L’immigrazione
è iniziata dall’inizio degli
anni ’90 come spiega Antonella
Ceccagno, sinologa, professoressa
all’Università di Bologna, nel
suo libro “Migranti a Prato. Il distretto
tessile multietnico” (2003). La maggioranza
degli immigrati allora come oggi viene da
una regione della Cina meridionale lo Zhejiang,
a sud di Shangai, grande quanto un terzo dell’Italia.
La capitale è Hangzhou, la città
della seta e sede dell’antica residenza
imperiale che fu esaltata da Marco Polo come
“la città più bella del
mondo”. Con più precisione il
luogo natale della maggioranza dei cinesi
residenti a Prato è la città
portuale di Wenzhou, da cui partono e arrivano
le merci per il commercio internazionale.
Lo Zhejiang è definita “provincia
di accaniti imprenditori”, che ha una
buona base industriale nei settori tessile,meccanico,
petrolchimico alimentare ed edile. Per avere
un’idea dello sviluppo economico della
regione si racconta spesso che a Wenzhou è
stata aperta la prima banca privata della
Repubblica popolare cinese, nel novembre del
1986. Gli immigrati mantengono in genere forti
legami familiari con i parenti rimasti in
Cina ma è difficile quantificare il
rapporto tra sviluppo locale e rimesse degli
emigrati. Un’altra buona parte di immigrati
viene invece dal Fujian, altra regione costiera,
che ha vincoli parentali e affinità
culturali con gli abitanti dello Zhejiang.
Come si apprende da alcuni studi sociologici
(cfr. A.Ceccagno, “Cinesi d’Italia”,
1998; M. Colombo - C. Marcetti - M.Omodeo
- N.Solimano, “Wenzhu-Firenze”,
1995) le ragioni che hanno spinto all’emigrazione
negli anni ’90 sono state sia economiche
che politiche. Ad emigrare non sono stati
i più indigenti, anzi spesso si è
trattato di persone che avevano già
un’attività avviata, che vivevano
in una situazione migliore di quella che hanno
trovato in Italia, ma che ambivano alla libertà
di impresa che gli era negata e temevano di
perdere quanto guadagnato a causa dell’instabilità
politica del loro Paese.
La
posizione geografica della regione dello Zhejiang
in Cina
Nella
cronaca la comunità cinese appare sullo
sfondo degli articoli che raccontano i blizt
di carabinieri e guardia di finanza che intervengono
per portare allo scoperto magazzini clandestini
dove lavorano immigrati non in regola.
Ansa 11/04/2008 - Clandestini cinesi al lavoro,
a Prato scoperti due laboratori, un arresto
e due denunce. Blitz contro il lavoro in nero
in un capannone della zona del Soccorso, trovati
11 operai clandestini. Ansa, 27/02/2008 -
Nuova operazione, nel pomeriggio di ieri della
Polizia municipale: i vigili sono intervenuti
in un fondo di via Bisenzio, da tempo nel
mirino degli agenti dell'unità di polizia
edilizia. E' almeno da prima di Natale che
il reparto specializzato del comando di piazza
Macelli teneva d'occhio la situazione.
Capannoni, magazzini, fondi e stanzoni abbandonati
negli anni sono stati venduti o affittati
a cinesi a cifre molto elevate. Lì
gli immigrati hanno iniziato la loro attività
principalmente orientata verso il settore
tessile. Queste strutture però sono
utilizzate anche come case senza che siano
rispettate le norme di sicurezza e igiene.
Abitudine che provoca spesso l’intervento
delle autorità. Le permanenze irregolari
poi sono all’origine delle condizioni
lavorative di sfruttamento e autosfruttamento
degli immigrati.
Quello che non compare nelle cronache è
il quadro di intrecci che la comunità
cinese ha con la città. Cultura, urbanizzazione,
soprattutto economia. Si parla di economia
etnica ma questa “etnicità”
è ben legata al tessuto produttivo
(e per Prato la locuzione sembra perfetta)
all’imprenditoria e al commercio italiani.
Durante il capodanno cinese ad esempio erano
molti i magazzini e i negozi di Prato che
hanno chiuso: “Mancano le forniture
in quei quindici giorni”. Le aziende
manifatturiere con titolare di nazionalità
cinese sono 1381 nella provincia di Prato.
Il che corrisponde a quasi il 70% del totale
delle aziende registrate presso la Camera
di Commercio (il dato è stato diffuso
dalla Camera di commercio di Prato nel settembre
2007). Tra il 2005 e il 2006 le imprese cinesi
sono aumentate del 24%. (Vai
alle tabelle).
Torna all'inizio