Aggiustare i tubi rotti in bagno? Ad Agrigento si fa prima a chiudere la biblioteca
Pubblicato il 20/04/2014
AGRIGENTO – “Agrigento, buone notizie: riapre la biblioteca comunale del quartiere Fontanelle”. Questo potrebbe essere il titolo del pezzo che segue. Perché la notizia, in effetti, è questa. La biblioteca agrigentina, chiusa da più di due anni per un guasto idraulico, finalmente dovrebbe essere pronta ad accogliere nuovamente i suoi utenti. Ma se il titolo del pezzo fosse questo, mancherebbe ancora qualcosa alla storia. Che è tipicamente italiana e ha dell’incredibile.
Si è detto che la biblioteca non offre più servizi per un danno all’impianto idraulico. Tradotto: due dei quattro lavabi dei bagni della biblioteca perdevano. Così, invece di cercare di sistemare il guasto si è deciso di spegnere la luce, chiudere a chiave e abbandonare l’edificio. Adesso però la biblioteca dovrebbe riaprire. In poco più di un mese, dicono dall’amministrazione comunale. I tubi non perdono più. Errore. I tubi sono ancora rotti, ma si è deciso di non usarli più. E sono passati più di due anni prima di arrivare a questa semplice, semplicissima decisione.
A occuparsi del problema, stando alle parole di Maurizio Masone, assessore per i Beni e le attività culturali di Agrigento, sarebbe personale interno del Comune con un “intervento tampone”. Si sarebbe deciso infatti di limitarsi a usare i due lavandini funzionanti piuttosto che tutti e quattro. Una biblioteca chiusa per più di due anni e poi riaperta solo grazie a una soluzione provvisoria. “Cosa devo dirle? – chiede il consigliere comunale Marco Vullo, che si è battuto a lungo per la biblioteca di Fontanelle – dico solo che bisogna stare attenti a situazioni come queste perché certe volte basta poco per risolverle. Ma spesso la politica non riesce a dare risposte, fa finta di non vedere. E invece la cultura è un fattore importante nella vita di una città e la biblioteca comunale serve a Fontanelle e ai suoi giovani”.
Una struttura piccola, nel seminterrato di un edificio del Comune. I libri sono ancora poggiati sugli scaffali, su un tavolo che doveva essere di studio sono impilate le copie del “Giornale di Sicilia” che sono continuate ad arrivare nella biblioteca nonostante la chiusura. Una sull’altra a prendere polvere. Poi un plastico in legno della città di Agrigento, una sala video con un vecchio televisore e i bagni distrutti con i frammenti di vetro per terra. Se la biblioteca fosse rimasta aperta, almeno questo danno si sarebbe potuto evitarlo. “I vandali – continua Vullo – avranno visto la struttura così trascurata e chissà cosa pensavano di poter trovare all’interno. Saranno rimasti delusi ma comunque hanno procurato un danno a noi”.
Già perché vivere e crescere a Fontanelle non è proprio facile. “Il quartiere è abbandonato a se stesso – racconta Fabiana Romano, studentessa di Lettere che vive a Fontanelle – non ci sono strade, i ragazzi si vedono al bar, alla sala giochi. Qui bisognerebbe fare un lavoro di riqualifica generale. Questo non vuol dire che una biblioteca non serva ma dico che se mancano le strade alla gente poco importa di venire qua per leggersi un libro”. Tra le priorità dei comuni la cultura occupa sempre un posto relativamente basso. E finisce a pensarla così anche la cittadinanza. “La situazione del comune di Agrigento è disastrosa – spiega Vullo – ogni giorno esaminiamo debiti fuori bilancio per buche stradali che da 300 euro diventano 1.500, 2.000 euro e quindi ci troviamo in una situazione debitoria costante. Credo che bisogna tagliare le spese superflue ma la cultura non rientra tra quelle”. In teoria. Ma de facto lo è, se si pensa che stando alle parole dell’assessore Masone, la cifra del bilancio comunale destinata alla cultura – in una città ricca di storia come è Agrigento – è zero. E commenta con tono stupefatto alla domanda “E come organizzate attività culturali?”: “Con l’associazionismo”.
Eppure il caso di questa biblioteca comunale è dimostrazione del fatto che spesso i soldi c’entrano poco. “Certo – dice il consigliere Vullo – se pensiamo che con un piccolo intervento tampone si poteva evitare la chiusura della biblioteca, ci rendiamo conto che non si tratta solo di una questione economica ma della volontà di cercare e trovare dei rimedi. Noi adesso li abbiamo trovate, con un po’ in ritardo ma le abbiamo trovate”. Solo soluzioni di comodo e a budget zero. Indice forse della scarsa dignità che si riconosce a questi luoghi. Ma comunque un passo in avanti. A lavorare nella biblioteca che, secondo le promesse dell’assessore dovrebbe riaprire in tempi brevi – un mese al massimo – nessun bibliotecario di professione ma impiegati comunali (“Dobbiamo prima stabilizzare i precari”) che si sono aggiornati seguendo i corsi di formazione dell’Aib, l’associazione italiana biblioteche.
Però a Fontanelle la biblioteca in passato è servita e per questo i cittadini la rivogliono indietro. Non perché fosse esclusivamente un luogo di studio e di lettura, ma perché era un centro di aggregazione per tutta la comunità. “Mi ricordo che quando la frequentavo – racconta Fabiana Romano – era sempre piena di ragazzini delle elementari e delle medie. E non venivano solo per studiare. Spesso vedevamo film nella sala video, stavamo insieme, discutevamo. Era un luogo di ritrovo. Adesso a Fontanelle manca un punto di riferimento, un luogo fisico in cui potersi riunire e dialogare tutti insieme”. E infatti, oggi, come spiega l’assessore Masone, la composizione anagrafica della popolazione è molto cambiata. Sono pochi i ragazzi rimasti nella frazione, molti dopo i diciotto anni si sono spostati per andare a studiare nelle facoltà universitarie siciliane o della penisola. Va ripensata la fisionomia della biblioteca. “Ci sono molti più anziani – dice Masone – e questo ci induce a pensare a quali servizi offrire loro. Non ha senso riaprire una biblioteca giusto per il piacere di riaprirla”.
Sembra che qui a Fontanelle, al di là dell’attuazione pratica, le idee sull’utilità e la fisionomia di una public library siano chiare. “Avere una biblioteca qui – spiega Vullo – significa avere un punto di aggregazione. Non solo per leggere un libro o fare una ricerca universitaria ma e soprattutto per dialogare e discutere dei problemi della città e del quartiere. Ecco credo che essere biblioteca voglia dire cercare di stare insieme in maniera costruttiva”. Bisognerà vedere quanto altro tempo toccherà aspettare prima che due rubinetti rotti vengano riparati.