La capitale cinese d'Italia
a rischio isolamento



Quasi 11 mila raccolte intorno a via Pistoiese, via Filzi e via San Paolo. Molte di loro non parlano italiano. Gestiscono il 70% dell'industria tessile pratese

Via Pistoiese è una via molto lunga, appena fuori dalle mura di Prato. A destra e a sinistra ci sono negozi con ideogrammi e lampade rosse. C’è sempre molta gente per strada, quasi tutti hanno tratti orientali. In un piazzale sono concentrati dei ristoranti e dei fast food di cibo cinese, ci sono dei capannelli di persone e mi fermo a chiedere di via Toscanini dove andrò a visitare la scuola Ma scagni. La scuola si trova a circa due isolati da lì ma nessuno mi sa dare indicazioni. Qualche ragazza mi sorride e scuote la testa, alcuni signori mi avvertono “No italiano” oppure “No capito”. C’è chi abbassa timidamente lo sguardo e chi continua per la sua strada senza fermarsi. Solo un bambino di circa nove anni si ferma a parlarmi: “Mi dispiace, io non la conosco questa via”. Ci sono tanti magazzini distribuiti tra via Pistoiese e via Filzi, si intravedono dai cancelli le balle di cotone e tessuti, i simboli della tradizione tessile pratese.

Prato si è conquistata nell’ultimo decennio la fama di città multietnica. E’ una delle città italiane con la più alta incidenza di cittadini stranieri. Circa il 12% dei residenti di Prato è straniero, per un totale di 22 mila abitanti. I cinesi sono il 45% degli immigrati residenti a Prato e il 92% di loro abita nel comune di Prato tra via Pistoiese, via Filzi e via San Paolo. Si tratta della comunità cinese più numerosa presente in Italia.

La comunità cinese di Prato è giovanissima e in continua crescita, il 15% degli iscritti alla anagrafe non ha ancora compiuto i sei anni e quasi il 36% ne ha meno di 21. Il numero dei residenti nel Comune di Prato è passato dal 2005 al 2007 dagli 8.600 ai 10.946, con un rapporto abbastanza equilibrato tra i sessi che sta a testimoniare la dimensione familiare dell’immigrazione. (Vai alle tabelle)

Gli altri servizi

L’immigrazione è iniziata dall’inizio degli anni ’90 come spiega Antonella Ceccagno, sinologa, professoressa all’Università di Bologna, nel suo libro “Migranti a Prato. Il distretto tessile multietnico” (2003). La maggioranza degli immigrati allora come oggi viene da una regione della Cina meridionale lo Zhejiang, a sud di Shangai, grande quanto un terzo dell’Italia. La capitale è Hangzhou, la città della seta e sede dell’antica residenza imperiale che fu esaltata da Marco Polo come “la città più bella del mondo”. Con più precisione il luogo natale della maggioranza dei cinesi residenti a Prato è la città portuale di Wenzhou, da cui partono e arrivano le merci per il commercio internazionale. Lo Zhejiang è definita “provincia di accaniti imprenditori”, che ha una buona base industriale nei settori tessile,meccanico, petrolchimico alimentare ed edile. Per avere un’idea dello sviluppo economico della regione si racconta spesso che a Wenzhou è stata aperta la prima banca privata della Repubblica popolare cinese, nel novembre del 1986. Gli immigrati mantengono in genere forti legami familiari con i parenti rimasti in Cina ma è difficile quantificare il rapporto tra sviluppo locale e rimesse degli emigrati. Un’altra buona parte di immigrati viene invece dal Fujian, altra regione costiera, che ha vincoli parentali e affinità culturali con gli abitanti dello Zhejiang. Come si apprende da alcuni studi sociologici (cfr. A.Ceccagno, “Cinesi d’Italia”, 1998; M. Colombo - C. Marcetti - M.Omodeo - N.Solimano, “Wenzhu-Firenze”, 1995) le ragioni che hanno spinto all’emigrazione negli anni ’90 sono state sia economiche che politiche. Ad emigrare non sono stati i più indigenti, anzi spesso si è trattato di persone che avevano già un’attività avviata, che vivevano in una situazione migliore di quella che hanno trovato in Italia, ma che ambivano alla libertà di impresa che gli era negata e temevano di perdere quanto guadagnato a causa dell’instabilità politica del loro Paese.

La posizione geografica della regione dello Zhejiang in Cina

Nella cronaca la comunità cinese appare sullo sfondo degli articoli che raccontano i blizt di carabinieri e guardia di finanza che intervengono per portare allo scoperto magazzini clandestini dove lavorano immigrati non in regola.

Ansa 11/04/2008 - Clandestini cinesi al lavoro, a Prato scoperti due laboratori, un arresto e due denunce. Blitz contro il lavoro in nero in un capannone della zona del Soccorso, trovati 11 operai clandestini. Ansa, 27/02/2008 - Nuova operazione, nel pomeriggio di ieri della Polizia municipale: i vigili sono intervenuti in un fondo di via Bisenzio, da tempo nel mirino degli agenti dell'unità di polizia edilizia. E' almeno da prima di Natale che il reparto specializzato del comando di piazza Macelli teneva d'occhio la situazione.

Capannoni, magazzini, fondi e stanzoni abbandonati negli anni sono stati venduti o affittati a cinesi a cifre molto elevate. Lì gli immigrati hanno iniziato la loro attività principalmente orientata verso il settore tessile. Queste strutture però sono utilizzate anche come case senza che siano rispettate le norme di sicurezza e igiene. Abitudine che provoca spesso l’intervento delle autorità. Le permanenze irregolari poi sono all’origine delle condizioni lavorative di sfruttamento e autosfruttamento degli immigrati.

Quello che non compare nelle cronache è il quadro di intrecci che la comunità cinese ha con la città. Cultura, urbanizzazione, soprattutto economia. Si parla di economia etnica ma questa “etnicità” è ben legata al tessuto produttivo (e per Prato la locuzione sembra perfetta) all’imprenditoria e al commercio italiani. Durante il capodanno cinese ad esempio erano molti i magazzini e i negozi di Prato che hanno chiuso: “Mancano le forniture in quei quindici giorni”. Le aziende manifatturiere con titolare di nazionalità cinese sono 1381 nella provincia di Prato. Il che corrisponde a quasi il 70% del totale delle aziende registrate presso la Camera di Commercio (il dato è stato diffuso dalla Camera di commercio di Prato nel settembre 2007). Tra il 2005 e il 2006 le imprese cinesi sono aumentate del 24%. (Vai alle tabelle).

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