A San Marino qualcosa è cambiato


Pubblicato il 23/04/2012                          


Come tanti a San Marino anche Fiorenzo Stolfi non credeva che la mafia avesse scalato le pendici di Monte Titano. Nel2008, mentre era segretario di stato, cioè ministro degli esteri di San Marino, dichiarò: “Non riesco a pensare che la criminalità organizzata sia un fenomeno presente e che ci siano tutti questi rischi”. A differenza di molti altri, oggi Fiorenzo Stolfi ha cambiato idea: “La nostra è stata una sottovalutazione”.Oggi Stolfi è un consigliere, cioè un membro del parlamento della repubblica, e si batte perché le cose cambino sul Monte Titano.

San Marino sta morendo. O almeno una vecchia idea di San Marino è finita: l’età dell’oro del paradiso fiscale è giunta bruscamente al termine. Con lo scudo fiscale metà della raccolta totale del sistema bancario ha lasciato la Repubblica. Da14,8 miliardi alla fine del2008 (il record storico) è passata a 7,9 miliardi. Gli ultimi anni sono stati uno stillicidio per San Marino. Colpa di Tremonti, del Fondo monetario internazionale e dei vari G8 che hanno costretto il piccolo stato ad adeguarsi alle normative internazionali su trasparenza e segreto bancario. E allora si è visto quanto erano fragili i piedi d’argilla del Titano. Nel 2008 San Marino aveva 12 banche e 60 tra finanzierie, società di gestione e fiduciaria. Oggi le banche sono undici, con conti tutt’altro che rosei. Due sono in vendita. Gli altri intermediari si sono dimezzati: oggi sono appena trenta.

Questa situazione ha reso San Marino più vulnerabile che mai alla criminalità organizzata, ci raccontano al tribunale della piccola Repubblica. Le banche in crisi, le finanziarie sul lastrico pur di riempire i buchi nei loro bilanci sono disposte ad accettare di tutto. Come quei cinque milioni di euro che puzzavano di muffa, chiusi in un sacchetto di plastica, portati dal pregiudicato Vincenzo Barbieri al Credito Sanmarinese. Accettare quel deposito ha portato in prigione i dirigenti della banca.  Era la prima volta che cittadini della Repubblica venivano arrestati tramite una rogatoria internazionale. Un altro segno dei tempi che cambiano.

La lotta alla criminalità organizzata è un cammino che va fatto di pari passo con la ridefinizione dell’identità di San Marino. Una scelte che per la Repubblica significa vita o morte.“La crisi economica -afferma Stolfi- sta portando San Marino a interrogarsi su cosa sia stata fino ad oggi e che cosa sarà domani. Inpassato non si è fattotroppo caso a come si costruiva la ricchezza. Arrivavano investitori, arrivavano depositatori di denaro nelle nostre banche e non siguardava troppo per ilsottile, non si indagava molto. Oggi siamo nella fase opposta, ci interroghiamo su tutto e dobbiamo ancora definire qual è la nostra mission per il futuro”.

Stolfi ha chiara qual è il percorso che dovrà intraprendere San Marino. “Dobbiamo scegliere per forza la strada della collaborazione e della trasparenza. Se in passato siamo stati una zona diciamo grigia oggi mi sembra che gran parte della politica sanmarinese e del mondo economico, capisce che dobbiamo andare su un’altra strada. Non abbiamo la via del paradiso fiscale e nemmeno quella del paese che vive alle spalle dell’Italia“.

Conclude Stolfi: “Io credo che questa crisi, questo nuovo atteggiamento dell’Italia ci aiuteranno ad essere migliori. Sotto un certopunto di vista può darsi che dovremo dire grazie a questa frustata che è venuta, che ci costringe a cambiare e a cambiare in meglio”.

Pages

I commenti sono chiusi