A Garbatella, “la biblioteca che verrà” grazie ai cittadini
Pubblicato il 23/04/2014
ROMA - Garbatella. Ex Mobilificio Proietti. Ma anche ex bagni pubblici. Ex, ex. Ora? Adesso quell’edificio costruito ai primi del Novecento da Innocenzo Sabbatini per offrire un servizio agli abitanti delle case popolari del quartiere diventerà una biblioteca. Per volere della cittadinanza. Il nome c’è già: “Moby Dick, la biblioteca che verrà”.
Ma facciamo ordine: nel 2013, dopo la cessazione dell’attività della ditta Proietti Mobili, l’Ater, l’ente regionale che corrisponde all’ex Istituto autonomo case popolari, è rientrato in possesso della struttura di via Edgardo Ferranti. Che farne? Gli abitanti della Garbatella e il municipio VIII avevano le idee chiare: farne un polo culturale.
“Da tempo ci muovevamo per trovare dei locali da adibire a biblioteca – spiega Sonia Spila dell’Associazione Casetta Rossa – è quello è un edificio non solo architettonicamente rilevante ma anche al quale la popolazione del quartiere è molto affezionata. Dal momento che non veniva assegnato e la situazione era in stallo, temendo che potesse essere messo a bando dall’Ater viste le sue caratteristiche di spazio commerciale, abbiamo deciso di occuparlo. Non con l’intenzione di tenerlo per noi, ma con la chiara idea di restituirlo alle istituzioni. Volevamo solo creare un luogo di cultura e sapere e accelerare i tempi burocratici per averlo”.
Così a fine gennaio di quest’anno, cittadini, associazioni e attivisti di realtà sociali della zona hanno preso possesso dell’edificio. “Sono stati tre giorni di presidio – dice Maya Vetri della stessa associazione - animato da iniziative legate alla promozione della lettura: reading, spettacoli teatrali, incontri, presentazioni di libri, dibattiti. Abbiamo concentrato in quei tre giorni tutte le attività che vorremmo la biblioteca svolgesse in futuro”.
Il coinvolgimento del quartiere è stato molto forte. Ad aderire all’iniziativa è stata tutta la popolazione in maniera trasversale: non solo giovani universitari ma anche anziani. “Quando abbiamo cominciato eravamo pochi ragazzi – dice ancora Spila – ma un minuto dopo l’apertura si sono uniti in tantissimi. Soprattutto anziani. Entravano e raccontavano ‘venivo spesso qui’ o ancora ‘mi ricordo che lì c’era la doccia’. La partecipazione è stata così elevata che a un certo punto abbiamo dovuto fermare le donazioni di libri per il fondo della biblioteca da parte della cittadinanza”.
Così, in breve tempo l’occupazione ha richiamato l’attenzione non solo di chi vive a Garbatella ma anche dell’amministrazione comunale e ha fatto sì che oggi il sogno di “Moby Dick” sia quasi realtà. Il 28 gennaio, infatti, è stato stipulato un accordo tra la Regione Lazio, il comune di Roma, il municipio VIII, la Laziodisu, ente che si occupa di tutelare il diritto allo studio e l’Ater per la creazione del polo culturale con biblioteca annessa. Gli occupanti hanno quindi restituito le chiavi e si sono messi a lavorare al progetto: “Il nostro scopo – continua Spila – era quello di vincolare lo spazio a un soggetto pubblico e di assicurarci che lo sviluppo della biblioteca fosse partecipato dal basso. Siamo riusciti a rompere gli indugi burocratici e questo dimostra che se c’è la volontà della cittadinanza, tutto si muove e si superano gli ostacoli”.
Alla Laziodisu l’onere dell’esborso di circa un milione di euro per la ristrutturazione dei locali. Per il resto la biblioteca i cittadini se la costruiranno da soli. “Visto il forte coinvolgimento della cittadinanza nel periodo dell’occupazione – spiega Claudio Marotta, assessore del Municipio VIII di Roma – abbiamo deciso di avviare un percorso di partecipazione dal basso, di ascolto e di raccolta delle idee”.
Al primo incontro del 29 marzo per decidere della costituenda biblioteca della Garbatella hanno partecipato oltre 250 persone che si sono raccolte attorno a circa una decina di tavoli di lavoro tematici: da “Arti e culture d’Oriente” a “laboratorio artigianale del riuso e del riciclo”, da “Sportello Europa” a “archivio storico e centro di documentazione sul territorio”. Un processo di elaborazione di proposte che si concluderà l’8 maggio: i report dei singoli tavoli di lavoro verranno presentati alla Laziodisu e al Municipio VIII durante una fiera espositiva delle idee e entro il mese successivo verrà stilato il progetto esecutivo.
“Contiamo che la biblioteca sia pronta – afferma Marotta – entro la fine dell’anno. Anche perché è impensabile che in una zona come questa con 15.000 abitanti non ci sia un’istituzione di questo tipo. Certo ci sono le biblioteche dell’Università Roma Tre ma niente di comunale . È per questo motivo che tutti premono per averla. A dirla tutta, una biblioteca ci sarebbe: è la comunale Ostiense, all’interno degli ex mercati generali del comune di Roma, ma è chiusa dal 2006. Dovrebbe riaprire nel 2015. Al suo posto oggi c’è un caffè letterario”.
Ma né caffè letterario, né biblioteche universitarie possono evidentemente colmare l’esigenza di cittadini che sentono la necessità di avere un luogo polifunzionale che li aggreghi tra di loro e li ancori al territorio che vivono e amano, al di là del puro e semplice studio. “Una biblioteca – conclude Marotta – non è solo uno spazio di conservazione di libri ma un connettore, un elemento che riesce a creare coesione territoriale e sociale”.