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I CALCIATORI - «Vedi questa
casa? L'ho comprata con i soldi guadagnati facendo il calciatore.
Sono più di 20 anni che vivo di solo calcio. Solo da 5
anni, ogni tanto, faccio qualche lavoretto per arrotondare».
Così comincia l'intervista ad A. C., calciatore
di una squadra che milita nel campionato di Promozione romagnola
(serie dilettanti). Nulla di strano nelle sue parole, se non fosse
che A. milita in serie dilettantistiche ormai
da 12 anni, dopo 10 di serie C. Era poco meno che trentenne quando
giocò per l'ultima volta fra i professionisti.
LIMITI STIPENDI DILETTANTI SULLA CARTA - Nei dilettanti i compensi di allenatori e calciatori sono regolamentati dalla Federazione che, anno per anno, pone limiti ben precisi. Riguardo ai calciatori, l'articolo 94 ter delle Noif (Norme organizzative interne della federazione) parla di un rimborso spese di 77,47 euro a partita (di campionato o di coppa Italia) disputata, più 61,97 euro ad allenamento, per un massimo di 5 giorni a settimana durante il campionato. 61,97 euro è anche il rimborso per ogni giorno di preparazione atletica estiva in vista della stagione che sta per cominciare. L'articolo prevede comunque un limite massimo di 25.822 euro lordi l'anno di compensi ai calciatori che militano nei campionati appartenenti alla Lnd (Lega Nazionale Dilettanti).
NEI DILETTANTI SI GUADAGNA DI PIU' CHE
IN SERIE C - Nonostante questi limiti, a cui solo i
più bravi possono aspirare e che fra i professionisti non
ci sono, «nelle serie dilettanti si guadagna di più
che in Serie C (oggi Lega Pro), dove però è
tutto in regola e si versano anche i contributi pensionistici».
Di fatto, a nessun giocatore è riconosciuto ufficialmente
il massimo dello stipendio consentito. 25.822 euro non sono pochi,
ma, tolte le trattenute, diminuiscono di molto. Insomma, col massimale
si potrebbe anche vivere di solo calcio, ma non certo comprare
una casa, avere una macchina e mandare avanti una famiglia, come
invece ha fatto, e sta facendo ancora, A. C..
STIPENDI IN NERO - Chiaro che
i soldi che A. guadagna, così come la
stragrande maggioranza dei suoi colleghi, arrivino per vie traverse.
Alla Lega si deposita un contratto con il minimo previsto, 7.500
euro l'anno, esentasse (oltre, l'aliquota è del 20%). Poi,
a parte, si firmano scritture private che sono la gran parte dello
stipendio, in aggiunta a quello regolare. Così facendo
si guadagna molto di più di quanto si potrebbe ma non ci
sono garanzie. Se la società non paga quei 7.500 euro il
calciatore può ricorrere alla Commissione Accordi Economici
della Lnd (comma 10 art. 94 ter delle Noif) ma se non paga lo
stipendio previsto dalle scritture private che supera i limiti
imposti dalla Federazione e di cui la Figc non è a conoscenza
cosa succede? Alla giustizia sportiva non si può ricorrere
perché si tratta di accordi irregolari per due motivi:
perché non registrati e perché prevedono stipendi
oltre i limiti consentiti. L'unica soluzione è rivolgersi
alla giustizia ordinaria, ma così facendo si viola la “clausola
compromissoria” (vincolo di giustizia: ogni controversia in ambito
sportivo deve essere risolta tramite la giustizia sportiva, art.
30 dello Statuto della Federazione Italiana Giuoco Calcio) con
conseguenze non da poco: squalifica e ammenda per il giocatore,
ammenda e penalizzazione per la società e inibizione o
squalifica per il dirigente della società (art. 15, Codice
di giustizia sportiva).
MANCATI PAGAMENTI - Per questo,
«nelle serie dilettanti se ti vogliono pagare ti pagano
altrimenti non lo fanno». E non capita raramente che
una società non paghi quanto promesso, anzi. «Praticamente
ogni anno i giocatori delle squadre che stanno andando male perdono
le ultime due mensilità – dice A. C.
- A me è capitato soltanto due volte, ma io sono stato
fortunato. E poi avevo un nome perché ho giocato 10 anni
in serie C. La prima volta successe a con una squadra abbruzzese
– racconta A .– La società voleva
vendermi a una squadra lucana ma io rifiutai perché non
volevo andar a vivere in Basilicata. Dissi che avrei accettato
l'offerta di una squadra marchigiana, la quale però, offriva
meno di quella lucana alla società per cui ero tesserato.
Mi ricattarono: o vai in Basilicata o non ti paghiamo le ultime
due mensilità. Io non cedetti e persi i soldi. Per questa
storia feci anche una causa, durata 10 anni e persa: solo un'ulteriore
perdita di soldi. Perciò quando mi capitò poi che
non mi pagarono altre due mensilità in una squadra marchigiana
non feci nulla e accettai mestamente».
STIPENDI DILETTANTI DI FATTO
– Quando chiediamo ad A. C. quali sono allora
gli stipendi veri nelle serie dilettantistiche, alla fine scopriamo
che il tetto di 25.822 euro annui imposto dalla Figc viene sforato
solo in serie D. Qui, nel primo campionato dilettanti dopo l'ultimo
scalino dei professionisti, «un calciatore bravo può
arrivare a prendere 35-40 mila euro all'anno. In Eccellenza si
scende a 25.000, in Promozione siamo sui 20.000 e in Prima Categoria
si arriva a 12.000 circa. Ma parliamo sempre di giocatori bravi,
di categoria superiore» ci tiene a sottolineare A..
Il problema è che anche quando si resta entro i limiti,
i contratti registrati dichiarano sempre meno di quello che è
l'accordo reale, sottoscritto invece con scritture private fuorilegge.
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