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Aprile 2004
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Raffaele Vitali

 

IL PASSATO
ZORISLAVA
"Venti anni fa ero trattata male, ma resistevo perchè la paga era migliore. E i soldi servivano per la mia famiglia. Poi tutto è lentamente migliorato. Tranne il confine".

Zorislava Zavrtanik

 

Quando hai iniziato il tuo cammino tra Italia e Slovenia?

Nel 1991 una mia amica che viveva a Trieste mi ha chiamato. Cercavano cuoche e donne delle pulizie nella zona dell’altopiano triestino, che è quasi completamente sloveno. Io abitavo in una piccola frazione di Nova Gorica, isolata e molto agricola. La proposta mi ha attratto e così sono partita verso Trieste. 95 chilometri ogni giorno su un tratto di strada lungo e trafficato.

Ma prima cosa facevi, come era la tua vita?

Ho iniziato a lavorare a quindici anni. Quando sono arrivato a Nova Gorica mi è sembrata una metropoli. C’erano ancora Tito e il suo socialismo. Durante quel periodo le fabbriche avevano tutto. Erano piccole realtà autosufficienti. All’interno c’erano la cucina e la lavanderia. Poi, nel 1990, tutto è cambiato. La caduta del socialismo ha tagliato i finanziamenti alle province e questi servizi sono diventati un costo. Le fabbriche hanno chiuso le cucine e io mi sono trovata senza lavoro. È in questo momento che la mia amica mi ha chiamato ed è iniziata la mia vita in Italia.

Come è stato l’impatto con la realtà italiana?

Venti anni fa, quando venivo in Italia, se non parlavo italiano ero trattata male, considerata poco. Ero una straniera, un’immigrata, una ruba lavoro. Pian piano, lavorando, ho imparato la lingua italiana e tutto è andato per il meglio. Anche i controlli, che si sommavano alla lunga strada, hanno complicato la vita, ma ero serena perché lo facevo per la famiglia. Ancora non avevo i miei figli, ma già lavoravo in prospettiva. All’inizio mi presero in nero, poi, per evitare problemi, mi fecero tutti i documenti, da quel momento cominciò una nuova vita, soprattutto economicamente.

Come ha fatto con la lingua?

La mia maestra è stata la televisione perché a Nova Gorica si studiavano solo l’inglese e lo sloveno. Poi, con il passare degli anni, i miei figli sono diventati i miei maestri. All’inizio il timore di non saper comunicare è stato molto grande, una delle preoccupazioni maggiori.

Quando hai cominciato a lavorare a Gorizia?

Nel 1996 mi sono stancata di fare la strada verso Trieste e cercando mi si è aperta l’occasione di lavorare in questo ristorante. Per la prima volta non mi sono sentita straniera. Sono stata accolta come un’italiana, senza alcuna differenza. Forse sono stata fortunata, è vero. Però è proprio a Gorizia che la considerazione verso noi sloveni è diversa rispetto a Trieste.

Come funzionava il controllo al confine?

L’evoluzione è stata incredibile. Quando avevo dieci-quindi ci anni, il confine non lo si poteva passare più di quattro volte al mese. Poi si è cominciato con una volta al giorno finché, nel 1979, la libertà è diventata totale. Il controllo sloveno era molto forte, soprattutto durante i primi anni novanta, perché il mercato nero era florido. Dall’Italia si portava via la carne dalla Slovenia, le sigarette, tutto con il tacito accordo dei doganieri, almeno fino a quando non incontravi quello veramente pignolo.

A quel punto cosa succedeva?

C’erano delle giornate che potevi passare ore al confine solo perché i doganieri avevano deciso di sventrarti la macchina alla ricerca di non si sa cosa. Spesso lo facevano per il solo gusto di vederti soffrire in attesa. Si formavano code lunghissime e tu speravi sempre che il controllo dettagliato non capitasse a te. Tutto questo ci faceva infuriare, soprattutto pensando a quanto guadagnavano i finanzieri, parlo degli sloveni, e di tutte le agevolazioni che avevano. In Slovenia i finanzieri, i militari e i poliziotti di confine andavano in pensione a 48 anni, accumulando 15 mensilità di pensione ogni anno. E, nonostante tutto, sadici, facevano perdere un sacco di tempo a noi poveri lavoratori. Sono arrivata a cambiare i passaggi di entrata diverse volte al giorno, solo per non rivedere sempre le stesse facce. Sai, oltretutto con il tempo cominci anche a riconoscere quello più rognoso…

Ma adesso tutto cambierà…