge la guerra tra l’esercito jugoslavo e le truppe
slovene, che si conclude con la ritirata degli jugoslavi nell’ottobre
1991.
L’8 luglio 1991 sono stipulati gli accordi di Brioni, con
cui si stabiliscono tre mesi di moratoria prima dell’effettiva
indipendenza di Slovenia. Il 15 gennaio 1992 l’Unione europea
riconosce lo Stato di Slovenia. Nova Gorica diviene il ponte primario
verso l’occidente.
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