Le iniziative

Com'è 

L'incendio
Il processo
Le iniziative  


 

 

 

 

 

 



"L'importante è non dimenticare"

All'interno:
-La mostra:"Un teatro fa"
-Le altre iniziative

Sono passati dieci anni dalla notte dell'incendio. Chi ha appiccato il fuoco al Petruzzelli non ha soltanto distrutto il teatro, ha anche spento la cultura di una città.

Artisti e intellettuali di tutta Italia lanciarono immediatamente il loro grido d'allarme: aver perso il Petruzzelli significava trascinare la città in un black out culturale da cui difficilmente sarebbe uscita.

"Bari non meritava questo scempio. È una perdita gravissima e tutto il mondo ne risentirà" commentò all'indomani del rogo Franco Zeffirelli, che nel Politeama barese aveva ambientato i suoi Otello e Il giovane Toscanini.

La stessa amarezza e incredulità si lessero nelle parole di Katia Ricciarelli, che più di una volta aveva calcato quel palcoscenico: "Sono addolorata come se avessero distrutto una cosa mia. È impensabile Bari senza il Petruzzelli".

Ma le reazioni di chi a Bari è nato e proprio al Petruzzelli ha cominciato a conoscere, apprezzare e amare il teatro sono state inevitabilmente più acri e pessimiste. "Quello che è accaduto è un segnale del degrado raggiunto" commentò Michele Mirabella, pensando alle conseguenze che avrebbero investito la vita culturale di Bari e di tutta la regione.

Il pessimismo dei baresi non era infondato. Negli anni la scena intellettuale della città si è andata progressivamente appiattendo: era venuta meno la struttura più importante, e gli altri contenitori non erano in grado di sostituire il teatro perduto.

Mancavano spazi adeguati, mancava la voglia di fare e mancava l'interesse. Dopo i proclami iniziali, poco a poco il tempo ha coperto le macerie con la polvere dell'oblio e del Petruzzelli non si è parlato più, se non di tanto in tanto. Sembrava che la grande passione di Bari per il teatro, quella che aveva spinto alla edificazione stessa del Petruzzelli, si fosse lentamente spenta.

"Abbiamo permesso al tempo - commentò qualche tempo fa sulle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno il regista barese Alessandro Piva - di anestetizzare la voglia di fare. E se esiste una grande responsabilità da parte delle istituzioni sia detto a onor del vero che anche gli organi d'informazione sono stati per lunghi anni incapaci di sensibilizzare e sollecitare la città"

Poi, in occasione del decennale, qualcosa ha cominciato a muoversi. Dieci anni senza teatro sono troppi. Bari si accorge seriamente di quello che ha perso e nascono le prime iniziative per risvegliare l'interesse della città e di tutta l'Italia.

La mostra: "Un teatro fa"

È proprio Alessandro Piva, allo scoccare dei dieci anni, a proporre una maniera nuova per ricordare il teatro. "Quindici anni fa - racconta - consapevole del ruolo che il Petruzzelli aveva avuto nella mia formazione, decisi di metterlo al centro di un lavoro fotografico. Coinvolsi nel progetto Pasquale Susca. Ottenuta l'autorizzazione ci ritrovammo per un mese abbondante a frequentare quotidianamente il teatro, in ore e luoghi diversi da quelli usuali per il semplice spettatore.

La nostra idea era di esplorare gli ambienti di servizio, le falegnamerie, i camerini. Visitare i corridoi e i palchi nella penombra del pomeriggio, entrare al mattino e uscire quando arrivavano gli spettatori.

Poi, qualche mese fa, abbiamo pensato che fosse arrivato il momento di tirare fuori quelle foto. Speravamo di poterle esporre in quel che resta del teatro oggi, in un percorso ideale tra passato e presente, ma il velenoso incastro di interessi materiali e personali che gravitano intorno al teatro hanno negato a questa mostra il suo scenario naturale, uno scenario di enorme suggestione. È stata una grande delusione".

Alla fine la mostra è stata esposta nel foyer del teatro Piccinni. Una serie di scatti in bianco e nero hanno fatto rivivere nei ricordi dei visitatori la magia delle luci, l'eleganza dei velluti, la bellezza degli affreschi, e hanno offerto allo stesso tempo l'opportunità di vedere per la prima volta i luoghi che agli spettatori erano inaccessibili: le quinte, le stanze per le prove, le soffitte.

Le altre iniziative

Le fotografie di Alessandro Piva e Pasquale Susca sono diventate anche un calendario, che è stato distribuito con l'edizione locale del quotidiano La Repubblica. Per tutto il 2002 le immagini in bianco e nero accompagnano in un "viaggio di luci e ombre" i cittadini baresi.

Non si tratta di un "amarcord": piuttosto, è una maniera di risvegliare l'interesse, di stuzzicare la memoria per stimolare l'azione. Un interesse e un'azione che se pur devono partire da Bari, devono toccare tutta l'Italia.

Qualcuno fuori della Puglia questo interesse lo ha mostrato. Il 5 gennaio 2002, nella cavea del teatro Claudio Baglioni ha portato il suo InCanto Tour. Un solo brano, inedito, composto per l'occasione ed eseguito con l'accompagnamento dell'Orchestra sinfonica della Provincia di Bari, in un'atmosfera che per una sera ha fatto rivivere la magia degli anni migliori.


Visitatori durante la giornata Fai

Ma se quella sera l'accesso era stato riservato a pochi fortunati, il 23 e 24 marzo 2002 le porte del teatro sono state aperte anche ai comuni cittadini. Merito del Fai (Fondo per l'ambiente italiano) che ha scelto il Petruzzelli come monumento da riscoprire nella annuale "Giornata di primavera".

L'affluenza nei due giorni è stata altissima a testimoniare l'affetto dei aresi per il "loro" teatro. Una testimonianza ma anche uno stimolo per chi deve provvedere al recupero, perché, come ha detto in occasione della giornata Fai Rosalba Messeni Nemagna, discendente diretta dei fondatori: "Ben venga ogni iniziativa che porti gente al Petruzzelli: l'importante è non dimenticare"

 

[inizio]

 

 

 

 

 

Foto/ la mostra

 

Video/ inCanto
Scarica Real Player