Italiani, popolo di non lettori
“La letteratura è la via più gradevole per ignorare la vita”. La pensava così il poeta Fernando Pessoa, contrariamente a quanto sembrano ritenere gli italiani. Un popolo che, se guardiamo i dati sulla lettura relativi al 2013, elaborati dall’Istat e dall’istituto di ricerca Nielsen, preferisce dedicarsi concretamente alle occupazioni quotidiane, lasciando i libri a prendere polvere sul comodino accanto al letto. E questo solo nella migliore delle ipotesi.
Secondo il rapporto Nielsen, l’anno scorso appena il 43% degli italiani – ovvero 22,4 milioni – ha letto almeno un libro. Dato in calo rispetto ai due anni precedenti: nel 2011 erano il 49% mentre nel 2012 il 46%.
E in calo è anche il numero di connazionali che nello stesso anno di riferimento hanno comprato un libro. Sono il 37%, poco meno di 20 milioni. Due anni prima erano il 44%.
“L’Italia è un paese che ha sempre letto molto poco – spiega Flavia Cristiano, direttrice del Centro per il libro e per la lettura, che ha commissionato l’indagine statistica – l’istruzione di massa dagli anni ’60 in poi aveva generato un aumento dei lettori. Ma adesso la crisi economica ha determinato un cambiamento della qualità della vita i cui effetti si riflettono anche sulla diminuzione del numero di lettori e acquirenti di libri”.
Questioni di genere e lettori giovani – Cifre basse in generale, quindi. Ma in queste percentuali a spiccare sono le donne, che comprano e leggono di più rispetto agli uomini. Le lettrici italiane sono il 48% della popolazione: dieci punti percentuali in più degli uomini.
Nella radiografia del paese che legge, a essere preponderante è, quindi, il sesso femminile. Ma non solo. A dedicare qualche ora al giorno a un libro, prima di andare a letto o mentre si sta seduti in metropolitana è una fascia di popolazione relativamente giovane. Il 60% dei lettori sono ragazzi nella fascia di età compresa tra i 14 e i 19 anni, con una lieve flessione al 48% tra i 25 e 34 anni. Forse per il coincidere dell’età con il momento degli studi? È possibile, perché già a partire dai 18 anni, quando il livello di partecipazione scolastica tende a diminuire, la quota dei lettori comincia progressivamente a scendere al di sotto del 50%.
Le donne si confermano lettrici più forti lungo tutto l’arco della vita. Secondo la rilevazione dell’Istituto di statistica nazionale, per gli uomini la quota di lettori scende sotto il 50% già a partire dai 15 anni. Per le donne questo avviene dai 60 anni in poi.
Differenze territoriali – Il divario che da sempre divide il territorio nazionale si riverbera anche sulla collocazione dei lettori più accaniti lungo la penisola. La quota maggiore di italiani che leggono si registra, secondo dati Istat, nel Nord del Paese (50,6%). Scendendo verso il meridione cala anche la percentuale dell’Italia che legge: 46,8% al Centro, 30 e 32% rispettivamente per il Sud e le Isole. Dato quest’ultimo che documenta l’annullamento della crescita che il Mezzogiorno aveva registrato nel 2012.
Grado di istruzione e abitudini familiari – A incidere sulla propensione alla lettura sono anche le qualifiche professionali degli italiani e l’amore per i libri che hanno respirato in famiglia.
Per quanto riguarda l’istruzione, secondo il rapporto Nielsen leggono e comprano più libri i diplomati e i laureati: nel primo caso la percentuale dei lettori è del 49%, mentre quella degli acquirenti è del 45%; il numero dei laureati appassionati della lettura è del 60% mentre quello di chi si reca in libreria per acquistare un volume è pari al 57%. Cifre che rivelano sia quanto la prossimità con il libro durante il periodo di studi incoraggi l’abitudine alla lettura, sia quanto le disponibilità economiche incidano sul fenomeno.
Più nello specifico, secondo l’Istat, facendo riferimento alla condizione professionale i livelli di lettura superiori alla media riguardano dirigenti, imprenditori e liberi professionisti (61,1%), impiegati (65,3%) e studenti (59,8%). I livelli più bassi di lettura si registrano, invece, tra gli operai (30%), i ritirati dal lavoro (33,8%) e le casalinghe (32%).
In alcuni casi avere una “biblioteca” familiare può stimolare la passione per la lettura. Ma le indagini statistiche hanno rilevato che una famiglia italiana su dieci non ha libri in casa. L’89,2% dichiara di averne almeno uno (di questi il 28,9% non ne ha più di 25, mentre il 64% ne ha al massimo 100), il 10,3% non ne possiede affatto. Le regioni le cui case contengono meno libri sono, come sempre, quelle del Sud – Basilicata, Calabria e Sicilia – cui fanno da contraltare Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Liguria.
La disponibilità di una biblioteca domestica rappresenta un’opportunità che può incoraggiare e favorire il rapporto con i libri, ma non è una condizione sufficiente a garantire la lettura. Tra le persone che dichiarano di disporre di oltre 400 libri in casa, una su quattro non ne ha letto nemmeno uno.
