L’archeologia preventiva l’alternativa ‘sostenibile’ agli scavi di emergenza


Pubblicato il 26/04/2012                          
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ROMA – “I tempi saranno più lunghi, visto che i sondaggi archeologici ci hanno tenuto fermi per quasi tre anni”. E’ quanto dichiarava Rossella Capri, architetto della Lamaro responsabile del progetto Parco delle Sabine, nella prima metà degli anni 2000. Spiegava perché le case non potessero essere pronte per il 2008, come da convenzione con il Comune. Responsabili: i reperti rinvenuti nell’area. L’architetto Capri parlava dell’apertura di Ikea nel futuro (“tutto dovrebbe essere pronto per marzo 2005”) e quindi è possibile si trattasse degli scavi che hanno riportato alla luce i resti dell’antica Fidenae, pubblicizzati proprio nel 2005.

Eppure, Fidenae non è proprio l’ultimo dei villaggi di epoca romana. Duemila anni fa era un insediamento fiorente, riportato molto spesso in letteratura: difficile non considerarlo sepolto da qualche parte in zona. E ancora: a meno di un chilometro dal Parco delle Sabine c’è la borgata Fidene. La toponomastica non può essere una questione di coincidenze.

GLI SCAVI ORA. “Quella che c’è oggi è tutta archeologia d’emergenza. Invece bisogna riuscire a governare il processo dell’urbanizzazione – spiega Walter Grossi, coordinatore dell’Associazione nazionale archeologi – con l’archeologia preventiva. Permetterebbe di fare dei sondaggi che abbiano una logica: prima ancora di scavare si fanno delle indagini non invasive e in base a queste non si fanno scavi d’emergenza come si fanno adesso. Così facendo, i soldi ci sarebbero da prima, ma non solo per scavare: anche per valorizzare, tenere aperte le strutture e pubblicare. Bisogna mettere l’archeologia al centro della programmazione urbanistica”.

Ascolta l’archeologo

TUTELA PREVENTIVA. Esiste una legge sull’archeologia preventiva: è la 109 del 2005 che dispone, solo in caso di realizzazione di opere pubbliche, l’obbligo di trasmissione del progetto preliminare al soprintendente competente della zona, il quale può ordinare indagini preventive. Peccato che non si preveda, in genere, per opere private: il costruttore, come spiega Grossi, “prevede dei soldi per l’archeologia dall’inizio. Ma, non essendo obbligato a farsi carico della tutela, cerca di risparmiare proprio lì. L’archeologia preventiva farebbe risparmiare tempo e denaro, perché si saprebbe dove scavare e si potrebbero mettere in conto anche i soldi per la valorizzazione”.

Si procede con il remote sensing e la geofisica, il rilievo topografico, la cartografia storica e archeologica. Queste tecniche sono state utilizzate per lo studio preventivo per la realizzazione del completamento dell’autostrada tirrenica Livorno -Civitavecchia, come spiega Piergiorgio Rosso, ex-consigliere del IV Municipio, riprendendo un articolo comparso sul Sole24ore del 15 maggio 2011. A parlare è la professoressa Andreina Ricci dell’Università Tor Vergata, che afferma che “la mancata previsione (dei reperti, ndr) nuoce non solo all’economia della nuova opera pubblica ma anche alla scienza archeologica che si trova a dover organizzare scavi non programmati con procedure d’urgenza spesso lesivi del bene archeologico stesso”.

Purtroppo, spiega Francesco di Gennaro, “in altre regioni d’Italia funziona, a Roma no. Con questo Governo non ci sono fondi e in un così vasto territorio archeologico non si fanno. I costruttori si preoccupano prima di edificare: l’archeologia e gli spazi verdi vengono lasciati per ultimi. E per globalizzarsi, bisogna scegliere dei metodi”. L’archeologia preventiva potrebbe essere uno di questi.

I BENEFICI. Cosa comporterebbero queste tecniche in zone come quelle del Parco delle Sabine, destinate – per la loro vicinanza al Grande Raccordo Anulare – a diventare centralità pullulanti di cubature? “Oggi trovi per caso la strada: mappando prima, invece, la strada lo sapresti già che c’è e troveresti anche le strutture intorno: te ne accorgeresti già dalla foto aeree e con le antiche carte del territorio. Non vai a caso come vai adesso. Se c’è un sondaggio preventivo, recuperi i soldi prima e lavori con sondaggi mirati. Quanto costa scavare la strada? 10.000 euro. Li metti all’inizio. Non va bene che tu hai un budget di 5000 euro e con quelli devi fare tutto. L’archeologia non sta mai al progetto preliminare, ma in quello esecutivo. E i problemi sorgono dopo: il costruttore dice che queste cose lui non sa neanche se è obbligato a farle e la soprintendenza non sa se ha ragione. Noi stiamo nel paese dove si pensa ci sia il miglior codice dei beni culturali esistente: invece questa è archeologia da disperati”.

Un commento to “L’archeologia preventiva l’alternativa ‘sostenibile’ agli scavi di emergenza”

  1. [...] Oppure sono finiti i soldi. L’unico modo di conservare veramente è ricoprire tutto. Se non si prevedono all’inizio né i soldi per la valorizzazione né quelli per gli interventi successivi al [...]