Pagamento e spedizione: il meccanismo

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Guardare le foto su facebook, scegliere l’articolo e comprarlo. Dopo questi passaggi, per chi compra dai social seller dei fake inizia la fase della contrattazione. Il prezzo dichiarato dal venditore spesso include il costo della spedizione, che va dai 5 ai 15 euro a seconda delle dimensioni. La maggior parte delle venditrici ricorre alle spedizioni con Poste Italiane, molte usano i corrieri privati perché “vengono a prendere i pacchi a casa – racconta Moda Armadio in un gruppo – e costano di meno”.

Chi compra paga con versamenti su Postepay o su Paypal e il “social seller”, dopo aver controllato la lista movimenti, va a rifornirsi del prodotto che deve spedire. Un sistema pulito e senza perdite: questi venditori non hanno bisogno di un “capitale” da investire perché comprano la merce solo nel momento in cui ricevono l’ordine e il pagamento.

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In questo modo sono tutelati da eventuali falsi ordini e possono rifornirsi quando già hanno soldi e guadagno in tasca. Spediscono con raccomandate e pacchi tracciabili su internet, così il cliente può seguire il viaggio. Le truffe però esistono anche con questo metodo.

Merce che arriva difettosa o che non corrisponde alle foto. O che non arriva. I “Social-seller” riversano la colpa sulle poste nel migliore dei casi, spariscono nel peggiore.
Chi però ha davvero intenzione di vivere di questa attività sa che non può fare passi falsi perché si tratta di un mondo auto-protetto in cui, al primo “errore”, la carriera potrebbe essere bruciata. E’ il bello di internet e di facebook, dove tutte le informazioni circolano alla velocità della luce

Esiste anche un sistema gerarchico di vendita: alcuni venditori “appaltano” la loro fornitura ad altri venditori. Ne usano le foto nella propria vetrina virtuale, vendono al doppio del prezzo e fanno spedire la merce al proprio cliente direttamente dal loro “grossista” (che è un normale venditoreI). In questo modo, nelle loro mani passano solo i soldi e gli ordini mentre per il “grossista” si raddoppia il lavoro. E’ la differenza tra chi guadagna sulla “qualita” e chi sulla quantità.

C’è chi impone la privacy sugli amici per evitare che altri venditori “li rubino” offrendo prezzi più vantaggiosi e chi non accetta le amicizie da altri venditori perchè non ne trarrebbe alcun vantaggio economico.

meccanismo

Nella corsa commerciale delle “social-seller”, non manca la controffensiva. Molte utenti si sono unite in gruppi di vendita che tentano a modo loro di contrastare la contraffazione. Anche se per motivi frivoli basati su motti del tipo “l’alta moda è solo per chi può permettersela”.

Sono i “Pink”, i puristi del marchio, gli utenti che vendono e scambiano solo merce d’alta moda originale e che in tutti i modi cercano di non essere associati ai falsari. Per vendere hanno un rito di passaggio: l’iscrizione ai gruppi “Pink Corner” in cui gli amministratori “autenticano” gli oggetti in vendita analizzando le foto e dichiarandone l’originalità attraverso la loro auto- proclamata esperienza.

In questo contrasto, non c’è spazio per la “netiquette: volano offese, improperi, spam e minacce di denuncia. Denunce che nessuno fa mai perché in fondo tutti vendono. E nessuno dichiara.