La lettura dei giovani è influenzata, inoltre, dalle abitudini dei genitori. Il 75% di bambini di età compresa tra i 6 e i 14 anni con entrambi i genitori che leggono legge a sua volta almeno un libro nel tempo libero. Percentuale che scende a 35,4 se padre e madre non sono avvezzi alla lettura.
Dove vengono acquistati o da dove provengono i libri letti? – La libreria rimane il canale privilegiato per l’acquisto dei libri. Sia che faccia parte di una catena, sia che sia una libreria tradizionale. Il 35% dei volumi comprati dagli italiani, infatti, provengono da lì. Altri luoghi che registrano un’alta percentuale di acquisti sono la grande distribuzione organizzata (ipermercati, autogrill, supermercati) che si attesta al 18% e l’edicola, al 17%. Una buona fetta di libri raggiunge casa del lettore, poi, da Internet (11%). Percentuali più basse riguardano invece le fiere, le bancarelle, le cartolibrerie e la vendita per corrispondenza.
Ma i libri possono raggiungere il cuore del lettore anche attraverso vie alternative che non necessitano l’esborso di alcuna somma di denaro. Una parte di questi, secondo il rapporto Nielsen, può essere in casa già da tempo, può essere prestato (16%), può essere frutto di un regalo (8%). Oppure può venire da una delle oltre 17.000 biblioteche che si trovano sul territorio nazionale. Il 18% dei libri letti dagli italiani è stato richiesto e preso in prestito da queste istituzioni.
In ogni caso la spesa media per acquirente è scesa di nove punti percentuali rispetto al 2012: un italiano spende in libri 57,47 euro all’anno, per un totale di 1,1 miliardi di spesa complessiva (anche qui si registra un -14% rispetto al 2012).
Cosa leggono gli italiani? – La lettura nel nostro Paese è legata allo svago e al tempo libero. Il 71% predilige la narrativa e la letteratura, il 15% biografie e autobiografie, il 10% e il 9% storia e religioni, il 7% politica e attualità. Livelli minimi, poi, – 6 e 5% – per manuali di taglio accademico e divulgazione scientifica generale.
Editoria digitale – C’è da chiedersi se in un paese che legge così poco il fenomeno degli e-book abbia stimolato la lettura. O se, al contrario, le abitudini degli italiani abbiano arginato la diffusione dei libri digitali, molto usati negli altri paesi europei.
In Italia i lettori di e-book nel 2013 sono stati il 3,6% della popolazione pari a 1,9 milioni di cittadini. Una cifra che può sembrare esigua. Ma non lo è perché rappresenta un aumento del 17% rispetto al 2012 in controtendenza con il calo del 9% dei lettori del cartaceo.
“Se la crisi economica è uno dei fattori che ha determinato il calo dei lettori italiani – spiega Flavia Cristiano – bisogna anche registrare il cambiamento delle abitudini culturali e del mondo del libro, che ormai non è inteso come unico ed esclusivo mezzo di accesso all’informazione e alla conoscenza. Credo che oggi si legga molto ma si legga in maniera diversa. E di questo responsabile è la Rete che detta ritmi di lettura più veloci e brevi: oggi se devo cercare un’informazione su un libro non devo leggerlo più tutto ma posso andare a rintracciare direttamente quella specifica parola o concetto”.
Secondo gli editori, invece, sono altri i fattori che ostacolano la lettura di libri: la mancanza di efficaci politiche scolastiche di educazione alla lettura, il basso livello culturale della popolazione, politiche di incentivazione all’acquisto dei libri inadeguate, scarsa promozione dei libri e della lettura da parte dei media.
Tutte osservazioni corrette secondo la direttrice del Cepell, centro voluto dal Ministero per i Beni culturali proprio per sviluppare politiche di promozione della lettura. “Siamo un paese che non ha – spiega Cristiano – politiche di promozione, almeno non a livello unitario. E anche il Cepell può far poco dal momento che le risorse sono veramente modeste. Noi stiamo e abbiamo avviato dei progetti, come il Maggio dei libri o In vitro, cercando di coinvolgere soprattutto i bambini”.
Uno sguardo all’Europa – I dati emersi sia dall’indagine Istat, sia dal rapporto Nielsen mostrano un’Italia fanalino di coda della comunità europea. Analisi confermata anche da Eurostat, l’istituto di statistica dell’Unione europea. Sono i paesi del Nord Europa ad avere un numero maggiore di lettori for leisure, ovvero non per studio o lavoro ma per piacere: 71,8% la Svezia, 66,2% la Finlandia, 63,2% la Gran Bretagna.
Il piacere – Gli italiani che leggono per diletto sono, però, veramente pochi. Se è vero che il 43% della popolazione ha letto almeno un libro nel 2013, la percentuale scende drasticamente quando si considerano i lettori forti, quelli cioè che hanno letto dodici o più libri nel corso dei dodici mesi: solo il 5%.
“La lettura non deve passare come un’attività legata a un qualche obbligo – continua Cristiano – sottovalutiamo il piacere, perché nessuno ce lo insegna. Leggere aiuta ad approfondire, a costruire la propria personalità, a razionalizzare. E tutti devono essere messi in condizioni di provare questo piacere. Oggi rischiamo di non poterlo fare più. È un dovere per tutti i cittadini e un vantaggio per la società”.