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Dalle Hotlines, all'intesa con provider
e gestori di siti. I rimedi possibili |
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Link utili: La legge italiana (269/98) Ecpat Italia Interpol Ministero
dell'Interno
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La tutela dell'infanzia corre sul filo delle "hotlines".
Strumenti efficaci da affiancare a software e programmi-filtro, per una
rete a misura di bambino. Ci scommettono provider e gestori internet di
molti Paesi. A cominciare dagli Stati Uniti che non possiedono una legge
organica in materia, ma già da tempo discutono su normative e meccanismi
in difesa della privacy telematica.
In Europa i primi passi sono stati mossi a metà degli Anni '90. Nei paesi anglosassoni, in quelli scandinavi e in Italia, dove il codice condanna lo sfruttamento sessuale dei minori. Ancora troppo poco, se si pensa alle smisurate possibilità offerte da Internet e ai rischi connessi. I reati legati alla pornografia e alla prostituzione minorile proliferano nelle pagine dedicate a vojeur e pedofili. Un flusso preoccupante e difficilmente controllabile, che cresce a ritmo esponenziale con la nascita di nuovi siti (da duemila a tremila al giorno, secondo le stime). Come attrezzarsi? Due gli strumenti: da un lato una legislazione ad hoc, dall'altro la collaborazione tra providers e associazioni internazionali. Ecco allora l'idea delle "hotlines". Indirizzi ideali a cui inviare denunce e segnalazioni dei siti illegali. Tramite e-mail, con il vantaggio di non incontrare linee telefoniche intasate. Il destinatario sarà qualcuno in grado di fare da tramite con le forze dell'ordine. In Italia, dal '94, c'è l'Ecpat, "filiale" nostrana di un'associazione mondiale fondata tre anni prima a Bangkok, con lo scopo di combattere la pedofilia e lo sfruttamento sessuale dei bambini. Ogni giorno, nell'ufficio romano di piazza Santa Maria Liberatrice giungono messaggi e segnalazioni di siti "vietati". A raccoglierli, personale fisso e un gruppo di volontari. "Rispondiamo ai nostri interlocutori - spiega Francoise Barner, vicepresidentessa di Ecpat Italia - affinché siano invogliati a continuare. Molti preferiscono affidare le proprie denunce alla posta elettronica piuttosto che rivolgersi ai centralini del commissariato. Ci occupiamo noi di girare queste segnalazioni all'Unità telematica della polizia e ai carabinieri. Collaboriamo anche con l'Interpol, in particolare con il Nucleo permanente per i reati contro i minori che si trova a Lione". Presente in più di quaranta Paesi, l'Ecpat agisce d'intesa con il Governo italiano e la Commissione europea di Bruxelles. Adesso si rivolge ai providers per raggiungere gli stessi risultati ottenuti nel campo del turismo, grazie all'accordo con industrie del settore. "L'intesa con i gestori del traffico
Internet è essenziale", conferma Mara Gattoni, numero uno
di Ecpat Italia. "Così come importante per noi e per gli utenti
è sapere che le segnalazioni hanno poi un seguito. Certo un sito si
può oscurare, ma perseguire penalmente chi fa circolare materiale pornografico
è molto più difficile. Specie in quegli Stati dove le leggi non lo consentono,
come la Russia, il Giappone, e in generale i Paesi dell'Est e dell'America
latina". Negli Stati Uniti Pionieri,
ma non ancora completamente in regola. Un paradosso per definire la
situazione degli Stati Uniti. Sulla tutela dell'infanzia e le problematiche
ad essa connesse risponde Carl kaplan, giornalista del New
York Times, incontrato a Urbino durante un seminario dell'Ifg. Kaplan
scrive su "CyberLaw", la sezione online dedicata al diritto
e agli scenari aperti da Internet. A lui, è stato chiesto un parere
sul controverso rapporto tra libertà e regole nell'universo elettronico. L'entrata in vigore del Children's online
privacy protection act, ad aprile, è stata accolta con molto
scetticismo. Due anni di gestazione non sono serviti ad evitare le critiche
di colossi del business online, come Disney,
SurfMonkey e AmericaOnline,
preoccupati dalle enormi spese (circa 100 milioni di dollari l'anno)
previste per adeguarsi alla nuova direttiva. E già si fa largo
l'idea di usare le carte di credito dei genitori, in luogo di e-mail
e numeri verdi, per ottenere l'autorizzazione alla raccolta di informazioni
personali sui ragazzi che hanno meno di 13 anni. (maggio 2000) |
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