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Nel
nome del padre della subacquea
"Con
l’onda arriva il ricordo - un giorno mi hai dato la mano - e mi
hai accompagnato nel profondo - con l’onda il corpo se ne va - oggi
riprendo quella mano - e ti accompagno per sempre quaggiù".
Parole di Sergio Cechet, incise sulla pergamena che è la parte principale
della statua dedicata dal subacqueo ronchese a Jacques Mayol, il
grande sub francese che lo ha accompagnato nella preparazione del
record del mondo. "Il mio primo incontro con Jacques è avvenuto
nel 1998, casualmente, all’Isola d’Elba, dove lui viveva e dove
io avevo stabilito il mio primo record personale di immersione.
Fu subito molto gentile, si informò della mia attività e accettò
volentieri di aiutarmi nel mio tentativo ufficiale". |
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"Per
me si avverava un sogno. Sono rimasto subito affascinato dalla personalità
di quest’uomo che ha scritto la storia della subacquea. Ho provato
un’emozione incredibile la prima volta che siamo andati sotto insieme,
io con le bombole, lui in apnea. Se c’è lui, mi dicevo, posso stare
tranquillo, non mi capiterà niente. Per tutto quello che mi ha dato,
la notizia della sua tragica scomparsa mi ha gettato nello sconforto".
La notizia è ormai di qualche mese fa. Il 22 dicembre 2001, all’età
di 74 anni il grande campione, che soffriva di depressione, si é
suicidato nella sua casa di Calone, nel comune di Capoliveri, all’Isola
d’Elba, dove risiedeva da molti anni. Nato nel 1927 a Shangai, divenne
famoso col soprannome di “uomo delfino”. Fu proprio l’amicizia con
un delfino dell’acquario dove lavorava a far avvicinare Mayol alla
subacquea e all’apnea. Fu il primo ad applicare le tecniche di rilassamento
nelle immersioni, tecniche che gli consentirono di stabilire svariati
record del mondo (raccontati, attraverso la sfida con l’italiano
Enzo Maiorca, nel film “Il grande blu” di Luc Besson) e di essere
il primo uomo a scendere a quota -100 metri nel 1976. |
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"E’ stato il più grande di tutti - commenta Cechet, che condivide
con Mayol la visione del mare e dell’acqua come il liquido amniotico
del pianeta dal quale l’uomo proviene e a cui si ricongiunge attraverso
l’immersione - e anche per questo dopo la sua morte ho subito
pensato a cosa potevo fare per ringraziarlo un’ultima volta. E
ho pensato alla statua". L’opera in acciaio, che sarà deposta
il 7 luglio sul fondale antistante la casa di Mayol, a Capoliveri,
a una profondità di 25 metri è stata realizzata da alcuni artisti
di Ronchi dei Legionari, Luciano Maier, Alfio Scarpa e Luciano
Moretti. Ma a progettarla è stato lo stesso Cechet, che l’ha voluta
a forma di onda e coronata dalla pergamena sotto vetro piombato,
da una campana buddista, da una croce alla base della struttura
e da alcuni richiami al mondo marino e subacqueo come le pinne
e una maschera.
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"L’ho voluta a forma di onda - racconta il ronchese - perché sono
convinto che tutti cavalchiamo un’onda nella vita, chi quella del successo,
chi quella del lavoro, chi altre. Ma l’onda prima o poi si ferma, e bisogna
essere capaci di scenderla senza cadere, se no ti travolge. Io dopo l’incidente
non sono caduto dall’onda, l’ho cavalcata fino alla spiaggia, Jacques
non c’è riuscito. E io lo avevo capito. Si sentiva solo, triste. Ora quest’opera
contribuirà a far ricordare il suo nome e le sue imprese. E’ per questo
che l’opera è dedicata non solo a Mayol, ma a tutti quelli che amano la
nostra disciplina sportiva e più in generale il mare. E anche a tutti
quelli che hanno dato la vita per il mare". E nel nome di Mayol,
Cechet tenterà di realizzare il suo nuovo record: prima del tentativo
effettuerà infatti 15 giorni di allenamento col “Corsaro”, il gruppo di
diving che accompagnava l’“uomo delfino” nelle immersioni.
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